Lazio, ti presento Castrovilli: la danza, il nonno del Bari e 100 km d'amore
Fonte: Elena Bravetti - Lalaziosiamonoi.it
Dalla danza al calcio. Un viaggio di sola andata per Gaetano Castrovilli. Probabilmente nessuno lo immaginerebbe vedendolo in campo con gli scarpini ai piedi, ma il suo primo sport è stata la danza. "Mi ha aiutato tanto nella coordinazione. Ancora oggi - quando mi muovo in campo - tanti dicono che sembro quasi un ballerino". L'inizio in sala, davanti alla sbarra. Ma poi? Il trasferimento in campo è un mix di passione e sacrifici, tutto da raccontare.
Il nonno è appassionatissimo del Bari e trasferisce al nipote l'amore per il calcio. A nove anni inizia a correre in campo: al primo tocco, già si intuisce che madre natura è stata particolarmente generosa con lui. Non corre, balla. La carezza al pallone è già elegante, come un passo di danza. I dirigenti del Minervino, suo paese natale, si rivolgono ad Antonello Ippedico, segretario del settore giovanile del Bari. "C'è un ragazzino che devi assolutamente vedere".
Gaetano impressiona subito e, in men che non si dica, inizia a far parte del vivaio biancorosso. Al primo allenamento si presenta con la maglia di Ronaldinho, un talento tutto da scoprire e un’inimmaginabile voglia di spaccare. I nuovi compagni lo guardano come fosse un alieno, ma poi il piccolo Castrovilli conquista tutti. Squadra, allenatore, staff. Per il convitto deve avere 14 anni, lui ne ha 10. Lo step successivo è decisivo, e coinvolge un altro membro della sua famiglia: lo zio Nimbo, che lo accompagna a tutti gli allenamenti. Non certo sotto casa: 100 chilometri per andare a Bari e altrettanti per tornare a Minervino Murge. Senza mai saltare un appuntamento.
La scommessa di Roberto Stellone, il primo tecnico a lanciarlo tra i grandi, il primo contratto da professionista che fa impazzire di gioia la mamma, a cui Gaetano è estremamente legato. E poi il corteggiamento della Fiorentina e l'acquisto in anticipo per battere la concorrenza della Juventus. Il resto è storia. Non sempre (quasi mai) rose e fiori, ma un percorso pieno di ostacoli, legati soprattutto agli infortuni. Prima mamma e papà, ora la moglie Rachele (Miss Italia del 2016) e il figlio Brando. Sono stati loro le "armi" che hanno spinto Gaetano a non gettare la spugna, anche quando il momento era "di vero buio". Un tunnel così lungo che la luce sembrava troppo lontana per esser raggiunta.
Ora la sua rinascita. Con la maglia della Lazio, un trasferimento che ha desiderato e che ha voluto a ogni costo. Per chiudere con un passato doloroso e aprirsi a un futuro che, ora, ha il sapore della rivincita. Per la danza, il suo primo amore, Per i chilometri macinati per recarsi agli allenamenti. Le rinunce e i sacrifici di una famiglia intera. Perché il buio non dura per sempre. E in fondo al tunnel, c'è sempre la luce.
Pubblicato il 20/07