.

LE MAGLIE DELLA STORIA - La nobile camicia del 1951, per una Lazio unica nella Capitale

di Lalaziosiamonoi Redazione
Fonte: Andrea Francesca-Corso d'Informazione Sportiva de Lalaziosiamonoi.it

I colori sono quelli forgiati da una lunga tradizione. Lo stile caratterizza un modo di essere non ostentato che deriva dall'essere scelti e non autori di una scelta. L’eleganza non ha niente da invidiare agli esemplari simili adibiti ad altre funzioni, la nobiltà è quella dell’idea dei pionieri che diedero vita a un sogno. Non è un capo d’abbigliamento, è un modo di essere e di vivere, proprio di quella aristocrazia romana, di quell’élite, non economica, ma culturale, di pensiero che ha abbracciato il volo dell’aquila e tutto ciò che ne comporta. E’ semplicemente la maglia della Lazio. Anzi più propriamente la camicia della Lazio. Corre l’anno 1951 e la città di Roma conosce il significato della parola retrocessione. La strada non è stata spianata dai biancocelesti come per l'anno di fondazione, per una volta i precursori sono altri. Per la prima volta da qualche anno a questa parte la Lazio torna a essere l’unica squadra a rappresentare la capitale nella Serie A. Dopo un campionato disastroso la Roma finisce penultima in classifica e retrocede nella serie cadetta. E quasi a celebrare il dominio assoluto sulla Capitale, la Lazio torna all’antico. Accantonata la polo, si torna alla camicia. Si ripone la praticità della maglia per lasciar luce al pezzo di stoffa elegante per eccellenza, omaggiato dell’onore di vestire l’Urbe. Come in una metafora si accantona il vestito frugale e s’indossa l’abito scuro. Sicuramente decisive per la retrocessione dei rivali giallorossi furono le due stracittadine che videro in entrambe le occasioni il trionfo dei biancocelesti allenati da Sperone. Il ritorno in particolare fu decisivo perché diede il colpo del ko agli uomini di Serantoni che non furono più in grado di risollevarsi. Era una Lazio d’altri tempi, romantica, come una famiglia. Nel vero senso della parola, gli undici erano composti da ben tre fratelli, Sentimenti III, IV (il portiere della squadra) e V. Lo stadio Torino fu il teatro della contesa che vide i biancocelesti partire fortissimi con il gol di Sentimenti III al minuto 2, rete rimasta poi per ben 58 anni la più veloce della storia dei derby poi eguagliata nel 2009 da Goran Pandev. Al minuto 33 il raddoppio con Cecconi sul quale tentò nell’estremo tentativo di salvare il gol il mediano di quella squadra, un Tommaso Maestrelli che ancora non poteva sapere che proprio nella Lazio avrebbe poi scritto la storia. La Roma provò una disperata reazione accorciando il risultato nella ripresa, ma al triplice fischio furono i biancocelesti a esplodere di gioia sugli spalti gremiti da 30 mila spettatori. Una sconfitta quantomai decisiva visto che i giallorossi si sarebbero classificati penultimi a una sola lunghezza dall’ultimo posto valido per restare in Serie A occupato dal Padova. Una maglia, anzi una camicia, tipica a cinque bottoni - come testimonia la foto pubblicata da Museodellemaglie.it -, decorata di bianco e celeste, che torna a ritroso nel tempo a quello che fu in principio, unica squadra della massima serie a rappresentare la Città Eterna.


Show Player
Altre notizie
PUBBLICITÀ