Lazio, la "baraja" di Patric: da jolly a cavaliere per rientrare tra i primi 11
La Coppa toglie, la Coppa dà. Nel mezzo, oltre alla virgola, c'è il tempo utile a cambiare. Il Patric del pareggio contro il Milan nella serata di Tim Cup non era lo stesso dell'ultimo match di Europa League disputato a Siviglia. D'altronde, le mani che si sono lasciate sfuggire via un'occasione non possono essere le stesse che ne afferrano un'altra. A mali estremi serve una "bacchettata" per renderle più forti e pronte. E dopo il rimprovero di Inzaghi negli spogliatoi del Sánchez Pizjuán - dove Patric è rientrato stizzito subito dopo la sostituzione - lo spagnolo ha capito che la sua combattività avrebbe dovuto cambiare direzione. Che si sarebbe dovuta riversare solo ed esclusivamente sul campo. Nell'arco di sei giorni ha preso tanti respiri profondi e si è messo di nuovo a disposizione del suo mister, come è da sempre abituato a fare. Col tempo, infatti, gli è stato attribuito il ruolo di jolly. Quando sulla fascia destra c'è bisogno di un tuttofare Patric risponde sempre presente. Ma ora, dopo l'ottima prestazione di Firenze, è proprio su questa disponibilità che vuole fare leva per catapultarsi nel ruolo di titolare contro il Parma. Vuole cambiare figura: da jolly diventare qualcosa di diverso. Tipo un cavaliere, quello che nella baraja - il mazzo di carte spagnole - è contrassegnato dalla coppa e dal motto "¡ahí va!".
UN'ALTRA DIREZIONE - Sono due, in realtà, i significati dell'espressione - "¡ahí va!" - che accompagna il caratteristico "caballo de copas" (cavallo di coppe) spagnolo. Si usa, in primis, per indicare qualcuno nello spazio. Dov'è Patric quando la fascia destra lo reclama? "¡Ahí va!", "eccolo!", risponde il difensore. Come il più fedele dei cavalieri si presenta alla corte di mister Inzaghi e dice "sì" all'impresa. Perché di impresa si tratta quando si arriva ad affrontare il Siviglia con una squadra ridotta all'osso dagli infortuni. Patric ce la mette tutta, ma la tensione e le responsabilità sono troppe. Così finisce col commettere diversi errori, che sono difficili da accettare dopo la prestazione convincente del Ferraris. Per il difensore la rabbia è doppia e si trasforma in stizza quando al 48' minuto - nel tentativo di recuperare le sorti del match - Inzaghi decide di sostituirlo per lasciare spazio a Correa. Patric esce dal campo e, vittima della rabbia, va dritto negli spogliatoi. Non guarda in faccia nessuno, nemmeno il mister. Il tecnico però non ci sta. Così gli corre dietro e lo riporta in panchina. E da lì dovrà ripartire.
¡AHÍ VA! - La sorte, però, decide di dargli un'altra chance. E Inzaghi, visti i numerosi assenti in difesa, deve fare lo stesso. Sei giorni dopo, infatti, Patric è di nuovo in campo contro il Milan per la semifinale di andata di Coppa Italia. Oltre alla multa che gli è stata inflitta dalla società per la sua condotta poco corretta, lo spagnolo deve pagare un'altra ammenda: i fischi che all'annuncio delle formazioni accompagnano il suo nome. Insomma, il suo comportamento non è piaciuto a nessuno e il difensore sa di avere gli occhi puntati addosso. Ma questa volta non sbaglia neanche sotto pressione. Si dimostra preciso, puntuale e attento. Sa contenere l'avanzata del Milan e quando è in difficoltà si affida all'esperienza di Acerbi e alle indicazioni che Inzaghi gli impartisce dalla panchina.
UNA SORPRESA - Ma è contro la Fiorentina che Patric intende il suo "¡ahí va!" in un altro modo. In spagnolo, infatti, l'espressione si usa anche per esprimere sorpresa, stupore. Esce quasi spontaneamente dalla bocca quando si assiste a qualcosa di inaspettato. Come la prestazione del difensore contro i viola di Pioli. Probabilmente la migliore delle dodici disputate dall'inizio della stagione. Inzaghi lo preferisce a Bastos in difesa e i fatti gli daranno ragione. Non lascia spazi a Biraghi e compagni, trasforma quella destra in una fascia inviolabile e azzarda persino un assist in direzione di Immobile. Si merita uno chapeau da parte del pubblico. Il popolo di Instagram lo applaude anche dopo l'augurio di pronta guarigione che il difensore rivolge a Federico Chiesa. Patric, in realtà, conosce bene il fair play e ha un cuore grande. Il mister, invece, gli fa i complimenti al termine del match. "Mi serviva lui per coprire quella zona del campo contro una squadra come la Fiorentina", svela Inzaghi. Il tecnico biancoceleste aveva bisogno di Patric e della sua versatilità. Aveva bisogno del suo jolly.
CAVALLO DI COPPE - La carta che meglio lo rappresenta, però, è un'altra: il cavallo di coppe. Quella che nella "baraja" vale 11. La coppa ha già segnato il suo prima e il suo dopo. Il motto "¡ahí va!" l'ha già pronunciato nel senso giusto. E domenica contro il Parma Patric spera di nuovo in un ruolo da titolare. Vincere il ballottaggio con Bastos e Luiz Felipe non è facile, ma lo spagnolo crede in se stesso. Perché per abbandonare le vesti del jolly e salire sul cavallo non bastano coppe e motto, serve rientrare nei primi 11.