L'ANGOLO TATTICO di Bologna - Lazio - Quasi una grande squadra
Rammaricante per come è arrivato, certo, ma il pareggio contro il Bologna è il risultato più giusto. Questione di metri. Da una parte, i rossoblu hanno preso le redini del match fin dal principio e Inzaghi lo sapeva bene: “Abbiamo preparato questa gara sapendo che loro sarebbero partiti forte”, professa il mister nel post. Dall'altra la Lazio ha risposto colpo su colpo, di carattere, evitando così di finire schiacciata dagli emiliani e ripartendo con efficacia. E infatti i due gol del pareggio arrivano in contropiede a dimostrazione di come i valori in campo si siano rovesciati per 90 minuti, anzi, 59. Guai, però, a sottovalutare questo Bologna. La rosa è di buon livello e il 4-2-3-1 di Mihajlovic vale tutto il rispetto che gli portano i biancocelesti. Sinisa ha cambiato la mentalità di un gruppo che ha raccolto timido e fragile dopo il pessimo lavoro di Inzaghi, Pippo, rendendolo a sua immagine e somiglianza. Combattivo in ripiegamento, coraggioso in fase offensiva e per questo in grado di esaltare le qualità dei propri singoli. Tutt'altro che modeste.
FATTORE ESTERNI - Orsolini e Sansone da esterni alti fanno vedere i sorci verdi a Radu e Luiz Felipe (contro il Genoa la loro miglior partita, al Dall'Ara una delle peggiori), mentre i due terzini, Tomiyasu e Krejci, giocano altissimi rivelandosi un fattore in più di un'occasione. Il gol del ceco evidenzia tutti i limiti della Lazio nel difendere sui cross avversari - è la terza rete consecutiva subita di testa -, il giapponese, invece, sembra la versione in carne e ossa di Holly. Discese palla al piede, dribbling, tunnel. Lulic lo soffre molto, ma per fortuna Tomiyasu si dimostra il suo alter-ego in tutto e per tutto palesando parecchie difficoltà in fase difensiva. Immobile ringrazia e sfonda per due volte dalla sua parte. Skorupski, d'altro canto, a Benji proprio non ci assomiglia.
LA GRANDE SQUADRA - Non solo sugli esterni, il Bologna gioca bene anche per vie centrali. Palacio riesce a sgattaiolare tra i difensori della Lazio con astuzia ed esperienza (vedasi 2-1), e Svanberg non ha intenzione di sfigurare all'esordio stagionale. Lo svedese manda in crisi Leiva per 59' minuti, fino al rosso sacrosanto. Ma è lì che esce fuori la grande squadra. Inzaghi fa una scelta coraggiosa, intelligente: Immobile va a sedersi in panchina e Correa rimane a fare l'unica punta. È la mossa vincente. Da unico terminale offensivo il Tucu ha più spazio e viene lanciato sapientemente in profondità dai compagni. Nella metà campo rossoblu si scatena il panico. All'argentino bastano 10 giri d'orologio per causare due cartellini gialli (Danilo e Bani) e mandare sotto la doccia Medel. La reazione da big all'inferiorità numerica, sia a livello tattico che di personalità, spaventa il Bologna. Gli emiliani entrano in uno stato confusionale incarnato dal fallo da rigore commesso da Palacio: un errore non nelle sue corde. Poi Correa spreca e, di fatto, la Lazio esce dal Dall'Ara con l'urlo di gioia strozzato in gola. Ai punti il pareggio è un risultato giusto, ma i top club sanno vincere anche questo tipo di partite. I biancocelesti, invece, si sono fermati a 11 metri dalla nomea di grande squadra: stampati sulla traversa. “È stata una partita sofferta. Ci manca qualche punto, ma continuando a giocare così abbiamo tutte le possibilità di fare bene". Parola di Inzaghi.
SERIE A, IMMOBILE IN CIMA ALLA CLASSIFICA MARCATORI
BOLOGNA - LAZIO, LE PAGELLE DEI QUOTIDIANI