Lazio, Milinkovic: tre minuti per cambiare la storia. E sognare il futuro...
Fonte: Laura Castellani - Lalaziosiamonoi.it
Il Sergente, il Gigante. Chiamatelo come volete. Ma quando si è alzato in volo per incornare la palla e buttarla in rete, nella finale contro l'Atalanta, Sergej Milinkovic Savic più che un gigante è sembrato davvero immenso. L'ennesimo colpo - letale, questa volta - alla sua vittima preferita, la Dea, ferita già altre tre volte. "Sono ancora sotto shock": è incredulo, quando ci ripensa. Grande e grosso, certo, ma ancora in grado di lasciarsi sopraffare dalle emozioni. La notte di mercoledì se l'è meritata, quel ragazzone serbo: dopo le critiche, dopo l'infortunio. Dopo il lavoro sodo per tornare in campo, giusto in tempo per la partita più importante della stagione. E, alla fine, certi sforzi raramente vengono vanificati dal destino. Che gli ha regalato poco più di un quarto d'ora per fare quello che sa fare meglio: essere determinante, precisamente tre minuti dopo aver messo lo scarpino sul manto erboso dell'Olimpico. Pochi secondi in cui dimostrare di avere nel proprio sangue l'attitudine di chi sa fare la differenza, nonostante le luci e le ombre, le difficoltà, le lacrime e i dubbi. A due giornate dalla fine del campionato, le sue valutazioni di mercato promettono di impazzire nuovamente. Ma il futuro di Sergej Milinkovic, dopo quel bacio all'aquila che porta cucita sul petto, è una storia dal finale tutt'altro che già scritto.
LA SALITA - Che sia stata una stagione quantomeno insolita, per lui, non è questa grande scoperta. Alla consacrazione definitiva dello scorso anno, alle offerte stellari che hanno bersagliato il club - bravo a dribblarle e tenersi stretto il Sergente, superando senza drammi l'estate - hanno fatto seguito prestazioni disorientanti. In grado di rendere l'ambiente ancora più schizofrenico, dopo le vertiginose valutazioni calcolate nelle precedenti finestre di mercato. È stato insistentemente messo in dubbio: alcune sue sortite - la brutta prestazione nella sconfitta per 4-1 contro l'Eintracht, per dirne una - quando non hanno suggerito addirittura l'idea di un passo indietro, sono apparse come un'opaca e infelice stasi sul piano del suo sviluppo. Inzaghi ha sempre indicato il ritiro mancato, come grande colpevole: d'altronde, Sergej si è unito alla Lazio quando la squadra era già avanti con la preparazione. Normale sentire fatica, prima di adeguarsi ai ritmi. A maggior ragione se, a metterci il carico, ci pensa pure qualche problemino fisico.
LACRIME VERSO IL RITORNO - Mesi complicati, ma anche di crescita. Perché la realtà è diversa da quella che superficialmente può apparire: Milinkovic non è mai stato fermo sullo stesso punto. Anzi, non ha mai smesso di lavorare su di sé. Non a caso, la Lazio sembrava tornata protagonista della corsa Champions League proprio nell'istante in cui Sergej mostrava di aver ritrovato la propria forma migliore. I suoi gol saranno anche numericamente inferiori rispetto a quelli dell'anno scorso, ma pesano come macigni. Contro il Cagliari, ha segnato e si è sciolto in pianto. Poi la risalita: dal gol del pareggio con il Torino a quello, decisivo, in casa dell'Inter. Qualità. Saper incidere anche in una manciata di minuti, sbugiardare chi si affrettava a definirlo un ragazzino sopravvalutato. Contro l'Atalanta è entrato in campo al volo, è partito dalla panchina e ha spezzato la gara. "Con il Milan è stata dura per me, dopo l'infortunio. Ma ho fatto il massimo con lo staff medico, che mi ha preparato per la partita. Il mister mi ha fatto entrare ed è andata bene. Era da dopo Milano, che mi preparavo per questa partita". Sergej, ovvero la soluzione. L'esultanza, liberatoria, e il bacio sulla maglia. Il punto in cui incontrarsi e da cui ripartire.
FUTURO - E adesso, a due partite dalla fine del campionato, chiedersi quale futuro sia possibile per Milinkovic, e per la sua Lazio, sembra un quesito indispensabile. Un crocevia inevitabile. Lotito lo adora e non si sbilancia in previsioni: "Milinkovic è il miglior centrocampista del campionato italiano. Ha margini di crescita perché è un ragazzo giovane. La valutazione non è legata solo alle qualità, ma anche alle potenzialità che ha nell'inserimento in un determinato contesto. Non è soltanto un discorso economico, altrimenti l'avrei venduto". Il mancato approdo in Champions League potrebbe avere il suo peso, ma le ambizioni più razionali vanno controbilanciate con le decisioni prese con il cuore. Scorrere la pellicola per sbirciare l'epilogo di questo film è impossibile. Ma si possono interpretare i segnali che la trama suggerisce. Pratica impaziente ma necessaria: perché il gol contro l'Atalanta vale metà Coppa Italia e risolleva le voci di mercato, ridesta le sirene europee. Le milanesi e la Juventus, più di tutti, sembrano non perderlo d'occhio. Ma il bacio all'aquila sul petto è una dichiarazione d'amore. Fa il paio con le frasi pronunciate all'indomani della finale: "Speriamo di vincere altri trofei insieme". Partendo dalla Supercoppa, magari. Proseguendo ancora uniti, verso altri obiettivi. E chissà, continuando a correre insieme per trasformare quell'augurio - "che la Lazio possa arrivare sempre più in alto" - in una promessa. Il popolo biancoceleste vuole continuare a crederci.
Pubblicato il 18/05 alle 18:00