Lazio, un gigante in scena: Milinkovic domina e cancella il passato...
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it
Chiudete gli occhi e tornate per un attimo a quel 20 maggio 2018, allo spareggio Champions tra Lazio e Inter. Ricordi amari, ma depurando la memoria dall’amarezza per quella gara, si possono isolare diverse istantanee e tutte riportanti un protagonista: Milinkovic-Savic domina il centrocampo, scherza con gli avversari che non riescono a prenderlo, a contenerlo, ci riesce la sfortuna, la mala sorte che accompagna lui e la Lazio in quella serata, una sua punizione nel primo tempo si schianta sulla traversa, sarebbe stato un gioiello probabilmente decisivo nello svolgimento della partita e della qualificazione Champions. Ora premete il tasto forward e andate avanti di dieci mesi rispetto al 20 maggio. La Lazio espugna San Siro, batte l’Inter 0-1 e decide lui staccando di testa sul secondo palo. Milinkovic gela San Siro, regala ai biancocelesti un successo che in campionato mancava da tre anni, una vittoria dolceamara perché nelle successive partite la squadra avrebbe fatto solo un punto nelle successive quattro giornate contro Spal, Sassuolo, Milan e Chievo abdicando di fatto alla corsa per il quarto posto. Un lampo in una stagione difficile, Sergej non era quello ammirato l’anno prima, pagava una preparazione fatta a singhiozzo causa Mondiale, una nuova collocazione tattica non ancora assorbita del tutto. Si sarebbe rifatto in finale di Coppa Italia, segnando il gol che ha indirizzato la sfida contro l’Atalanta e trascinando la Lazio verso la settima affermazione della sua storia.
DOMINANTE - Uno schiaffo a chi sosteneva la tesi di un giocatore poco incisivo nei grandi appuntamenti, fragile caratterialmente e non in grado di affermarsi sotto pressione. Lo stacco su Djimsiti e il gol in finale sono stati il prologo a un’estate di lavoro intenso, focalizzato sulla Lazio, sulla ferrea determinazione e voglia di riprendersi tutto quello che sembrava sfuggire via. Non lo hanno distratto le sirene di mercato, ha mostrato d’essere cresciuto, di essere diventato grande nella testa, nella mentalità. Inzaghi lo ha reinventato tuttocampista, ne ha abbassato il raggio d’azione, lo ha quasi affiancato a Leiva, per regalare più libertà a Luis Alberto. Mossa vincente perché Sergej è un jolly fondamentale: i numeri dicono che è il giocatore della Lazio che copre più campo, si applica e fa legna, senza però perdere estro e qualità quando c’è da incidere in transizione offensiva. Contro l’Inter ha fornito una prestazione sublime, totale, ha dominato il centrocampo, scherzato gli avversari, regalando all’Olimpico biancocelesti momenti di estasi pura. Alcuni numeri inquadrano bene la prestazione del serbo: Milinkovic è stato il centrocampista che ha effettuato più recuperi in partita (19), è stato il giocatore della Lazio ad aver corso di più (11,98 km), ha giocato 67 palloni e completato il 75% dei passaggi, segnato un gol e preso una traversa. Milinkovic è stato debordante, ha segnato il gol decisivo in un altro scontro diretto, come accaduto a dicembre contro la Juventus. Due gemme e sei punti che valgono oro nella rincorsa a un sogno che diventa sempre più concreto. È salito in cattedra Sergej, dimostrando di essere ormai uno dei centrocampisti più forti e completi d’Europa, cancellando il passato e scrivendo un capitolo di pura emozione in un presente da vivere tutto d’un fiato.