Da "Se mi lasci non vale" la storia di Mirko e Giulia: "Abbiamo portato in Rai la nostra lazialità. Un cameraman ci teneva..."
ESCLUSIVA LALAZIOSIAMONOI.IT - Quando la fede laziale rappresenta un vero e proprio mantra nella vita di due persone, è facile che questa passione venga di conseguenza portata con sè in ogni esperienza della propria vita. È questo il caso di Mirko Pepi e Giulia Russo, coppia sposata da 9 anni che ha provato a tingere di biancoceleste il proprio trascorso nel programma Rai "Se Mi lasci non vale", format incentrato sui problemi di coppia. 3 figli e la Lazio nel cuore, in un racconto in esclusiva che può allo stesso tempo divertire e far riflettere. Pronti? Partiamo alla scoperta della loro storia:
Come giudicate la vostra esperienza nel programma "Se mi lasci non vale"?
Mirko: "Questa esperienza ci è servita moltissimo, il programma verte sulle difficoltà di coppia. Noi siamo sposati da 9 anni e stiamo insieme da 15, diciamo che c’erano problemi di comunicazione. In quel contesto non puoi evadere dalle problematiche; sei obbligato ad affrontarle nel bene e nel male e mi sono accorto che dentro al programma anche una litigata non era mai fine a sé stessa, ma diventava costruttiva".
Giulia: "Con 3 bambini trovare spazi solo per noi negli anni è stato complicato. Il programma ci ha aiutato anche in questo, facendoci tornare a vivere momenti di coppia. Può sembrare una banalità ma anche una semplice cena da soli non la facevamo da anni. Noi nel programma avevamo una psicologa che ci ha aiutato a dialogare e a capire come confrontare le nostre motivazioni. L’importante è parlarne con qualcuno, perché se c'è la volontà anche i problemi più grandi si possono risolvere".
Come ha fatto la Lazio ad entrare in questa vostra partecipazione televisiva?
Mirko: "I più attenti si saranno accorti che la location della nostra presentazione nel programma era proprio Auronzo di Cadore e in quel caso tutta la famiglia indossa la maglia della Lazio. Mi ero portato dentro anche dei calzoncini della Lazio, ma credo che non si siano visti perché giustamente in tv non sono ammessi i marchi. Diciamo che nel nostro piccolo abbiamo portato in Rai la nostra lazialità, anche se avremmo voluto farlo ancora di più. L'amore per questa squadra ci appartiene e ci scorre nelle vene, quindi non potevamo lasciare la Lazio fuori da questa esperienza".
Giulia: "Il programma stesso è basato tanto sulla nostra fede calcistica, perché abbiamo fatto delle esterne e delle prove di coppia, dove noi siamo stati a Ponte Milvio. Mirko ha organizzato per me un’esterna in cui io dovevo fare una caccia al tesoro lungo i luoghi significativi per la nostra coppia e il primo indizio era un calzoncino della Lazio, che poi per una questione di sponsor hanno dovuto sostituire con un lucchetto. La cosa bella del programma è che non c'era un copione, quindi avevamo la facoltà di esprimerci nella maniera più libera possibile".
Mirko: "Per fortuna c'era un cameraman laziale che ci teneva informati sul mondo biancoceleste. Lì dentro eravamo fuori da tutto, come in una bolla. Non avevamo telefoni, televisori, giochi da tavolo e soprattutto non avevamo i nostri figli e la nostra Lazio. Ad esempio, visto che le puntate si sono registrate a Luglio, durante le registrazioni c'è stato l'addio di Immobile. Il cameraman ce lo ha comunicato e noi abbiamo chiesto di poter chiamare i nostri figli per rincuorarli".
È stato facile per voi trasmettere la passione per la Lazio ai vostri figli?
Giulia: "C'è da dire che sono molto piccoli (la più grande ha 7 anni) però si sono affezionati alla Lazio in maniera naturale. Quando la Lazio gioca alle 15 andiamo molto spesso allo stadio e loro si divertono tantissimo. Se il tempo è buono e non abbiamo impegni cerchiamo di portarli anche di sera purché non piova, perché è meglio cercare di non farli ammalare vista la loro età, altrimenti poi restano a casa tutta la settimana".
Mirko: “Sono orgoglioso di essere laziale e di aver fatto tre figli che per ora sono tutti laziali. Dopo sarà una loro scelta ma spero che la passione per questi colori non si spenga mai. Ho un tatuaggio che ho lasciato in sospeso e che vorrò fare appena saranno un po’ più grandi e dichiareranno con certezza la loro fede; questo tatuaggio riprende la coreografia con scritto “Di padre in figlio”. Per ora non mi fanno preoccupare perché sono lazialissimi tutti e 3"
Quanto è stato duro da digerire l'addio di Immobile per la vostra famiglia?
Mirko: "Ti dico solo che nostro figlio Mathias per il suo sesto compleanno ha voluto una festa a tema Ciro Immobile. Così siamo andati a Formello da tutti i giocatori per fargli fare i video di auguri. Ho ancora sul telefono i video di tutti i giocatori che fanno gli auguri a Mathias; poi con un fotomontaggio abbiamo messo la foto di nostro figlio accanto a quella di Immobile. Ti lascio immaginare quanto sia stato difficile superare il suo addio. Fino a qualche mese fa se gli chiedevi quale fosse il suo giocatore preferito rispondeva Immobile, mentre ora ti dice Messi o Ronaldo. Quando sei così piccolo un giocatore del genere ti fa affezionare ancora di più alla squadra che tifi"
Giulia: "L'addio di Immobile è stato tra i più dolorosi, secondo solo a quello di Nesta. Non era andato via un anno prima per andare in Arabia, quindi non ci aspettavamo che lasciasse la Lazio per andare in Turchia. Comunque va rispettata la sua scelta e non sappiamo cosa si sia detto con la società, è giusto anche che lui sfrutti al massimo questi ultimi anni di carriera. Nostra figlia Denise faceva sempre dei braccialetti da regalare ai giocatori quando andavamo ad Auronzo. Un anno Immobile ha addirittura fermato il pullman della squadra per prendere il braccialetto fatto da mia figlia e ringraziarla".
Mirko: "A livello di attaccamento alla maglia era il numero uno. Anche nell'anno post-covid, quando Sarri in ritiro temeva che i giocatori si ammalassero, lui si fermava sempre a salutare i tifosi con o senza autorizzazione. In questi anni ha sempre dato tutto per la Lazio. Ora questa cosa si è un po' persa, sì c'è Romagnoli che è romano però non è da molti anni alla Lazio, quindi per un tifoso è ancora difficile rispecchiarsi in lui".
Per quanto riguarda voi due, come è nata la vostra fede laziale?
Mirko: "Da parte mia nasce grazie a mio nonno, che mi ha portato la prima volta allo Stadio; la prima partita che ho visto è stata addirittura una trasferta (Parma - Lazio) e avevo appena 2 anni. Da lì sono sempre andato allo stadio e a 15 anni ho fatto il mio primo abbonamento in curva con alcuni amici. Poter trasferire questo credo ai miei figli mi riempie d'orgoglio perché posso proseguire questa tradizione".
Giulia: “Per me il paradigma “di padre in figlio” si è trasformato in “di suocero in nuora”. Infatti io stavo in classe con il fratello di Mirko e conoscevo la sua famiglia da quando ho 6 anni. Essendo una ragazza, mio padre (romanista) non ha mai troppo forzato la mano per farmi diventare una tifosa doc. Invece io ho sempre amato guardare le partite di calcio e stando in classe con il fratello di Mirko sono stata inglobata nell’universo laziale in maniera naturale".
Cosa ne pensate della Lazio di quest'anno?
Giulia: “Quest’anno la Lazio è divertente, somiglia alla prima Lazio di Inzaghi. È divertente da vedere e si vede che loro si divertono nel giocare. Nonostante a livello di nomi abbiamo perso pedine importanti, la coesione si percepisce e questo è importante. Sostenere una Lazio che viaggia a questi livelli è una soddisfazione incredibile per il tifoso".
Mirko: "C'è un calciatore che mi piace tantissimo ed è Rovella. Visto dallo stadio fa ancora più paura, perché ti accorgi che è ovunque e recupera tantissimi palloni. Facendo tanto lavoro sporco magari da casa uno si accorge meno delle sue qualità. Anche nelle interviste mi piace tantissimo, dosa bene le parole e mostra il suo attaccamento a questi colori. Per noi è bello vedere che un giocatore si rispecchia nella tifoseria e capisce l’importanza della piazza. Guendouzi probabilmente risalta più all’occhio rispetto a lui, se non altro anche per i suoi tratti fisici. Poi c'è Baroni sul quale posso spendere solo parole positive; Non ho avuto modo di seguirlo molto nelle sue esperienze pregresse; a Verona giocando quasi sempre contro squadre più blasonate spesso non aveva la possibilità di esprimere il suo gioco e doveva adattarsi agli avversari. È un allenatore che non fa proclami, parla il giusto e parla bene".
Una chiosa sul programma: si può dire che la Lazio sia stata il punto d'incontro nella vostra coppia?
Giulia: "La cosa certa è che l'amore per la Lazio ci accomuna come coppia in primis e poi anche come famiglia. Mi preme dire che molti nostri conoscenti erano sorpresi nel vederci partecipare a questo programma perché da fuori ci vedevano un po' come la famiglia del mulino bianco. In realtà ci sono molti problemi di cui una persona può vergognarsi di parlare e questo programma ti metteva faccia a faccia con le difficoltà. Spesso una donna può sentirsi sola e non sa con chi sfogarsi: con l'amica non ne parla per non far ricadere su di lei i propri problemi, con la mamma non ne parla per non farla preoccupare e finisce col restare intrappolata. Quando sei sposata e magari hai anche dei figli senti sulle tue spalle il peso della famiglia e quindi tendi a far credere agli altri che tutto vada bene".
Mirko: "Ai ragazzi più giovani posso consigliare di parlare subito dei problemi, perché altrimenti si accumulano e diventano una montagna difficile da scalare. Io ero abituato a tenere tutto dentro perché credevo fosse la soluzione migliore, ma in realtà mi sbagliavo. Se affronti una difficoltà hai ottime probabilità di risolverla e il programma ne è una prova".