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L'ANGOLO TATTICO di Lazio - Inter - La spinta di de Vrij fuori dalla comfort zone

di Francesco Mattogno

Adesso sì. Adesso sì che non c'è più Salisburgo, non c'è più Giacomelli. Non ci sono più gli orrori arbitrali, Crotone e il 20 maggio 2018. Non c'è più de Vrij, basta, ha chiuso un cerchio. Inciampato sotto un oceano di fischi, con quelle mani a spingere Immobile e la Lazio fuori dalla comfort zone. Adesso sì che è stato scacciato un altro incubo, un altro tabù: Inzaghi e i suoi l'hanno fatto alla grande. Perché questa squadra è grande, è finito il tempo di nascondersi. La vittoria sull'Inter è stata totale. Frutto del centrocampo più forte della Serie A, pazzeschi. L'hanno vinta lì i biancocelesti. Con Leiva onnipresente tra Lukaku e Lautaro, calamita di ogni filtrante delle due mezzali dell'Inter (Vecino e Barella), strozzate dal lavoro del brasiliano. Gli interni nerazzurri - al contrario dell'andata schierati a specchio col 3-5-2 e due ali vere, non terzini, come Candreva e Young - ne sono usciti annientati, annichiliti dal confronto con Milinkovic e Luis Alberto.

I DUE LATI DEL CENTROCAMPO - Merito del lavoro anche di Immobile, inviperito e in formissima. Ciro a tratti faceva il Milinkovic, Milinkovic a tratti faceva il Ciro. Perché Sergej era costantemente sulla linea dei due attaccanti a raccogliere i lanci lunghi di Strakosha: stop, sponda, tiro, traversa. Una minaccia in più per la difesa dell'Inter, mentre Immobile si occupava del lavoro sporco in fase di ripiegamento. Ispirato da Gattuso (che in settimana aveva fatto lo stesso con Mertens), il mister chiede a Ciro di mettersi a uomo su Brozovic. Ed è disinnescando la fonte di gioco di Conte che la Lazio completa l'opera di conquista della zona centrale del campo. Così l'Inter è costretta a ripiegare cercando un varco sulle corsie esterne, o lanciando lungo per Lukaku. Inzaghi se lo aspetta già al fischio d'inizio, e per questo - in assenza di Lulic - opta per i muscoli di Marusic in fase di contenimento. E non ha tutti i torti, perché se a destra la Lazio regge, a sinistra scricchiola con Jony. Un passo indietro rispetto alle ultime uscite. Lo spagnolo sbaglia tanti cross, troppi, e da un suo (ennesimo) errore parte il contropiede dello 0-1 Inter.

COMFORT ZONE - Keep calm, la Lazio non si scompone. Rientra in campo consapevole: è l'aggettivo giusto. Calza a pennello con l'atteggiamento dei biancocelesti, che sanno di essere più forti, che sanno di essere in credito. Il pressing di inizio ripresa paga subito, nelle casse rientrano 30 denari. Le mani di de Vrij lanciano la Lazio al secondo posto. Non c'è modo di sfuggire al destino, o al karma, che l'olandese lo chiami come vuole. A quel punto Inzaghi cambia, Lazzari e Correa (per Jony - Marusic passa a sinistra - e Caicedo) incarnano il messaggio di guerra: “Andiamo a vincere la partita”. Non ci vuole molto, l'Inter è poca cosa. Milinkovic tanta roba, la decide lui ed è giusto così. Ora serve solo gestire. La Lazio si dispone col 5-4-1 a rombo (Leiva e poi Cataldi vertice basso, Correa dietro a Immobile), mentre i nerazzurri rispondono inserendo Eriksen e schierandosi con un più offensivo 3-4-1-2 (il danese trequartista dietro Lukaku-Lautaro). Non basta, è la dura legge della comfort zone. La Lazio rischia seriamente solo sul gol annullato, ma regge bene, si difende con ordine. Acerbi ha annullato Lukaku. Disintegrata un'altra maledizione. E, come nei migliori film, adesso arriva il Genoa a Marassi. Storica bestia nera: come la Juventus all'Olimpico, il Milan a San Siro, il Napoli, Ranieri, de Vrij... To be continued.

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Pubblicato il 17/02 alle 12:00


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