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"Omaggio a Paparelli", tanti presenti. Il figlio Gabriele: "Allo stadio solo per tifare" - FOTO

di Leonardo Giovannetti
Fonte: Dai nostri inviati Valerio De Benedetti e Leonardo Giovannetti

“Omaggio a Paparelli”. Questo il nome del convegno che si svolgerà presso il Consiglio Regionale del Lazio, nella ‘Sala Mechelli’. Ricordare Vincenzo sarà compito cardine della giornata, durante la quale però si affronterà anche il tema della violenza negli stadi. Tanti i personaggi presenti, tutti in qualche modo legati alla triste vicenda verificatasi 40 anni fa.

Dopo un commovente video per ricordare Vincenzo Paparelli, introdotto dall'annuncio dell'epoca di Tito Stagno alla 'Domenica sportiva', Giampiero Galeazzi ha partecipato all'evento tramite un contributo registrato: "Sono rimasto a casa, avrei voluto essere con voi. Quella di Vincenzo Paparelli sembra quasi una tragedia greca, onore al figlio che porta il nome del papà in giro come emblema. Io quel giorno non ero allo stadio, ho visto il derby dalla mia redazione. Quel derby è stato segnato da questa tragica morte. Io andavo allo stadio con mio padre, andavo in Tribuna Tevere non numerata. C'era tanta attesa, la vivevi dentro come ogni sportivo. Questo avrà provato Vincenzo quel giorno, voleva vedere un grande spettacolo e invece è tragicamente scomparso. Io ricordo solo che piansi e dissi: "Non è giusto morire così, in uno stadio". Sembra appunto come morire in una tragedia greca, colpisce a ogni età. Vi prego di mantenere sempre nel vostro cuore la voglia di ricordare Vincenzo Paparelli, per noi l'ultimo emblema di un calcio gioioso e tranquillo che ora non c'è più. Con la sua storia dobbiamo trovare la volontà di andare avanti. Basta con la maleducazione e la cattiveria della gente".

Prende la parola Cangemi, vice presidente Consiglio regionale del Lazio: "Sono commosso per ragioni umane e di testimonianza sportiva. Da laziale il ricordo di Paparelli mi ha accompagnato per tutta l'adolescenza, in quegli anni avevo l'età di Gabriele. Quell'evento è stato significativo, come istituzione abbiamo il dovere e l'obbligo di ricordare. Quando ho chiamato Gabriele Paparelli per condividere con lui questa giornata era lui che ringraziava me. Credo che la testimonianza che oggi portiamo è riassunta in quello che ha detto Galeazzi. Bisogna ricordare anche la nostra lazialità in questa giornata. Quello che successe ha cambiato anche i tifosi che da quel momento si sono sostituiti di generazione in generazione. Abbiamo voluto ricordare Vincenzo Paparelli, e non è un vanto. Questa è una vergogna per chi non l'ha fatto. Ringrazio tutti i presenti, non mi aspettavo una sala così piena. La famiglia Paparelli avrebbe potuto odiare il calcio da quel giorno, invece è più forte di prima. Li ringrazio per tutto quello che ci hanno dato nel corso degli anni".

La parola passa a Ognibene, Consigliere regionale del Lazio: "L'emozione è iniziata già qualche giorno fa quando abbiamo deciso di organizzare questo evento. Quando si è avvicinato il 28 ottobre ci siamo detti: "Come istituzione dobbiamo ricordare Vincenzo Paparelli". C'è stata subito una grande disponibilità. Questa iniziativa è inserita anche nella tematica della lotta alla violenza, bisogna rendere giustizia a Paparelli che non è morto solo quel giorno di 40 anni fa. Muore ogni volta che si leggono in giro per Roma quelle scritte infamanti di qualche cretino. Si combatte con le azioni condivise con i giovani, giorno dopo giorno insieme alle istituzioni. Con gli organi di stampa e con le televisioni, che ci devono aiutare in questo percorso. I giovani hanno bisogno di storie positive. I grandi campioni, gli sportivi, non sono giudicati solo per la prestazione che offrono. Vengono giudicati anche per quello che fanno fuori dal campo, possono essere un veicolo etico importante. Sono contento che Peccinini e Manfredonia, protagonisti dell'epoca, abbiano accettato l'invito. Noi spesso consideriamo gli stadi una zona franca, ormai gli strumenti tecnologici ci permettono di individuare i responsabili di ogni atto spiacevole. Oggi è una giornata di profonda riflessione per non dimenticare Vincenzo Paparelli. Anche se la vita spesso è ingenerosa, dobbiamo pensare che ci sia una nuova alba per mettersi in gioco. Questo è l'insegnamento più importante che dobbiamo trarre dalla vicenda di Vincenzo Paparelli".

Ora è il momento di Gabriele Paparelli, figlio di Vincenzo, che inizia commosso: "Ringrazio tutti per la presenza, per me è un giorno importante. Tutti gli istituti che affrontano il problema del bullismo sono guidati da una forte passione. Da me avranno sempre il pieno appoggio. Io sono ormai trenta anni che cerco di agire nel mio piccolo, con interviste e interventi. Sono tristemente famoso, cerco sempre di entrare in punta di piedi perchè capisco che il mio è un argomento delicato. Mi sento però in dovere, nonostante la sofferenza. Io amo questo sport, amavo mio padre e non mi va giù che debba essere morto per una partita di pallone. Non riesco a conviverci, è più forte di me. Devo far capire che allo stadio si va con la testa, per tifare, per vivere una giornata di spensieratezza. Oggi questi sforzi fatti negli anni vengono ripagati e devo dire grazie. La Regione Lazio con un attimo ha amplificato la mia voce, sono l'oceano che grida basta alla violenza. Meglio tardi che mai, in questi anni sarebbe stato giusto dare più spazio a questo argomento perchè tanti ragazzi sono morti. Lo sport è amore. Per me è un evento anche che sia qui Lionello Manfredonia, che insieme a Giordano e D'Amico è quello a cui sono più legato. Ringrazio tanto anche Matteo Marani per il suo speciale a Sky, perchè grazie al suo operato ho potuto raggiungere tante persone. Basta violenza negli stadi, andiamo a vedere le partite con un panino con la frittata come si faceva all'epoca".

Ed ecco Marani, giornalista Sky, al microfono: “Ogni volta che sento Gabriele parlare mi emoziono. Io quel giorno ero in una casa della periferia di Bologna, e come tanti bambini ero attaccato alla radio per sentire cosa avrebbe fatto la mia squadra. È piovuta su di noi questa notizia tremenda. Ha segnato tante generazioni, per tutti i tifosi del calcio. È stata una giornata rimasta scolpita nel tempo. Sono contento di aver potuto organizzare questo speciale, ho deciso di raccontare Vincenzo Paparelli parlando con l'unica persona che poteva farlo: Gabriele. Il giorno in cui sono andato a casa sua, ci ha accompagnato un tassista. Stavo chiacchierando con Gabriele al telefono, il tassista mi ha detto: "Vorrei conoscerlo perchè io sono laziale". Quando siamo arrivati è corso a stringergli la mano. Per me è stato importante farlo, i laziali sono stati straordinari in questi anni. Ma deve diventare la storia di tutti, perchè è significativa nel mondo del calcio. Io ho ammirato tanto da lontano Manfredonia, sono contento che anche i giocatori siano qui. La tenerezza di Gabriele Paparelli è la forza straordinaria di questo racconto. Qui ci sono molti ragazzi, molti non c'erano quando accadde. Bisogna tenere vivo il ricordo di chi non c'è più per contrastare tutto quello che c'è di brutto oggi nel mondo del calcio. Questo è un dovere di tutti i ragazzi, futuri frequentatori degli stadi. Nessuno uccida più Paparelli".

La parola passa a Riccardo Cucchi: "Sono contento di essere qui. Questa è una giornata importante, io sono un innamorato del calcio. Io quell'ottobre del 1979 non ero ancora un giornalista, ero un tifoso. Sono uno di quelli che nel 1974 ero nella Curva Nord della Lazio, travolto dagli abbracci e dai festeggiamenti. Bisogna seguire il consiglio di Gabriele, ho tanta fiducia nelle nuove generazioni. La mia generazione ha fallito su tanti aspetti, loro devono fare meglio. Se qualcuno dovesse pronunciare una frase razzista o non consona al mondo dello sport, denunciate, fatelo presente. Quello che succede oggi negli stadi ci dice che il problema esiste, diffidate da tutti quelli che vogliono sminuire la vicenda. Il calcio è una carta assorbente della società, se negli stadi si verificano alcuni episodi è perchè sono presenti all'interno della società. Lo sport e il calcio in particolare è sinonimo di confronto, di mettersi alla prova. Molti ricorderanno il calciatore Jorge Valdano, diventato oggi scrittore. Un episodio mi ha colpito, quando un giornalista gli ha detto per offenderlo: "Tu sei un venditore di sogni". Lui ha pensato che fosse un grande complimento, perchè il calcio è un grande contenitore di sogni. Il tifo per una squadra è un amore irrazionale, impossibile chiedere a un tifoso il motivo per cui sostiene la sua squadra. Il calcio è rispetto, non ha nulla a che vedere con la violenza e il razzismo. Non pensate mai che lo stadio sia una zona franca, perchè non lo è. Quello dovrebbe essere il luogo dove si sfoga il peggio del nostro essere? Non è comprensibile. Gli occhi dei bambini sono quelli che guardano meglio il calcio, sono quelli che dovremmo avere tutti nel seguire questo sport. Auguro a tutti i giovani di non vivere mai storie come quella di Vincenzo Paparelli".

L'ex biancoceleste Lionello Manfredonia, presente quel tragico giorno in campo, interviene: "Per me è bellissimo vivere questa giornata. C'è un problema politico, perchè la gente vive male e si sfoga in maniera diversa. Questa è una generazione di bravi ragazzi, ma ci sono delle minoranze che vivono male e non bisogna essere indifferenti con quello che ci circonda. Ero presente nel derby del 1979, alla fine la partita è stata sospesa per quella tragedia. Era un calcio di passione e sentimenti, ma è successo quello che non doveva succedere. Era doveroso stare vicino alla famiglia Paparelli, è fondamentale l'evento organizzato oggi. Il calcio ha pochissima memoria, le generazioni future dovranno essere d'esempio".

Anche l'ex Roma Peccinini, presente in campo quel giorno, ha espresso un pensiero: "Ho detto subito si per partecipare all'evento. Abbiamo narrato la storia di Vincenzo Paparelli, io vi voglio raccontare la mia sensazione quando è successa questa tragedia. Noi lo abbiamo saputo alla fine della partita, non nascondo di aver pianto. Ho pianto l'uomo Paparelli, la sua famiglia, perchè in quel momento mi sono tolto i colori che avevo addosso e mi sono immedesimato in quelle persone. Per una partita di calcio questa famiglia ha perso un padre e un marito. La vicenda ha lasciato una traccia indelebile nella mia vita, ma nel calcio non ci sono stati cambiamenti in positivo. Ancora oggi ci sono manifestazioni di cattiveria, violenza e razzismo. Ricominciando dai ragazzi di oggi torneremo di nuovo a un calcio di sport".

Interviene per ultimo l'ex biancoceleste Piscedda: "Il razzismo, il bullismo, va combattuto. Devono farlo i ragazzi e le istituzioni. Alcune cose sono indifendibili, come i cori ieri per Balotelli. Non si può dire: "I veronesi sono ironici". Bisogna combattere queste manifestazioni, altrimenti si dà la possibilità ad altri di sbagliare. La stupidità umana ha diversi gradi, allo stadio raggiunge forse il più alto. Rimane difficile combatterla".


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