Antonini (pres. Trapani): "Sogno di sfidare la Lazio. Lotito il migliore". E con Maradona... - VIDEO
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Il Trapani va a Valerio Antonini. L'imprenditore ha ufficialmente acquisito il rimanente 30% delle quote dell'FC Trapani 1905 dall'ex presidente Michele Mazzara, diventando così, con il 100%, l'unico azionista della squadra granata. Originario di Roma, conserva una passione smodata per la Lazio. Emozionato, nell'intervista esclusiva ai nostri microfoni, l'ha "urlato" con orgoglio: "Sono un tifoso sfegatato della Lazio come la gente di Trapani sa, quindi il mio sogno è giocarci contro. Sarebbe la cosa più bella della mia vita. Sarebbe straordinaria come immagine, già me la vedo davanti". Con l'amore non si gioca, con i sogni neppure. E seppur alla guida del Trapani, darà sempre un'occhiata - si fa per dire - alle partite della Lazio, tifandola come ha fatto sempre nel corso della propria vita. Dalle delusioni cocenti ai trionfi più belli, dai momenti complicati a quelli che hanno visto i biancocelesti lottare per i traguardi più prestigiosi: Antonini l'ha sempre avuta accanto, come una compagna di vita che incontri e decidi che sarà per sempre.
IL LEGAME CON LOTITO - Nell'intervista ha parlato anche del rapporto che lo lega al presidente Lotito, utilizzando, per parlare del patron della Lazio, parole che la dicono lunga sulla stima che Antonini provi nei suoi confronti: "Lotito lo considero, insieme a De Laurentiis, il miglior presidente della Serie A. Se non altro perché si scontra con delle realtà mostruose del Nord Italia, ma che sono avvantaggiate da un sistema economico, gestionale del calcio che è scandaloso. Siamo l'unico paese al mondo in cui realtà indebitate che hanno centinaia di milioni di euro continuano a giocare, ad avere giocatori senza avere asset a copertura se non il nome, il brand, che ha un valore molto aleatorio e difficilmente identificabile. È un uomo straordinariamente determinato, ha i suoi pregi e i suoi difetti però sa anche districarsi in un ambiente che non è facile, una città difficilissima, una tifoseria, che è quella della Lazio, molto esigente". Le parole che vengono dopo sono proprio per i sostenitori biancocelesti, di cui si sente di far parte, a tutti gli effetti: "Rispetto alla tifoseria romanista che è molto più ampia, noi siamo tifosi molto esigenti, qualificati, ci sentiamo quasi degli allenatori in campo, critici. Il tifoso della Lazio è il critico per eccellenza, non è mai contento e gli serve sempre una virgola per fare l'operazione. Fare il presidente della Lazio è un mestiere complicato, e credo che lui l'abbia fatto egregiamente. La Lazio è seconda in classifica, ha un bilancio pulito, ha una società con dei calciatori fortissimi. Che vogliamo?".
LA SVOLTA - Nel passato di Antonini, tra i ricordi più belli, c'è la grande amicizia con Diego Maradona. Ed proprio in virtù di questo legame, interrotto dopo la morte del "Pibe de Oro", è nata l'idea dello sport: "Avevo in mente di fare questo passo già da anni, poi si sono create delle condizioni perfette: la mia compagna è di Trapani, il Trapani era in una condizione finanziaria improponibile. Quindi ho deciso di fare questo passo, abbinando il basket, che si trovava nella stessa situazione economica del calcio. Il basket però era in una categoria tale che il mio progetto riuscirà a trainare il calcio dal punto di vista del marketing e dell’immagine complessiva del brand del Trapani. Una città fantastica, che stranamente se ne parla poco, ma può dare tantissimo in quanto a bellezze storiche e naturali. Sono felicissimo del passo che ho fatto perché già sto avendo dei risultati emotivi straordinari. Mi ha colpito molto l’entusiasmo della città. La scorsa settimana abbiamo giocato una partita con il Catania e lo stadio era praticamente pieno. C’erano file al botteghino che non si vedevano da tre anni. La società era praticamente fallita, era caduta nell’oblio. Quindi abbiamo avuto una città esplosa di entusiasmo. Subito dopo c’era la partita di basket e in molti si sono trasferiti da un impianti all’altro per sostenere la squadra. Quindi sono sempre più convinto che l’abbinamento calcio-basket sotto la stessa proprietà sia favolosa e penso di poter raccogliere dei risultati importanti nel breve/lungo termine”.
L'AMICIZIA CON DIEGO - L'amicizia con Maradona gli ha dato la "spinta" a fare il grande salto nel mondo dello sport, ma anche di avere la possibilità di conoscere tra i maggiori leader mondiali. Prosegue Antonini: "Dell’amicizia che ho avuto con Maradona sicuramente la cosa che mi è rimasta dentro è stata la possibilità di conoscere tantissimi leader del mondo della sinistra latino-americana che hanno fatto la storia degli ultimi 60 anni. Ho avuto la possibilità di conoscere non solo Fidel Castro, ma da Maduro a Chavez, da Daniel Ortega (Nicaragua) a Alberto Fernandez, attuale presidente dell’Argentina. Queste cose hanno un impatto nella tua sicurezza di fare affari, di porti nei confronti degli altri che è straordinaria. Sai quando hai la possibilità di incontrare e parlare con presidenti di Stato è un’occasione unica e irripetibile”. E ancora, entrando nel merito, ha raccontato quando il legame con Diego sia stato fondamentale anche per la sua carriera di imprenditore: "Sono stato per tantissimo anni l’uomo per il gruppi Casillo nel mondo. Ho portato l’azienda - che si occupa della produzione di sfarinati, quindi farine di grano tenero e grano duro, che a livello nazionale è tra i primi tre brand del settore agroalimentare - a vendere materie prime in tutto il mondo, soprattutto in paesi molto complicati. Ci siamo costruiti un percorso lungo dieci anni in cui la chiave di volta è stata Maradona. Perché? Una notte, che ha cambiato per sempre la mia vita, ho acceso la televisione e sulla Rai veniva data in differita un’intervista di Maradona a Fidel Castro, in cui Diego chiedeva a Fidel, che ho avuto l’onore di conoscere, quali fossero i problemi di Cuba. Lui disse che il problema principale fosse l’importazione di alimenti, perché Cuba non era produttore di grano e di mais. In quel momento mi venne l’illuminazione di andare immediatamente a Dubai, dove all’epoca Diego viveva, e proporgli di diventare di fatto l’intermediario per il gruppo Casillo per questi Paesi".
"DETERMINANTE FU QUELLA FIDUCIA" - E ancora: "Io lo conoscevo dal 2000 avendo delle amicizie in comune, siamo sempre rimasti in ottimi rapporti, però poi nel tempo ci sentivamo un paio di volte all’anno. Si fidò subito quando gli dissi questa cosa. Dopo una riunione di un’ora e mezza, alla quale partecipò anche il presidente del gruppo Casillo, lui chiamò Fidel Castro e dopo una settimana partimmo. Il fato volle che in quel periodo storico, era aprile del 2013, Hugo Chavez era appena morto in Venezuela e quindi Nicolas Maduro chiamò Maradona per andare a fare la chiusura della campagna elettorale a Caracas. L’idea mia fu quella di accettare questa proposta in cambio della possibilità poi di essere introdotti all’interno del ministero dell’agricoltura e quindi della società statale del Venezuela, e quindi in poco tempo la Casillo divenne in pochi mesi il principale fornitore di grano e di materie prime del governo cubano e di quello venezuelano. Determinante fu la sua fiducia nei miei confronti”.
GLI INIZI - Tornando indietro agli inizi della sua carriera, Antonini ha raccontato: “Io sono romano, nato nel 1975. Ho vissuto per 34 anni la mia vita a Roma, poi ho deciso di trasferirmi all’estero. In questo periodo storico l’Italia rappresenta per i giovani una sorta di tabù, quasi un po’ un muro invalicabile. Abbiamo giovani straordinari, con qualità eccellenti che vanno a fare la fortuna di società straniere perché qui non hanno la possibilità. All’estero vige una meritocrazia che in Italia non esiste da 40 anni. Questo fa si che in tanti emigrino all’estero per fare il loro successo altrove. Poi visto che siamo molto legati al nostro Paese, quando abbiamo realizzato quel passaggio, ci viene in mente di tornare per cercare di dare quel valore aggiunto soprattutto in quelle aree dove capiamo che c’è spazio per poter riuscire”. E proprio in virtù di quest'esperienza, è ora consapevole di dar qualche consiglio ai più giovani: "I giovani devono pretendere un cambio di passo da chi ci amministra. Al tempo stesso, in virtù di tutto questo, chi oggi esce dall'università e cerca lavoro deve prima di tutto pensare a sé stesso, ho sentito dire che noi dobbiamo fare qualcosa per aiutare la società a cambiare. Ma sappiamo bene che è una frase fatta. Chi ci amministra, se non ci dà la possibilità di farlo, noi possiamo avere tutta la determinazione ma non si arriva a nulla. Ai giovani dico: seguite la vostra strada, non fermatevi davanti a bandiere, paesi, andate dove il cuore vi manda. E quando sarete diventati grandi, ritornate qui a investire".
IL SUCCESSO QUANTON - Processo che ha portato alla Quanton Commodities: "La Quanton nasce perché il Gruppo Casillo era diventato troppo dipendente dalle mie attività. Per lasciarmi bene col presidente Casillo, che considero uno dei più importanti imprenditori del nostro paese, decisi di aprire la mia società. Ho portato parte della mia attività che facevo per loro nella Quanton, che oggi fattura centinaia di milioni in Inghiilterra, ha uno staff di ottimo livello. Abbiamo tante sedi, abbiamo aperto tutta una parte dell'attività in Africa per la realizzazione di mulini a mais. Stiamo cercando di avere dello spazio in alcuni porti africani, perché considero l'Africa il futuro del mondo. Certamente non l'Europa che è satura. Invece l'Africa è uno dei pochi posti in cui gli imprenditori devono andare a investire. Se vogliamo evitare che tra sessanta-settanta anni l'Europa sia un paese abitato per il 90% da gente che non è europea, dobbiamo costruire infrastrutture per far sì che la popolazione africana rimanga in Africa".
GLI OBIETTIVI - Tornando al progetto sportivo, si è focalizzato sugli obiettivi da raggiungere col Trapani: "L'allenatore che abbiamo non solo è molto bravo, ma ci sta mettendo quella passione che io cerco nella passione. In Serie D serve gente che dà il sangue per arrivare ai risultati. Lui è veramente un uomo molto legato al risultato, all'obiettivo. Dal primo giorno che è entrato sta dando veramente l'anima. Gli ho promesso che, nel caso in cui vincesse i playoff, il suo nome rimarrà al primo posto nella lista. Basket e calcio? Trapani ha la fortuna di avere tanti imprenditori seri nel settore sportivo di seconda fascia d'interesse. C'è la pallamano Erice che sta facendo la finale nazionale per lo Scudetto, c'è la pallavolo che è in Serie D. Ci sono una serie di realtà, che si assoceranno alla Polisportiva per creare una struttura che nel tempo possa diventare una delle principali polisportive a livello nazionale. L'idea è certamente quella di aggregare all'interno della Polisportiva altre realtà che fanno parte della provincia di Trapani". "L'obiettivo è portare la squadra almeno in B. Poi, una volta che le infrastrutture che abbiamo in mente di ralizzare saranno pronte, tentare il salto in Serie A che è un qualcosa che il Trapani Calcio non ha mai raggiunto", ha concluso.
"Ai tifosi prometto che da me avranno la massima verità, sincerità, determinazione ad arrivare ai risultati che ho promesso. Il mio salto di qualità è lo sport, spero di riuscire, nell'arco di due o tre anni, di riuscire a creare una realtà che mi dia delle grandi soddisfazioni e che soprattutto arrivi a dare alla città di Trapani i risultati che si aspetta".
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