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“La Lazio è de più”, i primi 30 anni di storia biancoceleste: ecco l'opera di Piero Strabioni

di Saverio Cucina
Fonte: Lalaziosiamonoi.it

È stato presentato nella giornata di ieri, lunedì 14 dicembre, presso il Circolo Trionfale Lazio, il libro “La Lazio è de più” di Piero Strabioni, edito da Eraclea. Il volume ha come oggetto di approfondimento la nascita e la diffusione del calcio capitolino, ripercorrendo i primi trent'anni di storia della S.S. Lazio, dalla sua fondazione all'inizio della Serie A a girone unico. Il tutto impreziosito da un attento studio su fatti, date e personaggi, nonché da foto inedite, biografie e appendici riferite alle pietre miliari del calcio europeo. Alla presentazione erano presenti anche due degli indimenticati eroi del -9: Fabio Poli, autore anche della prefazione e Massimo Piscedda, attuale allenatore della selezione della Lega di Serie B, fresco vincitore della medaglia d'oro alle recenti Universiadi in Corea del Sud. "La Lazio per me è sempre stata una questione di sentimento – rivela l’autore Pietro Strabioni nel corso della conferenza –. L’opera prende le mosse dal mio precedente lavoro “Calcio Romanus Sum”. Voglio ringraziare Gianluca La Penna per i consigli e il prezioso contributo nella stesura del libro. Un pensiero particolare va anche a Fabio Poli, che ha curato la prefazione. Storicamente ricordiamo sempre il gol di Fiorini, al quale tutti siamo legati. Ma senza quel cross di Piscedda e quel colpo di testa di Poli, oggi forse non saremmo qui. Il lavoro è stato molto impegnativo ed è cominciato molto tempo fa. Ho voluto ripercorrere le fasi della nascita fino al 1930, soffermandomi soprattutto sulle dinamiche che hanno impedito la fusione con la Roma nel 1927". Chiamato in causa più volte nel corso della serata, lo stesso Fabio Poli ha poi preso parola, soffermandosi su un aneddoto curioso della mattina di quel 5 luglio: "Ricordo che quella mattina mi alzai per andare a fare colazione e non trovai nessuno. Io sono uno che non sentiva molto le partite, ma avevo capito sin da subito che eravamo dinanzi a qualcosa di veramente grande. Ricordo Enrico Montesano che con il suo modo di fare ci fece stare tranquilli per tutto il pranzo. Eravamo tesi e sapevamo che avremmo potuto rendere tristi tante persone. Per fortuna è andata bene". Inevitabile anche una chiosa sul calcio di oggi: "Cosa rimpiango di quegli anni? Si guadagnava troppo poco. Oggi si lamentano per giocare tre partite alla settimana...". Dall’autore di quel gol al Campobasso, al suo ‘complice’, Massimo Piscedda. Ecco le sue parole, a margine della chiusura della presentazione: "Non c'era un vero e proprio leader in quella squadra. Molti pensavano fosse Mimmo Caso, ma in realtà eravamo tutti uomini veri. I leader tecnici erano di certo Acerbis e Poli. Se giravano loro, girava tutta la squadra. Un po' come succede nella Lazio di oggi con Felipe Anderson e Candreva. Il leader vero era però Fascetti, che sapeva stimolarci al punto giusto. Questo modo di essere ce lo ha fatto amare". È lo stesso Piscedda poi, a chiudere con un’altra curiosità: “Il nostro premio promozione fu addirittura più basso di quello del Vicenza che retrocesse. Questo per un escamotage tra lordo e netto fatto da Calleri. Quell’anno come giocatori eravamo liberi di andarcene quando volevamo. Nessuno lo pensò minimamente”. Storie così vicine ma al contempo, per fascino e senso di appartenenza, così lontane da noi. Un’altra epoca forse, un altro calcio, senza dubbio un altro stile.

 


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