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L'ANGOLO TATTICO di Parma - Lazio - Basta, fermiamo il campionato!

di Francesco Mattogno

Dovrebbero dichiararla illegale. Basta, fermate il campionato! La Lazio è diventata un problema sanitario nazionale: giramenti di testa, allucinazioni, bruciori di stomaco. Questi i sintomi riacutizzati al gol di Caicedo, al fallo di Acerbi su Cornelius che arriva dopo il fallo di Cornelius su Acerbi. Ah, certo, tra le controindicazioni va segnalata anche la miopia. Eppure questa squadra meriterebbe eccome di essere ammirata. Bisognerebbe analizzarla in laboratorio, studiarne il DNA. Perché anche a Parma è mutata ancora. Si è svestita della solita brillantezza per puntare sul pragmatismo, lo imponevano infortuni e squalifiche.

CHIAVI TATTICHE - Pragmatico e coraggioso, Simone Inzaghi. Che sostituisce Radu a modo suo. Spostare Acerbi sul centrosinistra in una trasferta così difficile è roba per cuori forti, per chi ha la consapevolezza di come questo gruppo non abbia limiti. Scelta azzeccata. L'inedita coppia con Jony funziona, da quella parte la Lazio crea i pericoli maggiori. Cross, sovrapposizioni. L'ex Malaga è in crescendo, si sta rivelando un fattore anche in fase difensiva, è in forma e si vede. Così come Marusic, sull'altro lato. Il montenegrino non ha i 90 minuti sulle gambe - impossibile -, ma gioca un primo tempo ad alti livelli (ben supportato anche da Patric, altra grande partita dello spagnolo).

Ed è sfruttando i suoi due esterni di scorta che la Lazio esce dalla morsa iniziale del Parma: ormai il copione è sempre quello. I biancocelesti nei primi 20 minuti lasciano il pallino agli avversari, disposti in maniera fluida da D'Aversa. Più che un 4-3-3, i ducali mutano dal 4-3-1-2 al 4-2-3-1. Hernani e Brugman restano i due perni di centrocampo, mentre Kucka veste i panni dell'incursore e Kurtic del polo magnetico tra le linee: ogni manovra offensiva passa dai suoi piedi. L'ex Spal smista, inventa, tira e sbatte sempre sulla retroguardia biancoceleste.

SUDARE - Poi la Lazio smette di giocare, si fa sul serio. Leiva fa il Leiva, Luis Alberto il Luis Alberto, Parolo il Milinkovic. La prestazione del capitano di giornata è degna di nota e di merito. Il 16 riesce a unire al suo gioco silenzioso anche qualche sonoro scambio in fase offensiva. Un paio di imbucate interessanti, e in mezzo l'immancabile sostanza. La Lazio cresce insieme ai suoi tre di centrocampo, sfruttando le solite sponde di Caicedo e scaricando palloni a ripetizione sugli esterni. Il gol vittoria è sporco, brutto e cattivo come ha deciso di essere la squadra di Inzaghi. Come avrebbe dovuto essere la squadra di Inzaghi, che ha raccolto il guanto di sfida e retto la baracca come una big nella ripresa.

Bisognava sudare, col fiato corto e le gambe pesanti. Due condizioni non proprio amichevoli per le quali i biancocelesti hanno sofferto particolarmente nella fase iniziale del secondo tempo. Un quarto d'ora da incubo, paradossalmente terminato con l'ingresso di Kulusevski. Da lì il Parma non gioca più di squadra, isola il suo asso e gli affida il peso della rimonta: è troppo ingombrante. Forse a questo dovrebbe pensare D'Aversa, altro che Var. La “partita non è mai iniziata” perché, salvo quella fase di assestamento a inizio ripresa, i biancocelesti fanno quello che vogliono. Le sgroppate di Lazzari (entrato per Marusic) permettono alla Lazio di respirare, keep calm. Il Mago nasconde il pallone ai padroni di casa - tanto che a un certo punto i raccattapalle ne lanciano una ventina in campo contemporaneamente, non si sa mai -, mentre Correa (per Caicedo) e Immobile allungano la squadra e tengono il possesso lontano dall'area di Strakosha. La miglior difesa è l'attacco, eccone una dimostrazione. Ecco la Lazio, sempre diversa ma uguale a sé stessa. Vincente. Basta, così non vale: fermiamo il campionato.

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Pubblicato il giorno 10/2/20 alle ore 11:00


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