.

ESCLUSIVA - Vivacqua, dalla Primavera al primo gol in Europa League: "La Lazio per me è stata una scuola di vita"

di Andrea Centogambe
Fonte: Andrea Centogambe - Lalaziosiamonoi.it

Dalla Scudetto Primavera all'Europa League, Francesco Vivacqua ne ha fatta di strada da quando ha lasciato il nido di Formello nel 2013. Da allora l'attaccante classe '94 ha vestito le maglie di Taranto e Spartaks Jurmala, squadra lettone in cui milita attualmente. Appena quattro giorni fa Vivacqua ha fatto parlare di sé siglando il gol dell'1-1 nel match casalingo - valido per il secondo turno di qualificazione alla fase a gironi di Europa League – contro i serbi del Vojvodina. Una rete inutile ai fini del risultato (all'andata il Vojvodina si era imposto 3-0), ma che testimonia l'ascesa continua del ragazzo di Cosenza. La redazione de Lalaziosiamonoi.it lo ha intervistato per farsi raccontare l'emozione del primo gol europeo e per un ricordo sull'esperienza laziale. 

Descrivi il tuo primo gol in Europa League...

“Da qualche minuto avevo capito che avrei potuto segnare. Nel momento in cui il mio compagno di squadra mi ha fornito l'assist, ho incrociato il suo sguardo e sono andato incontro alla palla con tutta la rabbia che avevo in corpo”.

Qual è stato il tuo primo pensiero quando hai visto la palla entrare?

“Il mio primo pensiero è stato quello di riportare immediatamente il pallone a centrocampo. Nonostante fossimo a fine partita, sognavo ancora di riaprire il discorso qualificazione”.

Quali sono le principali differenze tra il calcio lettone e quello italiano?

“Il calcio lettone è giovane, piano piano sta cercando di affermarsi in Europa. Ma credo che a breve le squadre più attrezzate di questo campionato potranno fare bene anche in ambito europeo”.

Quando ti si è presentata questa opportunità di andare in Lettonia allo Spartaks Jurmala?

“Lo scorso novembre, insieme al mio procuratore, stavo valutando alcune situazioni in Italia e all'estero. Mi affascinava l'idea di calarmi in una realtà diversa, in un calcio fortemente in crescita come quello dei Paesi dell'Est. Avevo voglia di emergere in una squadra che puntasse sui giovani, lo Spartaks ha questo tipo di mentalità”.

Che ricordo hai di Alberto Bollini, tuo allenatore ai tempi della Lazio Primavera? 

“È stato fondamentale per il mio passaggio dal calcio giovanile a quello professionistico. Lo considero un maestro per quanto riguarda la crescita caratteriale e lo sviluppo sul campo. Dal punto di vista tecnico-tattico si vedeva che era un tecnico brillante dal futuro radioso. I risultati che ha raggiunto parlano da soli, sia in Primavera che nel calcio dei grandi. È un mister che porterò sempre nel cuore, mi ha insegnato tanto”.

Degli insegnamenti che ti hanno dato alla Lazio, ce n'è uno in particolare che ti sei portato dietro nel calcio professionistico?

“Mi porterò sempre dietro la filosofia del 'non mollare mai', una frase presente nel favoloso inno della Lazio. Mi hanno insegnato a non arrendermi mai, a trarre qualcosa di buono dagli errori e dalle disfatte per rialzarsi e combattere. La Lazio è stata prima di tutto una scuola di vita “.

Chi è il giocatore su cui punteresti ad occhi chiusi tra i tuoi ex compagni di Primavera?

“Danilo Cataldi, parlo da suo ex compagno di squadra. Già in Primavera si vedeva che le sue qualità erano sopra la media. Danilo è un ragazzo sempre disponibile e dedito al lavoro, non è un caso se ora si trova ad onorare una maglia importantissima come quella della Lazio. Merita tanto, spero di vederlo sempre più in alto con la maglia della Lazio!”.

Chi senti ancora di quel gruppo?

“Dei vecchi compagni di squadra sento qualcuno raramente, e questo mi dispiace. Ma so che è difficile mantenersi in contatto, specialmente quando si vive così lontani. Ciò non toglie che per me sono stati dei fratelli, nei momenti più difficili ci siamo aiutati e difesi per raggiungere le soddisfazioni più grandi”.

Che ricordo hai della finale Scudetto giocata da titolare a Gubbio?

“Ho un ricordo indelebile, in tutti i sensi: mi sono tatuato sulla pelle il tricolore con l'aquila della Lazio. È l'unico tatuaggio che ho insieme a un altro riguardante la mia famiglia. Ricordo ogni istante di quel giorno, è stata un'esperienza fantastica, indimenticabile”.

Coletta ha lasciato il ruolo di responsabile del settore giovanile, tu che rapporti avevi con lui?

“Non sta a me giudicare i motivi per cui il generale Coletta se ne sia andato. Di lui posso solo parlare bene, ho bei ricordi perché è stato colui che mi ha prelevato dal calcio dilettantistico per portarmi alla Lazio. È stato sempre disponibile con me, nei suoi confronti nutro grande stima e rispetto”. 


Show Player
Altre notizie
PUBBLICITÀ