Lazio Nuoto, Buccioni (pres. Polisportiva): "Bando del Comune di Roma mortifica i valori dello sport"
Fonte: Alessandro Vittori - Lalaziosiamonoi.it
È aperto il contenzioso tra Lazio Nuoto e Comune di Roma, dopo il ricorso al TAR presentato dalla società biancoceleste per presunti profili di illegittimità del bando relativo alla concessione della piscina di Garbatella. La redazione de Lalaziosiamonoi.it ha intervistato in esclusiva il presidente della Polisportiva Antonio Buccioni per fare il punto della situazione dopo le parole dell’assessore Frongia rilasciate sempre ai nostri microfoni la scorsa settimana.
Presidente, può farci il punto sulla situazione sul contenzioso tra Lazio Nuoto e Comune di Roma?
“Io non ero presente all’incontro pubblico con l’assessore Frongia, ma non capisco cosa si aspetta dalla Lazio Nuoto. Non ci troviamo in una trattativa di diritto privato, ma davanti al Comune di Roma che ha indetto un bando per la concessione della gestione della piscina e quindi è il Comune di Roma che può decidere di sospendere il bando, circostanza che non mi risulta al momento. Noi non abbiamo contestato lo strumento del bando. Ci siamo trovati di fronte a una serie situazioni esterne e interne molto singolari: l’impianto è stato il primo ad essere messo a gara. In buona sostanza, per stessa ammissione del Comune di Roma, poiché la Lazio Nuoto ha tenuto talmente bene l’impianto sia da un punto di vista sostanziale sia per quanto riguarda le autorizzazioni, il giorno dopo l’aggiudicazione il nuovo concessionario potrebbe entrare e lavorare. Se fossimo stati carenti il Comune di Roma non avrebbe potuto indire la gara. Tutto questo è un paradosso. Atteso che lo strumento del bando è previsto dalla legge, a nostro avviso non è stato minimante considerato il profilo della Lazio Nuoto come società. È un bando idoneo a disciplinare la concessione di un arenile o di un banco al mercato, piuttosto che una piscina dove si svolge un’attività con finalità sociale quale la formazione fisica delle nuove generazioni, il mantenimento fisico e la conduzione di attività agonistiche per la maglia azzurra”.
L’Assessore Frongia nella nostra intervista ha fatto riferimento a un ricorso al TAR del Lazio contro il bando del Comune di Roma. Ci può dare qualche informazione in più?
“I legali della Lazio Nuoto hanno ravvisato nel disciplinare di gara e nell’articolato del bando dei profili di illegittimità sui quali hanno presentato un ricorso innanzi al competente Tribunale Amministrativo Regionale. Attendiamo il responso dei giudici”.
Nel mentre, che lei sappia, vanno avanti le trattative con il Comune di Roma?
“Non ci possono essere trattative fra la Lazio Nuoto e il Comune di Roma. La trattativa la si può fare tra due soggetti di diritto privato. Ecco da cosa deriva il mio stupore all’affermazione “la Lazio Nuoto non si è più sentita”. La Lazio Nuoto cosa può proporre? È il Comune di Roma che dovrebbe sospendere il bando”.
Ha indicazioni per quanto riguarda le tempistiche del ricorso presentato al TAR dalla Lazio Nuoto e dell’aggiudicazione della gara?
“Notizia di oggi è che l’apertura delle buste con le offerte per la gara è slittata al 9 aprile, confermata anche dal Presidente della Lazio Nuoto Moroli. Oggi invece c’è stata la camera di consiglio al TAR per la discussione della sospensiva del bando”.
A prescindere dai cavilli giuridici, la sua idea sul bando quale è? Perché secondo lei il Comune di Roma ha optato per questo bando?
“Io ho due risposte, una apparentemente in contraddizione dall’altra. Sul piano legale, il bando è uno strumento previsto dalla legge, che segue un filone che ci riporta alla Direttiva Bolkestein, a un nuovo modo di immaginare il cambiamento delle regole a livello europeo. Un modello però che, per quanto ne so io, sta comportando dei fallimenti. Ci sono degli atteggiamenti che non fanno bene allo sport: in un ordinamento sportivo come quello italiano si dovrebbero tutelare, valorizzare, sostenere e coadiuvare, anche finanziariamente, le attività delle società per le quali lo sport costituisce la finalità stessa. Sono aggregazioni dove tutto è finalizzato a far camminare lo sport ad esempio rimuovendo gli ostacoli di ordine economico che comporterebbero necessariamente l’esclusione di alcuni ceti. E poi riconoscendo una funzione imprescindibile che è quella della costruzione dei campioni, cioè del valore dell’agonismo. Quando si va a equiparare un mondo con queste caratteristiche sociali con un mondo che, seppur lecito, vede nell’attività sportiva non il fine ma il mezzo per procacciarsi un lucro e non si ritiene di dover assoggettare a regolamentazioni diverse queste due tipologie di mondi è chiaro che viene mortificato il valore dello sport. La nostra diventa una battaglia socio-culturale a difesa di valori che non sono assolutamente prescindibili per chiunque tenda allo sport”.
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