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L'ANGOLO TATTICO di Cagliari-Lazio - Quando la Lazio non parte con il dovere di fare la partita...

di Stefano Fiori
Fonte: Stefano Fiori-Lalaziosiamonoi.it

Ha sortito i suoi effetti la strigliata che Reja ha riservato alla squadra in settimana. Tanto compassata, inerme e urticante la Lazio che ha regalato i tre punti all’Atalanta, quanto quadrata, convincente e convinta di sé quella che ha vinto in terra sarda. Giocare in casa impone alla formazione biancoceleste di recitare il ruolo di padrona, così scatta l'ansia da prestazione. In trasferta sono gli altri che - per definizione - devono fare la partita e questo esalta le caratteristiche della Lazio. Chiudere gli spazi e ripartire è l’attitudine che più si adatta alle corde del tecnico goriziano e dei giocatori a disposizione. Il Cagliari è apparso in palla giusto i primi quindici minuti, quando Conti e Cossu imbeccavano con una discreta continuità Ibarbo. Non è un caso che la prima conclusione dell’incontro sia stata opera dei rossoblù (tiro a incrociare di Cossu, ottima respinta di Marchetti). Ma sotto il sole quasi estivo della Sardegna, i padroni di casa si sono rivelati neve e si sono sciolti al primo vero affondo biancoceleste. La rete di Lulic ha incanalato definitivamente i binari della gara a favore della Lazio. Solamente due episodi hanno rischiato di compromettere una vittoria meritata: il rigore causato da Biglia e l’inspiegabile scelta di Konko di calciare il pallone verso la linea di fondo invece che spazzarlo fuori dall’area piccola, con Ibarbo che fortunatamente non ne ha approfittato. Per il resto, la formazione di Lopez si è dimostrata troppo molle e svogliata, nel secondo tempo è finita travolta dalle giocate di un Keita in stato di grazia. Proprio la mobilità del talento iberico-senegalese è stata una delle chiavi principali della partita. Dopo aver provato nella rifinitura il numero 14 a sinistra e Lulic a destra, Reja ha invece iniziato il match con il bosniaco sull’asse mancino. Keita dal canto suo non si è limitato a scorazzare sulla fascia destra: si accentrava, tagliava la trequarti alle spalle di Klose, si scambiava di posizione tanto con Lulic che con lo stesso tedesco. Un tormentone ripetuto anche nella ripresa, quando l’ex Barca ha fatto valere maggiormente le sue straordinarie capacità di progressione e dribbling. Ottima chiaramente la prova di Lulic, come simboleggiano i tanti cross calibrati col misurino, una rarità dopo le prestazioni opache degli ultimi mesi. Anche Gonzalez ha finalmente offerto una prova degna del suo nome, tanto in fase d’interdizione quanto in quella di spinta sulla fascia destra. Si è visto anche un pressing più corale, che ha permesso alla Lazio di recuperare tanti palloni. Soprattutto, sia Ledesma che Biglia hanno confermato di esaltarsi a vicenda quando giocano insieme. Si sono divisi i compiti, i due conterranei: Cristian si è posizionato davanti alla difesa, baluardo aggiunto di fronta alla coppia Biava-Novaretti; l’ex Anderlecht ha smistato una quantità industriale di palloni: 64 passaggi totali, di cui soli 7 lunghi, a dimostrazione che il Principito ama gli scambi ravvicinati e veloci, che non danno tempo all’avversario di riposizionarsi. Il nazionale argentino ha poi vinto ben 11 duelli su 15: l’abilità di rottura - oltre a quella di impostazione - ne fa un intermedio perfetto in simbiosi con Ledesma.


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