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Lazio, la sosta è la fine di un ciclo negativo: 7 partite in 22 difficili giorni

di Niccolò Di Leo
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Un finale horror quello del Dall'Ara. Uno di quei finali che fanno saltare dal divano, dopo averti tenuto incollato alla televisione a osservare con ansia lo svolgimento del film. Il Bologna rifila cinque gol alla Lazio, chiudendo un ciclo di 22 giorni da incubo, nel corso del quale la Lazio è scesa in campo 7 volte, esattamente ogni 3 giorni. Pochi allenamenti, tante partite e troppi infortuni che hanno condizionato le scelte di Baroni costretto a rinunciare a elementi fondamentali della sua rosa.

INFORTUNI E STANCHEZZA - Castellanos è venuto a mancare nel periodo più complicato, Tavares ha dato la solita disponibilità  a intermittenza, Zaccagni ha accusato la stanchezza così come Rovella e Marusic, a questo ci si è aggiunto l'infortunio alla caviglia che ha fermato Dele-Bashiru e la lungodegenza di Elseid Hysaj, recuperato solo per la panchina contro il Bologna. Colma l'infermeria, meno la rosa a disposizione di un allenatore che per la prima volta ha dato segnali preoccupanti. Un po' di nervosismo lo si è visto nei suoi occhi, infiammatisi davanti a una domanda sul modulo dopo aver pareggiato contro l'Udinese. Forse proprio al termine di uno dei migliori risultati di queste 7 lunghe partite in 22 giorni infiniti.

TASCHE VUOTE - La Lazio arriva alla sosta stanca, anzi stremata. Piegata alle ginocchia come potremmo essere noi al termine di una maratona. Le tasche sono vuote, come chiede sempre Baroni, i giocatori hanno dato tutto quello che potevano, ma erano anche bucate e nelle ultime partite da dare c'era veramente poco. Tre pareggi, due vittorie e due sconfitte questo è il bilancio di 22 maledetti giorni che hanno regalato le emozioni di due vittorie al 98', ma anche un'eliminazione dalla Coppa Italia e un sonoro 5-0 che ci rimbomberà nella testa fino al 31 marzo quando si riprenderà a correre verso il traguardo chiedendo alla squadra di ritrovare l'intensità smarrita. 


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