Stankovic: "Alla Lazio auguro la Champions. Su Milinkovic, Inzaghi e i miei tempi…"
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Uno dei grandi campioni che ha vestito la maglia della Lazio a cavallo degli anni duemila è Dejan Stankovic. Il serbo ha vissuto l’epopea d’oro della squadra biancoceleste, lasciando un grande ricordo in tutti i tifosi. Oggi è intervenuto ai microfoni di Radio Incontro Olympia, nella trasmissione #mistaisulcalcio di Daniele Rocca e Carlo Roscito, in collegamento insieme a Stefano Fiore: “È un piacere sentire qualcuno da Roma dopo un bel po’. È stato bello vedere Fiore in Cina, abbiamo fatto due chiacchiere ricordando dei bellissimi tempi passati insieme ai nostri ex compagni. Lo dico sempre, eravamo forti e abbiamo vinto poco per quanto lo eravamo. Io e Stefano eravamo diversi, ma insieme ci completavamo. Io avevo un po’ più di corsa, lui un po’ più di qualità e messi insieme facevamo un bel tandem”.
La cosa più bella che ti viene in mente della tua esperienza a Roma?
“Dovevamo vincere almeno uno Scudetto in più. Se si stava qualche anno in più insieme avremmo potuto puntare alla Champions League. Siamo usciti malissimo a Valencia, eravamo sempre lì. Dal 1998 in poi eravamo veramente forti e ci è scappato qualche titolo di sicuro”.
Di quella squadra tanti sono diventati allenatori, ti piace il percorso che stanno facendo?
“A me no (ride, ndr). Ho provato un anno a Udine, ho visto che non era per me. Dipende da quanto ti dedichi, quanta energia e quanta passione hai. Forse io al calcio giocato ho dato così tanto che forse per il sacrificio di essere allenatore è rimasto pochissimo. Quando giochi c’è una testa sola, quando alleni 25 teste. Da calciatore ho sudato in tutte le magliette che ho indossato”.
Inzaghi te l’aspettavi così bravo?
“Ci siamo visti quando ero all’Inter come club manager a vedere Simeone in Atletico Madrid-PSV. L’ho visto lì che era ancora primavera e si parlava di una possibile sostituzione di Pioli. Sinceramente è stata una bellissima e piacevolissima sorpresa per me, sono il suo primo tifoso. Come passano gli anni lui migliora: l’allenatore si vede nei momenti di difficoltà, come gestisce i giocatori, i media, i dirigenti, i tifosi. In questo è cresciuto tantissimo e sono contento per lui”.
Pensi che la Lazio possa farcela a raggiungere la Champions League?
“Con l’Inter terza e la Lazio quarta farei bingo. Per l’Europa e la lotta salvezza il campionato è divertentissimo ed equilibrato. Si saprà soltanto alla fine che andrà. Lo scorso anno purtroppo ci fu Lazio-Inter per la Champions. Quest’anno ci sono Atalanta, Torino, Roma, Lazio, Inter e Milan, così il valore del campionato cresce”.
Milinkovic è il tuo erede?
“Lui è diverso come giocatore. Io quando sono arrivato in Italia il primo anno ho sfondato, ho giocato tutte quante le partite. Il secondo anno sono andato in crisi totale. Così è successo a Milinkovic, un anno e mezzo bello e poi un po’ di crisi. Secondo me lui vuole sempre essere il migliore in campo, ma capitano dei periodi difficili. Lui è giovane, era reduce dal mercato, la valutazione di 100 milioni, trasferimento o non trasferimento, poi è andato al Mondiale con grandi pressioni. Io mi aspettavo un inizio di stagione così così, ma non al punto da fare degli striscioni, con tutto il rispetto per i tifosi. Lui ultimamente è tornato a giocare un bel calcio, ha risolto anche una partita importante come quella di San Siro. È un piacere per me che sia considerato mio erede. Gli auguro di vincere quanto me. Non è impossibile, la Lazio negli ultimi anni ha fatto molto bene. I tifosi devono essere fieri della squadra e dei giocatori”.
Qual è l’augurio che fai alla Lazio per il futuro?
“Di continuare a migliorare di anno in anno. Di portare a Roma giocatori giovani e farli crescere come con me e Milinkovic. Credere nel progetto, poi ovviamente ci sono alti e bassi. Auguro di entrare in Champions League, fare mille battaglie e uscire con mille vittorie”.
Oggi cosa fa Stankovic?
“Ho fondato un’academy e una scuola calcio ‘Deki 5’. È il secondo anno, non solo in Serbia ma anche in Australia, Stati Uniti e Malta. È un bel progetto, io devo restituire qualcosa al calcio e farlo con i giovani è il modo più pulito che possa esistere”.