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L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Chievo - Un (mezzo) passo falso, ma i presagi c'erano tutti...

di Stefano Fiori
Fonte: Stefano Fiori-Lalaziosiamonoi.it

Chissà quanta invidia avrà provato ieri Stefano Pioli per i colleghi del calcio a 5. Richiami un giocatore in panchina, lo fai riposare mentre un altro al suo posto si danna l'anima in campo e, al momento giusto, lo getti di nuovo nella mischia. Il tecnico biancoceleste, statene certi, l'avrebbe fatto con Klose. Anche solo per dieci minuti, per il tempo strettamente necessario a trovare la zampata vincente. Ma le regole, nel calcio a 11, non ammettono cambi con porte girevoli. Quasi obbligata la scelta del mister emiliano, quella di utilizzare il tedesco part-time: un acciacco alla vigilia, la stanchezza sopraggiunta, l'infrasettimanale con il Parma dietro l'angolo. Dentro Keita, quando il tabellone segnava ancora 1-0 e i tre punti sembravano a portata di mano. Poi è successo che - uscito dai giochi il panzer campione del Mondo - i giocatori rimasti abbiano vanificato ogni occasione prodotta. Con la stessa determinazione di sempre, come ha sottolineato lo stesso Pioli. Ma con meno qualità, meno lucidità e minor tenuta atletica a fare da supporto. "Dobbiamo imparare a vincere le partite anche 1-0", ha riconosciuto il coach a fine gara. Senza capisaldi come Biglia, Parolo, Mauri e lo stesso De Vrij (prezioso anche in fase di impostazione dalle retrovie), era sinceramente difficile aspettarsi di meglio. Da Felipe Anderson, invece sì. Dopo mesi da fenomeno, un calo del rendimento per un paio di giornate è anche fisiologico. Ma quando il brasiliano non trova il coniglio in fondo al cappello, il brusio di delusione è sonoro. Ci ha provato Antonio Candreva a tirare la carretta: 8 tentativi a rete, migliore dei suoi. La controindicazione sta nelle tentazioni da individualista incallito a cui, in partite del genere, non sa resistere: qualche dribbling nella propria area di troppo è lì a testimoniarlo. A centrocampo, Ledesma, Onazi e Lulic - il bosniaco faceva da spola tra 4-3-3 e 4-2-3-1 - hanno creato tanto, ma sbagliato anche di più: 20, 16 e 10 sono i palloni persi rispettivamente dall'italo-argentino, dall'eroe di Coppa Italia e dal nigeriano. Per Cristian, in particolare, il lungo periodo di inattività da titolare non poteva non farsi sentire col passare dei minuti. Nella ripresa, la Lazio si è via via allungata, mentre il Chievo ha preso sempre più fiducia. Congratulazioni a Rolando Maran per i due cambi che hanno cambiato il volto dell'incontro: Botta e soprattutto Feftazidis hanno permesso ai veneti di giocarsi il finale di gara a viso aperto. Il rischio era questo: affrontare un avversario senza più nulla da chiedere al campionato, ma con il solo sfizio di fare bella figura all'Olimpico. Lo stesso istinto con cui si presenterà mercoledì a Roma il Parma. Nessun match è scontato, lungo la via che porta alla Champions.


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