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LE MAGLIE DELLA STORIA - La casacca vincente dal peccato originale...

di Lalaziosiamonoi Redazione
Fonte: Andrea Francesca - Corso d'Informazione Sportiva de Lalaziosiamonoi.it

Non c’era ancora Olimpia quella sera. Non era un’aquila, ne nessuno altro tipo di volatile. Non brillava per eleganza, era un colosso anche un po’ sgraziato nei movimenti. Aveva la maglia della Lazio e il numero 32 dietro le spalle, e in quella notte britannica arrivò col suo testone a toccare le nuvole d’oltre-manica. Proprio a tre giorni di distanza dal compimento dei suoi 40 anni, è sicuramente Christian Vieri l’icona di quella che fu la maglia gialla della Lazio della stagione 1998-1999. Lui che quella maglia l’aveva persino indossata a Formello nel momento della presentazione, come se lì il Fato avesse iniziato il primo abbozzo dello splendido dipinto raffigurante la conquista del primo trofeo europeo della storia del club capitolino.
Alla sua uscita la divisa non fu particolarmente apprezzata, per dire un eufemismo. Una maglia della Lazio giallorossa, in una città che come Roma vive di campanilismo e della accesissima rivalità tra le due sponde del Tevere, era pura eresia, degna del Tribunale dell’Inquisizione. Tuttavia l’ostinazione iniziale e le polemiche sono state spazzate via dalla grande cavalcata europea degli uomini di Eriksson, che la fecero entrare tra le casacche vincenti. Prodotta dalla Puma esclusivamente per disputare la Coppa delle Coppe, la maglia era gialla con delle bande nere contornate di bianco. Al centro dominava il logo rosso della Del Monte, sopra il quale si stagliava il felino simbolo dell’azienda tedesca produttrice. Sulla sinistra lo scudetto e la coccarda celebrativa della Coppa Italia. Sulla manica destra la toppa della manifestazione. Dietro i numeri di velluto nero. Un’anomalia cromatica certamente non gradita dall’ambiente, ma che alla luce dei risultati conseguiti fece sfregare le mani del Presidente Cragnotti. L’accordo con la Del Monte infatti era legato ai successi dei capitolini nella competizione, e grazie alla vittoria della coppa portò nelle casse della Lazio un tesoretto di quasi 6 miliardi di lire. Modello tra l’altro su cui ha preso spunto la Macron per le divise della prossima stagione, ovviamente omettendo il peccato originale giallorosso.
Sicuramente la partita per antonomasia con quella uniforme è la finale contro il Real Mallorca, sorprendente outsider allenato da Hector Cuper, rea di aver eliminato il Chelsea in semifinale, ribaltando tutti i pronostici che davano la Lazio e la squadra londinese come favorite per la finale già prima dell’inizio della competizione, per la gioia di tutti i bookmakers. La location dell’evento conclusivo è molto suggestiva, l’Inghilterra e gli stadi inglesi richiamano un fascino particolare. Il Villa Park di Birmingham è una bomboniera contenente poco meno di 35000 spettatori, riempiti in ogni ordine di posto per l’occasione. Molto bello il muro dei tifosi laziali, colorato, compatto e goliardico nei soliti sfottò contro i cugini. Celebre lo striscione ‘Noi oltre-manica voi a Torvajanica’. La Lazio arriva alla gara non in un gran momento, specialmente dal punto di vista psicologico, reduce dal contestato pareggio di Firenze costato ai biancocelesti il primato in campionato a una giornata dal termine a favore del Milan di Zaccheroni. Tuttavia i capitolini partono forte e al minuto 7 si portano in vantaggio con un gol spettacolare di Vieri. Lancio di Pancaro dalla trequarti e il numero 32 in un colpo solo bacia il cielo inglese, sconfigge le leggi della gravità restando sospeso in aria oltra ogni resistenza fisica e soprattutto porta in vantaggio la Lazio. Di sfondo il settore laziale in delirio. Sembra l’inizio di una vittoria tranquilla invece il Maiorca è una squadra rognosa e trova subito il pareggio con Biagini su cross del terzino sinistro Soler. La partita diventa scorbutica e la Lazio rischia anche di andare in svantaggio in qualche occasione. Splendido un salvataggio di capitan Nesta in tuffo di testa sulla linea su tiro-cross di Jovan Stankovic. A 10 minuti dalla fine però si accende la stella di Pavel Nedved che raccoglie al limite dell’area un batti e ribatti e con una bellissima girata trova l’angolino alla sinistra di Roa. Il mattatore della partita però è Vieri, una vera forza della natura, neppure un brutto scontro nella metà del primo tempo con Siviero, che lo obbliga a giocare tutto il resto della gara con la testa bendata, riesce a frenare il suo strapotere fisico. Alla fine della partita con quella fascia insanguinata sul suo capoccione, simile a un personaggio epico, viene premiato ‘Man of the match’. Al termine della gara l’esplosione dei tanti laziali. Finalmente a Roma una squadra con la maglia giallorossa trionfa in Europa.


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