Troglio: "Zoff fece di tutto per il mio reintegro, lo striscione dei tifosi il ricordo più bello"
Fonte: Elena Bravetti - Lalaziosiamonoi.it
Oggi vi chiediamo di fare un piccolo sforzo. Chiudete gli occhi e provate a immaginarvi questa scena. Siete a Roma, allo stadio Olimpico, seduti in tribuna per assistere a una gara della Lazio. Improvvisamente sentite provenire dalla curva un coro che vi è incredibilmente famigliare: "E Ruben Ruben Ruben Ruben Sosa, e Ama Ama Ama Amarildo, e Pedro Pedro Pedro Pedro Troglio. Alè la Lazio alè, alè alè la Lazio". Girate la testa verso quei tifosi, cercate di capire se il coro è davvero Quel coro, quello che veniva intonato circa trent'anni prima. Cercate il consenso di qualche vicino, che non può far altro che sorridervi, con tenerezza. Ecco, questa è la situazione che Pedro Troglio, qualche anno fa, si trovò a vivere in una delle sue visite nella Capitale. Intervenuto ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it, è stato lui stesso a raccontarci le sensazioni di quel giorno: "Mi sono detto... questa canzone è davvero quella che penso? È stato davvero emozionante. Un altro episodio che riguarda i tifosi? Eravamo in ritiro a Cavalese, pensavo che i sostenitori biancocelesti non sarebbero arrivati. Una domenica abbiamo avuto il giorno libero, la città era piena di laziali. Mi hanno sempre dato affetto e ancora oggi continuano a contattarmi sui social. Ho vissuto a Roma due anni stupendi. La Capitale, dopo Buenos Aires, è la città più bella del mondo".
"PEDRO, NON TI DIMENTICHEREMO" - Una rapporto, quello tra Pedro Troglio e i tifosi della Lazio, sempre ottimo, anche quando l'argentino ha lasciato la Lazio. Chiamato a riassumere con un'immagine l'esperienza in biancoceleste, l'ex centrocampista risponde istantaneamente, senza lasciar spazio ad alcun dubbio: "Era la mia ultima partita, giocavamo contro la Fiorentina. I tifosi mi hanno fatto uno striscione 'Non ti dimenticheremo. Grazie Pedro'. Quella foto l'ho incorniciata, la tengo in Argentina, a casa. Quell'addio è il ricordo più bello".
TRA MATERAZZI E ZOFF - "Con Zoff il rapporto era eccellente. La società mi aveva messo fuori squadra, e lui ha fatto di tutto per reintegrarmi. Feci le mie migliori prestazioni. Sapevo già che sarei andato vita a fine stagione, eppure le ultime dieci gare giocai benissimo. Con Materazzi all'inizio avevamo un rapporto stupendo. Le cose sono cambiate un po' dopo il mio infortunio. Ero giovane, volevo giocare. Ora che sono allenatore riesco a capire un po' di più. Il tempo fa dimenticare tutto, oggi è solo un ricordo". Un gruppo compatto quello della Lazio di Pedro Troglio, tant'è che i compagni sono diventati sempre di più amici, con cui continua a tenersi in contatto: "Con Ruben Sosa e Amarildo ci vediamo spesso. Ultimamente mi sono sentito con Gregucci, Sclosa, Orsi, Di Canio. Erano i tempi di Maradona, del Milan di Gullit, Rijkaard e Van Basten. Era un campionato difficile, la squadra era praticamente tutta italiana".
FROM HONDURAS TO ITALY, WITH LOVE - Attualmente lavora in Honduras come allenatore del CD Olimpia, ma la distanza che lo separa dall'Italia non hanno ostacolato la voglia di Pedro di seguire i successi della Lazio di Simone Inzaghi: "Scudetto alla portata? Quattro o cinque anni fa sicuramente no, ora direi di sì. La Juventus non la vedo come gli altri anni, l'Inter sta lì ma quando si tratta di gare decisive perde qualche punto. La Lazio ha una grande possibilità, può approfittarne. Il centrocampo biancoceleste è composto da giocatori con piedi buoni ma che lavorano per la squadra. Quando recuperano la palla, hanno la velocità per far ripartire l'azione. La squadra sta sempre in quaranta metri, sia quando attacca che quando difende. Il segreto della Lazio è Inzaghi. Quando un allenatore rimane per così tanti anni in una squadra, qualcosa vorrà dire. Mi piace Immobile, già da quando stava a Torino. È troppo forte!".
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