Lazio | Radu, boss e sangue biancoceleste: 427 volte grazie, è nella storia
Fonte: Alessandro Zappulla - Lalaziosiamonoi.it
Sul viso qualche ruga ne traccia l’espressione. Una sfumatura di maturità acquisita negli anni a mitigare quell’indole ribelle dal carattere di cemento armato. Stefan Radu e l’addio al calcio, che ha preteso coincidesse con l’addio alla Lazio. Unico ed eterno amore da quel lontano 2008, quando dalla Romania approdò in biancoceleste. Fu un’intuizione del duo Sabatini – Lotito, grazie al tramite dei Becali. Corsa e cuore che ha rubato l’occhio nella sfida di qualificazione Champions disputata a Bucarest contro la Dinamo. Dalla Champions alla Champions, l’addio di Stefan, che nel frattempo si è ritagliato il soprannome di Boss nello spogliatoio biancoceleste, passa ancora per il percorso che conduce alla coppa che conta. Dal confronto nel 2007 con indosso la maglia della Dinamo dove cedette il passo alla Lazio, alla conquista della Champions in queste ore dopo una stagione fantastica con l’aquila sul cuore. "È una gara importante per centrare la qualificazione in Coppa – aveva dichiarato alla vigilia - anche senza la penalizzazione della Juventus. Vogliamo finire secondi in classifica perché questa squadra se lo merita dopo il grande lavoro fatto in questa stagione”. Centrale con Delio Rossi, poi subito traslocato a sinistra come terzino, centrale nella difesa a tre sia con Ballardini che con Reja per tornare terzino con Pioli e Inzaghi, sino all’ultimo atto della sua carriera. 427 presenze con l’aquila sul petto e migliaia di km percorsi senza mai esitare, lo hanno laureato il giocatore che ha indossato più volte quella casacca sulle spalle. Il Boss di storie potrebbe raccontarne infinite, ma da leader vero in queste ultime ore ha preferito chiudere il forziere dei ricordi a doppia mandata. Fa intravedere una lacrima che scalda il volto. L’emozione che solo gli uomini di buon cuore sanno mostrare senza alcuna esitazione. Quante battaglie, quante corse, quante sfide in Italia e in Europa, quanti derby e quanta Lazio. Decine e decine di compagni, allenatori e filosofie di gioco. Mai un passo indietro, mai un mugugno, neanche quando all’addio burrascoso di Inzaghi, nel cambio epocale di filosofia calcistica, proprio lui il Boss ha rischiato di restare ai box. Niente paura. Il cuore batte forte e per Stefan sa battere in una sola maniera. Sangue biancoceleste dall’inizio alla fine, sino al midollo anche se nell’ultimo atto di carriera, restare alla Lazio è significato recitare un ruolo da “comprimario”. Si può dare molto sia dentro che fuori dal campo. Queste lezioni Stefan Radu potrebbe racchiuderle in un immenso e lunghissimo romanzo. L’enciclopedia di un campione da tramandare di generazione in generazione per insegnare soprattutto l’umiltà agli aspiranti calciatori. Oppure si limiterà a lucidare gli scarpini, senza mai però appenderli del tutto. Taccuino in mano e pallone sotto il braccio, Stefan Radu che da “Boss” potrebbe diventare “Maestro” per consegnare il suo sapere alle giovani aquile laziali. È una lunga storia la sua, vissuta sul campo, sino agli ultimi attimi di corsa, sino all’ultimo battito d’ansia con gli scarpini ai piedi. Calano le luci dello stadio. Il boato dell’Olimpico sfuma lentamente. Le scalette degli spogliatoi assumono un sapore diverso. La clessidra su cui scorrono gli ultimi granelli sta per esaurirsi. Esce il numero 26 fra gli applausi, resta il campione nella storia. Ora è pronto a prendersi il suo capitolo indelebile nell’epopea laziale. Grazie di tutto Stefan! Grazie di tutto Boss!