Lazio | Baroni a Dribbling: "Voglio che i ragazzi diano tutto. Non ci sono sogni irrealizzabili"
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Baroni si racconta. Lo fai ai microfoni di Dribbling, su Rai 2, in cui analizza i primi mesi alla Lazio e parla del percorso che lo ha portato fino alla panchina biancoceleste. Queste le sue parole: "Non voglio che la squadra si ponga dei limiti. Siamo ambiziosi, io sono molto ambizioso. Spesso ai miei ragazzi dico tasche vuote, vuol dire aver dato tutto. Essere consapevoli di aver dato tutto sul campo".
LA LAZIO - "Non esistono formule vincenti, però esiste un percorso. Ho scelto la strategia del convincimento. Ho dato ai miei ragazzi le chance. Sono sempre i giocatori a essere usati meno che risultano fondamentali e ti fanno raggiungere un obiettivo. I calciatori devono portare emozione, sacrificio, passionalità, spendere tutti se stessi. È la più bella immagine che gli spettatori, che fanno sacrifici, possano ricevere. Anche al di là del risultato".
LOTITO - "Un presidente che fa lavorare, protegge anche il lavoro non solo dell’allenatore ma anche delle persone che lavorano intorno a lui: il ds e la squadra, è una situazione che per un allenatore è ideale. Parliamo, ci confrontiamo, un rapporto fino adesso molto buono".
IL PERCORSO - "Non devi mai dimenticarti da dove arrivi, nel momento in cui perdi quello, hai perso molto. (Poi la dedica a Gianni Di Marzio, ndr). Lui parlò molto bene quando andai al Lecce, mi fece una bellissima pagina di giornale. E mi disse che mi sarebbe costata 12 bottiglie di vino (ride, ndr.). Purtroppo non ho mai fatto in tempo a dargliele".
I SOGNI - "Sono un caparbio. Il messaggio che posso dare a chi guarda Baroni è quello di chi ha fatto un percorso credendo sempre in sé stesso, credendo in quello che faceva. Anche i sogni che sembrano irrealizzabili, se non molli e se sei sempre lì con la tua passione, e quella voglia di migliorarti e di crescere, si possono raggiungere".
IL GOL SCUDETTO COL NAPOLI - "È stato un gol che è stato un po’ nel mio destino, io rappresentavo la parte operaia in quel Napoli. Quel gol ha rappresentato anche questo, dovevo segnarlo io. Questa punizione che partì dai piedi di Diego, è stata una liberazione. Avvertivamo molto la pressione della città".
Pubblicato il 09-11