Cafù rivela: “Lazio in contatto col mio agente. Giocare a Roma un sogno, Felipe me ne ha parlato”
Fonte: Gabriele Candelori - Lalaziosiamonoi.it
È stato vicino alla Lazio. I biancocelesti lo hanno cercato in estate, prima di virare nelle ultime ore su Luis Alberto. Una trattativa di fine agosto, spuntata però solo qualche settimana dopo a mercato concluso. Stiamo parlando di Jonathan Renato Barbosa, meglio noto come Jonathan Cafù. Degli ultimi giorni di settembre le parole dell’agente Luiz Carvalho, ora anche la conferma del calciatore del Lugoderets. “Tare ha parlato più volte con il mio procuratore, c’è stata una serie di contatti tra le società”, la confessione riportata dalla consueta rassegna stampa di Radiosei. Colloqui che proseguono tuttora. Il brasiliano ha ottenuto infatti il passaporto comunitario ed è quindi tesserabile già nella finestra di gennaio. “La Lazio è sempre in contatto con il mio procuratore. È un grande club che ha fatto la storia. Il mio amico Felipe Anderson me ne ha parlato”, prosegue il 25enne nato a Piracicaba. I due si sono conosciuti in patria da ragazzi, potrebbero ritrovarsi anni dopo nella Capitale. Per il momento Cafù si trova bene in Bulgaria, sente la fiducia di tutti. Le sue prestazioni però intanto hanno acceso i riflettori su di lui. La valutazione è lievitata fino a 12 milioni (il club di Razgrad lo aveva preso a poco più di 2). E in Inghilterra è spuntato anche l’interesse di Leicester e Arsenal.
IL PROFILO - Proprio con l’Arsenal quest’anno ha impressionato. A novembre, contro i Gunners in Champions League, un gol e un assist dopo un doppio passo ai danni di Gibbs. Rapidità e dribbling le specialità, ala o punta le posizioni in campo. L’anno scorso, da protagonista, la vittoria del titolo con il Ludogorets: otto i gol, tre gli assist. Quest’anno di reti ne ha siglate già nove tra campionato ed Europa. Spesso decisive come quelle nel terzo turno preliminare che hanno eliminato la Stella Rossa. Un sogno, dopo un’infanzia difficile. Cafù non dimentica le origini. Cresciuto senza padre, con sette fratelli, correva per consegnare volantini porta a porta. Il calcio amatoriale unito al lavoro. Tante squadre, prima dell’arrivo al San Paolo. Da qui verso il sogno europeo. Sempre con quel soprannome datogli dalla zia in onore dell’ex terzino della Nazionale brasiliana. Che in realtà l’accento non l’aveva. Dopo quello giallorosso, un altro Cafù potrebbe tornare ora a Roma.
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