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Roma-Lazio, Nanni: "Io come Felipe. Che coincidenza con il '72, ci volevano tritare..."

di Edoardo Zeno
Fonte: Edoardo Zeno - Lalaziosiamonoi.it

Il derby è da sempre una questione di storia e cuore. Nella vittoria di ieri però ci sono anche un pizzico di destino e coincidenza. Erano infatti cinquanta anni esatti che la Lazio non batteva 0-1 la Roma in trasferta in campionato. L'ultima vittoria biancoceleste in Serie A di corto muso, come la definirebbe Allegri, risale al 12 novembre del 1972. In una stracittadina tra capoliste, le Aquile di Maestrelli si imposero sui rivali di sempre grazie a un bolide dalla distanza di Franco Nanni. Una gioia immensa che l'ex centrocampista biancoceleste ancora ricorda lucidamente: "Noi venivamo dalla Serie B ed eravamo primi in classifica insieme alla Roma. Loro erano molto favoriti. La domenica prima pareggiarono a Cagliari con Riva che sbagliò un rigore. Io dissi scherzando ‘Ammazza che fortuna. Domenica prossima gli finirà’. Ed è finita con un gol mio che poi li mandò in confusione e permise a noi di fare un cammino importante. La coincidenza è che non si vinceva da tempo fuori casa, con uno stadio a maggioranza giallorosso e con loro che ci volevano tritare. Il derby sfugge a qualsiasi pronostico...".

Il Fato ha voluto che, a cinquanta anni esatti da quel pomeriggio, la Lazio è tornata a vincere un derby in trasferta di misura senza subire reti e grazie a un suo esterno di centrocampo. "Abbiamo fattto conto paro". Franco Nanni, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, ha ammesso che Felipe Anderson è il calciatore della rosa attuale in cui più si rivede: "Mi piace tanto. Magari volevo assomigliargli un pochino di più. Come tocca la palla lui mi fa morire. Quando vedo la partita guardo sempre lui. Ipnotizza gli avversari, 99 volte su 100 fa sempre la cosa giusta, vede il gioco prima degli altri. E poi ha un piede delicato perché la palla te la dà sempre coi giri giusti. Mi accosto un po’ a lui però lui rimane un palmo più avanti di me".

ANCORA SU FELIPE - "Merita più considerazione, sono un suo grande ammiratore. Ha una tecnica immensa, come tocca la palla lui… Qualcosina di calcio ne capisco e a lui vedo fargli fare delle cose fuori dalla norma. Solo un calciatore come lui può fare certe giocate. Ha una sensibilità eccezionale. Il mister ha capito che se lo fa giocare tranquillo riesce a dare qualcosa in più. È portato a offendere e se tu lo condizioni troppo a rientrare in difesa è un po’ frenato nelle sue scorribande. È un po’ quello che succedeva a me. Anche a me dicevano di marcare e di stare attento alla zona e spesso e volentieri ero condizionato. Quando giocavo all’attacco, sei più sciolto. Ieri ti mancavano due pezzi da novanta come Ciro e Sergej, eppure avevi quattro giocatori che toccavano benissimo la palla. Tocca falli sfogà (ride, ndr). Ovvio che se poi devono fare tutti la doppia fase perdono qualcosina".

E se tra questo derby e quello dei primi anni settanta si può trovare qualche analogia, lo si può fare anche con la Lazio di Sarri e quella di Maestrelli. Parola di Nanni: "È una squadra votata all’attacco così come lo eravamo noi. C’è molta similitudine. Magari non c’era l’attenzione tattica che c’è nel calcio di adesso. A tutte e due ci piaceva offendere".

La vittoria di ieri è stata allo stesso tempo sofferta ed estremamente importante perché ha consentito alla Lazio di sorpassare in classifica proprio la Roma. L'ex centrocampista biancoceleste l'ha vista così: "È stata una partita molto nervosa. Entrambe le squadre sentivano l’importanza del momento. All’inizio sono rimaste entrambe molto bloccate e cercavano di non farsi prendere in contropiede sapendo che dall’altra parte c’erano attaccanti veloci. Alla fine il risultato è giusto. Noi abbiamo giocato un po’ di più. Loro palle lunghe e poi speravano succedesse qualcosa lì davanti. Noi abbiamo chiuso tutti gli spazi bene. Ciò che conta è il risultato. Abbiamo vinto con un gol che ci hanno regalato e adesso non possono neanche dire che abbiamo rubato".

Pubblicato il 7/11

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