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Da 70 anni sempre allo stadio: Maria Pia e una fedeltà chiamata Lazio

di Lalaziosiamonoi Redazione
Fonte: Paolo Signorelli-L'ultima Ribattuta
In un tempo in cui non si perde occasione per creare, molto spesso ad arte, un clima di tensione attorno al calcio e alle tifoserie, da Roma arriva una meravigliosa testimonianza di fede e di amore ad una squadra di calcio. Chi va allo stadio Olimpico per assistere alle partite della Lazio nella Tribuna Monte Mario assicura che lei è sempre lì, abbonata da 70 anni. Con il sole, con la pioggia. Nei tempi belli, quando la Lazio vince, e in quelli più duri come la serie B lei non cambia posto. “Sì, sì, ci sono sempre andata anche in quegli anni” racconta la signora Maria Pia, come se fosse stato un sacrilegio non sostenere la squadra in quelle stagioni difficili. Nata il 28 luglio del 1926 Maria Pia è orgogliosa di raccontare come è nato il suo amore: “Ho iniziato a seguire la prima squadra della Capitale all’età di 19 anni, andavo allo stadio Flaminio (all’epoca ‘Stadio Nazionale’, ndr) coi miei fratelli Pino e Guido prendendo il tram da Piazza ‘quadrata’ (Piazza Buenos Aires, ndr)”. I suoi primi ricordi di tifosa li conserva molto nitidamente: “Ricordo la Lazio di Puccinelli e dei fratelli Sentimenti”. In particolare Maria Pia si affezionò a Sentimenti V (il più piccolo dei fratelli, appunto, ma che paradossalmente di nome faceva Primo). “Un periodo si ammalò gravemente e lo andammo a trovare all’ospedale dove strinsi un’amicizia con la moglie”. Il racconto viene interrotto da una fragorosa risata: “Poi c’era Dionisio Arce, un attaccante paraguaiano: ricordo come se fosse ieri Lazio-Sampdoria in cui prese 5 giornate di squalifica per aver aggredito l’arbitro”. Era la stagione 1950-51 e i biancoazzurri ospitavano la squadra blucerchiata. Dal 2 a 0 per la Lazio, la Samp riuscì a rimontare e portarsi sul 2 a 2: “Arce si arrabbiò per il mancato 3 a 1 e per l’autogol che fece pareggiare gli avversari. Perse i nervi e scaraventò il pallone in faccia all’arbitro”. Quando poi si accenna a parlare del primo scudetto, la signora Maria Pia trattiene a stento l’emozione: “Mamma mia che ricordi, fu una stagione indimenticabile. I personaggi che ricordo con più affetto sono l’allenatore Tommaso Maestrelli e Giorgio Chinaglia. Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Long John nel periodo in cui aprì un negozio di abbigliamento alla Balduina, nella zona in cui abitavamo all’epoca. Il legame tra Chinaglia e Maestrelli fu così forte che sono stati sepolti nella stessa cappella e quando li vado a trovare al cimitero di Prima Porta mi commuovo”. Altri ricordi sono riservati a Bob Lovati (“Veniva a comprare il cappottino per il figlio nel nostro negozio: una grandissima persona”) e per Giuseppe Signori (“Lo aspettavo per salutarlo a fine partita fuori lo stadio assieme ai suoi genitori che venivano a vederlo”). Un’altra persona degna di nota per Maria Pia è il presidentissimo Sergio Cragnotti: “Ci ha portato al vertice in Europa. Un uomo di grande stile che avevo il piacere di salutare la domenica in Tribuna. La domenica dello scudetto fu vissuta intensamente fino all’ultimo secondo, col cuore sospeso per la partita della Juve a Perugia. I miei nipoti erano in mezzo al campo: fu una gioia immensa”. Dai sogni di ieri alla realtà di oggi: “Questo presidente, Lotito, invece me fa ‘na pena, viene sempre contestato. È ovvio che c’è una bella differenza tra le due squadre”. Quando si chiede a Maria Pia cos’è la Lazio per lei, la risposta è secca: “Tutto!”. Poi specifica: “Io ho 88 anni, ringraziando Iddio non ho nessun dolore e fino a quando morirò griderò sempre ‘forza Lazio!’”. La fede di Maria Pia è immensa come il cielo. Ed ha i suoi stessi colori.
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