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Lazio, il punto di Zappulla: "Lotta, grinta e coraggio per prenderci l'Europa"

di Lalaziosiamonoi Redazione

La vittoria di Torino lascia aperta la speranza europea. Che si chiami Champions o Europa League questo lo definirà solo il percorso netto sul campo. Certo è che la vittoria di di qualche ora fa pesa parecchio in chiave positiva. Le prossime due settimane saranno decisive per tenere vive le speranze e recuperare il terreno perso. Firenze prima e il Milan in casa poi, con la coda estera di Monaco, solcheranno il tracciato da seguire da qui in avanti. Se tema a parte farà la trasferta tedesca, lucente e preziosa di per sé vista la caratura e lo spessore della competizione, un discorso differente va invece aperto sul menù che offre il campionato. Per la Lazio la Champions League è e resterà una festa, da vivere in tutto il suo splendore, dopo un anno fantastico che ha permesso di guadagnarsela con merito. La guerra da vincere però è e rimane quella della domenica. Le sfide della Serie A, l confronti durissimi all'ultimo colpo, che per la Lazio di Sarri si stanno trasformando in battaglie proibitive da superare.

Il saliscendi di questa annata sta facendo ammalare di mal di mare l'intero panorama laziale. La Lazio è una squadra che ha smarrito parte della sua identità. Sembra essere un esperimento genetico mal riuscito. Nel DNA della Lazio a tratti si rintracciano trame sarriste di un calcio che fu. Attimi di gioco fluido e di possesso, che l'anno passato hanno alzato i giri del motore sgasando in faccia a tutti. Attimi però, attimi appunto, completamente assorbiti da un alone nero del calcio espresso finora sul campo. Il club biancoceleste ha intrapreso una via difficile e audace da perseguire. La rosa in estate ha iniziato un percorso a ritroso in termini di esperienza, ma ha anche registrato un balzo in avanti in freschezza e dinamismo.

La Lazio ha iniziato a cambiar pelle, nelle individualità e nei cardini della squadra. Ha deciso di unire nuovi lampi di luce ai fari accesi da anni. Un melting pot generazionale e qualitativo, che Sarri ancora non è riuscito a plasmare. Un peccato originale questo, di cui il tecnico ad oggi è acora prigioniero. "Essere o non essere" continua a domandarsi. Ed ecco che in ogni gara, fedele alle sue convinzioni, alimenta lo spartito classico del fraseggio e della manovra, ma che spesso emana un sound che stona negli accordi. Una musica che non piace al maestro, che imperterrito però continua a strimpellare. Tanto che il popolo laziale resta spesso disorientato. Tanto che i quesiti sul rendimento rischiano di far eco a sé stessi ogni settimana.

Ma questa che Lazio è? Questa squadra quanto vale realmente? Domande a cui nessuno trova risposte. Una partita vinta contro il Bayern all'Olimpico esalta le potenzialità, le stesse che un attimo dopo vengono soffocate da una sconfitta inattesa contro il Bologna. Dubbi e incertezze, che rischiano di impantanare tutto. Eppure pensandoci bene un indirizzo forse ci sarebbe, oppure quantomeno sarebbe il caso di tentare

Nel tratto più sabbioso del guado, il comandante abile e carismatico deve essere in grado di lasciare le mappe e fidarsi dall'istinto. La Lazio, o sarebbe meglio dire questa Lazio, dà il meglio di sé quando abbandona le vesti aristocratiche e scende a lottare come una provinciale affamata. È successo nei derby, quando neanche un centimetro ha mai concesso alla Roma. È successo nelle grandi sfide giocate con le big un anno fa, vincendole quasi tutte. È successo anche ieri in trasferta a Torino, quando la squadra di Sarri ha vinto facendo il Bologna corsaro di domenica scorsa. Ha sofferto per un tempo, ha sbandato per un intero round di gara, per poi colpire come un serpente a sonagli, non una, ma due volte e mandando Ko l'avversario. Ha vinto la Lazio, raccogliendo di più di quel che aveva seminato. Ha vinto da provinciale, soffrendo e sudando, ma senza specchiarsi mai nella sterile applicazione dello spartito. Ha vinto, dimostrando a tutti e soprattutto a sé stessa, che nelle annate difficili e di ricostruzione, dove la sintonia è più complessa del previsto, il sound vincente è quello semplice e genuino.

Compattezza, attesa, interdizione, aggressività non esasperata e battaglia di gamba e di coraggio, più che di schema e intelletto. La Lazio di oggi dimostra nei fatti che può permettersi solo questo e si esalta in questo. È la nuova frontiera del Sarrismo? Chi lo sa, ma di certo più verticalizzazioni e qualche lancione sembrano fruttare maggiormente rispetto al tiki taka d'altri tempi. E allora coraggio e speranza. L'Europa è lì, ma non attende in eterno. L'audacia vera a volte sta nel discutere un credo per il bene supremo.


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