L'ANGOLO TATTICO di Lazio - Bologna - No, l'angolo tantrico. Che figata Luis Alberto
Comunque “angolo tattico” non basta. Non con Luis Alberto in campo. Non se lo stato di estasi è tale da ipnotizzarci e catapultarci in altri universi: “Ah ma quindi questo sarebbe il calcio? Che figata”. Perché potremmo parlare del Bologna col 3-4-2-1, certo. Di Tomiyasu e Barrow esterni a tutta fascia, ok, di Orsolini e Soriano dietro Palacio. Tutto molto bello, interessante. Ma che senso ha se poi quello col 10 sulla maglia fa quello che vuole? Chiamiamolo “L'angolo tantrico”, allora, divertiamoci come la Lazio e Simone Inzaghi. Che nella sua stanza del piacere ha una lavagna, undici sedie e dei gessetti. Il cancellino non serve, no, cancella Strakosha coi guantoni.
GUARDATELA - Partiamo da lì. È il minuto 20' sul cronometro, una cosiddetta sliding door, come dicono quelli bravi. Soriano è a tu per tu con Thomas. Ma lui ci mette le manone, tiè, cancellato l'1-1. Contropiede, Luis Alberto, Correa in profondità, 2-0. La partita è già finita. Merito di una Lazio supersonica che sembra giocare a dilettante su FIFA. Una Lazio che schiaccia il Bologna, lo soffoca, lo sbrana. Per vie centrali come sugli esterni. Scambi stretti, rapidi, e una costante. Immobile-Correa-Luis Alberto, Jony-Luis Alberto, Milinkovic-Luis Alberto, Leiva-Luis Alberto, Lazzari-Luis Alberto, Strakosha-Luis Alberto, Luis Alberto-Luis Alberto che è pure zoppo ma è ovunque. Non è vero, è impossibile, sto sognando: “Ah ma quindi questo sarebbe il calcio? Ah ma quindi Luis Alberto sarebbe il calcio, che figata”. Questa squadra è una favola. Il nostro consiglio è: guardatela. Senza Mihajlovic che si scansa (“ma mi faccia il piacere”), complotti, rigori, coronavirus, porte chiuse, rinvii. Che fa tutto Lotito e l'abbiamo capito, a saperlo prima. Guardatela e innamoratevene come dite di essere innamorati del calcio, falsato e corrotto da tutto quello che non siete voi. Guardatela e basta, fate buon uso del piacere. Capirete perché se hai Luis Alberto puoi lottare per vincere lo Scudetto.
L'ANGOLO TATTICO - Ok, siamo tornati sulla terra. Il cronometro segna che è già passata mezz'ora e sta 2-0, ma nella testa ho solo Luis Alberto. Boh. Portiamoci a casa la pagnotta e parliamo un po' di tattica, che qualcosa da dire c'è. Perché a quel punto la Lazio ha già fatto il suo, abbassa ritmi e baricentro. E un po' rischia. I rossoblu pressano altissimi. Fa impressione vedere Orsolini, Palacio e Barrow calpestare la linea di demarcazione dell'area di rigore quando Strakosha deve andare al rinvio dal fondo. Sinisa sa che Inzaghi è un po' testardo, lo conosce, non cambierà strategia al primo segnale controverso. Quindi la Lazio continua a uscire palla a terra dalla difesa e così facendo regala un paio di chance ai rossoblu. Alt, dietrofront: basta scommettere, la si mette in banca. I biancocelesti cambiano approccio e, per eludere la pressione emiliana, iniziano ad affidarsi ai lanci lunghi verso Milinkovic. È la molla che - scattando - cambia inerzia alla partita.
La squadra si abbassa. Sì, è in gestione, ma ha cambiato modalità. Non ha più impostato nella testa il gioco nello stretto. Palla in profondità e pedalare. Per Lazzari, Correa o Immobile. Che si divora il 3-0 (giornata no sotto porta per Ciro, che però confeziona l'1-0 al Mago) e lascia in partita il Bologna. Sempre minaccioso attorno all'area di Strakosha. Una presenza fastidiosa. Non che la squadra di Inzaghi soffra troppo, però insomma. Quando la banda Mihajlovic affonda trova il gol, due volte, ma Lotito trucca il Var e che vuoi farci. Scusaci Sinisa. Però il serbo non si dà per vinto e in pratica chiude il match con 3 difensori (Tomiyasu, Bani e Denswil) e 1 mediano (Poli) in campo, il resto attaccanti/trequartisti per un freschissimo 3-2-5. Poco importa, dai. Torniamo nel nostro angolo tantrico, godiamo di questo primato in classifica. La tattica, i numeri, le polemiche. Tutto risulta oltre modo superfluo quando fluttui da un pianeta all'altro sui piedi di Luis Alberto: “Che figata”.