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Lazio, Pandev: "Ecco perché andai via. I tifosi non sanno cosa successe davvero"

di Lalaziosiamonoi Redazione
Fonte: Lavinia Saccardo - Lalaziosiamonoi.it

Lazio, Inter e Napoli, destini incrociati nella domenica della rivelazione. All’ombra del Vesuvio si attende solo di scoprire l’esito di San Siro, coi titoli di coda del campionato tutti da scrivere, una responsabilità enorme per la squadra di Sarri. Vincere a Milano significa frenare, almeno per ora, la festa dei partenopei, ma significa anche rimanere stabile in quel secondo posto, scongiurando l’agguato della Juve e tenendo a distanza le altre. Un filo rosso che unisce le sorti di tre realtà che hanno significato tanto nella vita di Goran Pandev

Miglior calciatore nella storia della Macedonia, si è gustato dal campo il triplete dell’Inter di Mourinho, riempiendo il palmarès con una Coppa del mondo per club, due Supercoppe Italiane, cinque Coppe Italia e uno scudetto. Ma è con la Lazio, che come ha ammesso in esclusiva alla nostra redazione, ha passato il periodo migliore della sua carriera: “Con la maglia biancoceleste ho fatto le mie più belle partite. Ho sempre dato il massimo in tutte le squadre in cui ho giocato, ma quei cinque anni e mezzo in cui ero alla Lazio ho messo in campo le mie prestazioni migliori, soprattutto grazie a Delio Rossi che mi ha fatto diventare un giocatore importante. Lui mi ha dato la possibilità di giocare con continuità, mi ha fatto crescere. In quegli anni ero un giovane in una piazza importantissima, ma grazie a lui mi trovavo benissimo".

Centocinquantanove presenze, quarantotto gol, numeri che inseriscono di diritto il macedone tra gli attaccanti migliori, in rapporto al tempo passato con l’aquila sul petto, della storia del club. Ma di tutte queste reti, una ancora affolla i suoi ricordi e probabilmente anche quella dei tifosi, che una prodezza del genere non se la possono dimenticare. All’11’ conquista palla sulla trequarti, dribbling, finta, ancora dribbling e mancino a bucare la porta: “Quel gol contro la Juventus me lo ricordo bene, è il più bello che ho mai fatto in carriera. Oltretutto con quella difesa che avevano loro, sapevamo che fossero una squadra fortissima. Non siamo riusciti neanche a vincere quella volta, ma quel gol fu bellissimo”.

Era appena arrivato, eppure con quel gol che ricordava tanto quello del compagno Paolo Di Canio in Napoli - Milan della stagione 1993/1994, il cuore dei tifosi se l’era già conquistato. Poi un black-out, arrivato paradossalmente dopo la vittoria della Coppa Italia di cui lui stesso era stato capocannoniere con 6 reti. Galeotto fu quel rinnovo di contratto che non arrivò mai: "Perché andai via? C’erano problemi con il mio contratto, non riuscivamo a trovare un accordo per il prolungamento e Lotito decise di non lasciarmi in rosa. Era appena arrivato Ballardini, che non mi convocò per la Supercoppa e ci rimasi male. Avevamo vinto la Coppa Italia, ne ero stato il capocannoniere e quindi non giocare quella Supercoppa mi era dispiaciuto. Quelli erano tutti interessi tra procuratori e presidenti, io ero solo un ragazzo giovane che voleva crescere”.

Inter, Napoli, poi Turchia e ancora Italia, con le maglie di Genoa e Parma. Tante le fermate successive della sua carriera, ma quando il treno faceva tappa nella Capitale, i fischi si facevano assordanti: “Mi dispiace aver lasciato in questo modo la Lazio, perché so di aver dato tutto per questa maglia. Mi fa stare male aver concluso così il rapporto con il popolo biancoceleste. Ogni volta che sono venuto a giocare all’Olimpico mi fischiavano tutti e ci stavo male dato che so quanto ho dato per quella maglia. Volevo rimanere alla Lazio ma per colpa degli interessi di altre persone non è stato possibile. I tifosi non sanno cosa è successo davvero”.

Da Roma ha portato con sé un bagaglio enorme di ricordi ed esperienza, scatti degli anni più belli di una carriera condivisa con compagni diventati fratelli: “Mi ricordo di Radu, io ero già alla Lazio quando arrivò lui, è un giocatore forte e un bravissimo ragazzo. Ma eravamo un bel gruppo tutti insieme, non forte come la rosa che c’è oggi, ma eravamo compatti, eravamo tutti amici e questo in campo si vedeva”.

“Non forte come la Lazio di oggi” ammette. E chissà come sarebbe stato un Goran Pandev “agli ordini” di Maurizio Sarri: “Ha giocatori fortissimi, lui è molto preparato e ha a disposizione ottimi elementi. Se mi piacerebbe giocare con questa squadra? C’è già Immobile fa cose incredibili. A lui vanno solo tutti i miei i complimenti”.

Infine, uno sguardo alla giornata di domenica e se fare pronostici con un cuore diviso in tre parti è complicato, un desiderio c’è: “Domenica mi aspetto un grande spettacolo. All’inizio credevo che l’Inter potesse vincere il campionato, poi il Napoli ha fatto cose inaspettate. Ma spero che la Lazio vada in Champions perchè se lo merita davvero”.

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Pubblicato il 27-04


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