ESCLUSIVA - Lo sfogo di Adeleke: "Alla Lazio mi sono sentito usato, ora riparto dall'Australia!"
Fonte: Davide Capogrossi - Lalaziosiamonoi.it
Adeleke Sheyeefunmy. Alla maggior parte dei tifosi della Lazio, ma anche agli addetti ai lavori, questa combinazione di nomi dice ben poco. Non entrerà negli annali del club, una promessa mancata. Si presenta a Formello nell'aprile del 2008, aveva 16 anni. Ad accompagnarlo tale Michele dal Cin, una sorta di Re Mida in Nigeria (figlio di Franco, ex dirigente dell'Udinese e presidente del Venezia, ndr). Adeleke si muove bene, è esplosivo ma come tanti connazionali ancora grezzo tecnicamente. Subentrano alcuni problemi con il tesseramento, Seyi può aggregarsi al gruppo di Bollini solo nella stagione 2010-11. E' uno dei punti fermi di quella squadra, disputa una stagione importante e partecipa talvolta anche agli allenamenti della prima squadra. Nonostante le difficoltà, la lingua, una famiglia lontana migliaia di chilometri. L'anno seguente si trasferisce in prestito al Pergocrema, mentre a Formello arriva quell'Eddy Onazi che seguirà un percorso totalmente differente in biancoceleste. Poi fu la volta della Salernitana. Altro giro, altra corsa, l'approdo in Svizzera, nel Biel. La Lazio in questo modo libera una casella extracomunitario per tesserare il colombiano Perea. Una pratica largamente diffusa nel nostro campionato ed assolutamente lecita, ma che spesso non gratifica la vittima sacrificale di turno. Adeleke è un giocatore di calcio, con sogni e speranze, si sente una pedina di scambio. Il suo contratto scadeva lo scorso 30 giugno, la Lazio gli offre un rinnovo e poi lo cede a titolo definitivo in Australia, al Western Sydney Wanderers. Questa volta l'escamotage è evidente, Adeleke non la prende benissimo, avrebbe voluto dare l'anima per il club che gli ha concesso una grande opportunità. Oggi riparte dall'Australia, il 16 settembre affronterà i coreani del Seoul nell'andata delle semifinali della Champions League Asiatica. Un salto notevole per un ragazzo che calcava i campi di periferia in Svizzera solo pochi mesi fa. La redazione di Lalaziosiamonoi.it ha intervistato in esclusiva Seyi Adeleke, un confronto tra speranze, delusioni ed un grande sogno chiamato Super Eagles.
Sei emigrato in Australia per rilanciarti, ci racconti i motivi di questa scelta? "Ti dico la verità, l'Australia non era la mia prima scelta. Mi sono reso conto che la Lazio non aveva alcun piano per me, dopo ben 3 anni in prestito nei quali ho dovuto superare tante difficoltà. Ho realizzato così che era arrivato il momento di proseguire la mia carriera in un altro posto".
Cosa ti aspetti da questa nuova esperienza? "Il mio obiettivo è di dare il massimo per vincere la A-League e l'Afc (la Champions League Asiatica, ndr)) con un club, il Western Sydney Wanderers, che crede molto nelle mie qualità".
Perchè non sei riuscito ad esplodere in Italia? "Ho avuto difficoltà perché ho iniziato in un club che non crede nei giovani..."
Ci torneresti in futuro in Italia, qualora si presentasse l'occasione? "Non lo so, lascio decidere a Dio..."
Ti ricordi come iniziò la tua storia con la Lazio? "Mi ha portato il veneto Michele dal Cin, figlio di Franco. Dal momento in cui ho messo piede in Italia ho cercato di essere me stesso, una persona umile fuori e dentro il campo. Penso che tutto questo però sia inutile, senza nessuno al tuo fianco che lotta insieme a te".
Hai mai pensato di poter arrivare in prima squadra? "Certo, ho sperato di giocare con la prima squadra perché la Lazio mi ha regalato questa vita e tutto quello che sognavo e avrei voluto ripagarla con tutta la forza che Dio mi ha concesso".
Quali sono i ricordi più belli e quelli più amari con la maglia della Lazio? Ricordo con piacere una partita amichevole con la prima squadra contro la Reggina nel ritiro della stagione 2010/11 e tante partite della Primavera. Il meno piacevole fu in occasione di una gara contro l'Anderlecht nella Viareggio Cup, fui uno dei migliori in campo ma il mio procuratore non era presente sugli spalti".
Chi ti ha aiutato maggiormente per superare le difficoltà di adattamento? "I vari Mankiwa, Ayodele, Iannarilli e Coppola con le loro famiglie. Rimarranno per sempre nel mio cuore, sono stato in grado di adattarmi rapidamente con l'aiuto di queste persone e grazie alle lezioni di italiano".
Il tuo contratto scadeva nel 2014, hai firmato un rinnovo e poi la Lazio ti ha ceduto per liberare un posto extracomunitario. Ti ha dato fastidio questa situazione? "Si, moltissimo. Mi sono sentito usato dalla Lazio...".
Il tuo connazionale Onazi invece ha proseguito il suo percorso... "E' già un grande giocatore, sono contento per lui e gliel'ho detto. Tuttavia ci sono tanti miei compagni della Primavera bravi come lui che non sono riusciti ad arrivare in prima squadra. Onazi ha avuto anche la fortuna dalla sua parte, ora deve solamente usare bene la testa".
Tornando al discorso Lazio, pensi che abbia le carte in regola per tornare in Europa? "Spero di sì e gli auguro una buona fortuna!".
Capitolo contestazione. I tifosi torneranno allo stadio per amore della Lazio, cosa ne pensi? "La Lazio è un grande club, con una delle migliore tifoserie sulla piazza. Spero che possano tornare nuovamente in pace con il presidente per il bene della Lazio".
Consiglieresti ad un giovane nigeriano di tentare la fortuna alla Lazio come hai fatto tu? "Il problema è che chi mi portò alla Lazio ha omesso alcune cose prima del provino nell'aprile 2008. Io ero nel giro delle rappresentative giovanili nigeriane, avevo già preso parte alle qualificazioni al Mondiale U-17. Comunque consiglierei ad un giovane nigeriano di stare attento ad ogni situazione..."
Quando stavi con la Primavera, c'era un giocatore che pensavi potesse arrivare in Serie A? "Ce n'erano tanti, solo che alcuni di loro hanno smesso di giocare ad alti livelli! I vari Luciani, Iannarilli, Ricci, Ceccarelli, Tuia, Barreto, Perpetuini avrebbero meritato di più, Faraoni invece andò all'Inter e sta avendo una buona carriera".
Sogni di poter giocare un giorno con la Nazionale nigeriana? "Certo! E' un sogno per ogni calciatore del mio Paese!".