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Lazio, il Bayern è ingiocabile: ma ora testa alta e continuare a crescere...

di Marco Valerio Bava
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it

Perdere fa male, fa dispiacere sempre. Ma perdere contro i marziani può lenire la delusione, perché il Bayern è davvero fuori dal mondo. Forse il rover Perserverance troverà le prove che è da lì che vengono i ragazzi di Flick. Un altro pianeta i bavaresi. Più tecnici, più fisici, più veloci e feroci nel portare il pressing e nel riconquistare palla, più bravi a sfruttare le occasioni, a evidenziare i difetti dell’avversario. Più tutto. Il Bayern è una macchina praticamente perfetta, una macchina che nell’ultimo anno e mezzo ha inanellato numeri straordinari, trofei e record. Sono arrivati sei successi assoluti (Bundesliga, Coppa di Germania, Supercoppa di Germania) tra Germania ed Europa/Mondo (Champions League, Supercoppa Europea, Mondiale per club). Flick ha cambiato tutto, ha messo il turbo a una squadra straordinaria e i numeri non mentono mai. In 71 partite sotto la guida del tecnico di Heidelberg sono arrivate 59 vittorie, sei pareggi e sei sconfitte. 213 gol segnati. Sì, avete letto bene. Duecentotredici gol fatti e 74 subiti. In Champions, poi, i numeri possono essere ancor più straordinari. Quindici gare giocare, 14 vittorie e un pareggio: 53 reti realizzate, per una media di 3,53 a partita e 10 incassati. Tra questi 53 spiccano gli otto al Barcellona e i sette al Chelsea (in due sfide) nella stagione scorsa e i quattro rifilati quest’anno all’Atletico nella prima sfida del girone. 

La Lazio, è vero, ha fatto errori, hanno sbagliato alcuni giocatori probabilmente non all’altezza del palcoscenico, ma non viene il dubbio che sia anche una squadra del genere a indurre all’errore? Il Bayern mette pressione, la mette materialmente alzando ferocemente il pressing e la mette mentalmente con il suo curriculum eccezionale. La Lazio ha approcciato in modo timoroso alla sfida? Sì e lascia l'amaro in bocca. Ma è anche comprensibile. Inzaghi chiedeva spensieratezza, era quasi un’invocazione al cielo, una speranza coscientemente vana, si poteva prevedere che di fronte a questo uragano rosso la paura sarebbe subentrata. Lo si è capito dal primo rinvio sbilenco di Lazzari che la tensione di essere divorati da un predatore implacabile stava attanagliando le gambe della Lazio. Il Bayern è uno squalo bianco che sente l’odore del sangue, una macchina mortale che non permette repliche. Dicono alcuni: “Ma in campionato avevano pareggiato e perso nelle ultime due”. Risposta: ma il dubbio che Alaba e compagni in campionato, dove la superiorità è netta ed evidente, giochino a scartamento ridotto, magari senza innestare le marce alte e che invece in Champions, dove il livello si impenna, mettano a regime tutti i cavalli del motore, non vi tocca? Il ricordo è un po’ il Milan dei tempi d’oro: non sempre impeccabile in campionato, ma poi eccezionale nelle notti di gala.

La Lazio deve prendere il buono di una partita al cospetto dei migliori. Sono queste le notti che fanno crescere, che insegnano, che lasciano le tracce da seguire per fare davvero il salto di qualità. Il Bayern è unico, il divario è netto, per larghi tratti la sensazione era quella di essere impotenti di fronte a tanta forza. Sensazione che, ormai, in Italia non si prova al cospetto di alcun avversario, un elemento che offre la dimensione di quanto la Lazio sia cresciuta e che deve essere motivo d’orgoglio per tutti: giocatori, staff e società. Negli anni si è lavorato bene, ma c’è modo di migliorare. Il campo ha parlato chiaramente, ha detto dove si può e si deve intervenire per crescere ancora. La difesa non è stata rinforzata in estate, a Milano contro l'Inter e poi contro il Bayern i limiti sono apparsi in tutta la loro evidenza, deve diventare una priorità assoluta per il futuro e altri errori non saranno possibili. La Lazio, però, non può deprimersi. Lo scoramento dei giocatori è comprensibile, ma era difficile aspettarsi altro da una partita del genere, contro un avversario simile. Ora torna la Serie A, dove i biancocelesti possono ambire al quarto posto, i mezzi per tornare in Champions ci sono. Passo dopo passo, consolidando i progressi fatti. Solo così si può davvero crescere. 


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