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Lazio, Correa nell'élite dei decisivi all'esordio: con Vieri, Simeone, Zarate...

di Alessandro Vittori
Fonte: Alessandro Vittori - Lalaziosiamonoi.it

Inarrestabile, imprendibile per tutta l'Atalanta, ha reso dolcissimi per la Lazio gli ultimi minuti della finale di Coppa Italia. Il suo nome è Joaquin Correa, è colui che ha messo la firma sul trofeo. A San Siro 70 metri di corsa lanciato da Immobile, mercoledì altrettanti ispirato da Caicedo. Cambia il suggeritore, cambia l'avversario, cambia tutto ciò che c'è intorno, ma non la sostanza. La palla finisce in gol, e dopo la semifinale anche la finale è nel forziere. Una volta si diceva 'Palla a Klose e s'abbracciamo', a Correa la palla non si deve neanche passare, basta lanciarlo.

PARAGONI INGOMBRANTI - Oggi Correa è considerato l'eroe della vittoria in Coppa Italia, ma nel corso della stagione ha dovuto superare paragoni ingombranti. Innanzitutto quello con il suo predecessore Felipe Anderson, trasferitosi in estate al West Ham. Poi quello con il Papu Gomez, obiettivo di mercato dei biancocelesti, che poi hanno preferito proprio il Tucu. Se con Felipe il dibattito sulla preferenza può considerarsi ancora aperto, la sfida con Gomez è ormai vinta. La finale di Coppa Italia ne è la dimostrazione: nel primo incrocio decisivo Correa ha lasciato il segno, mentre il Papu ha dovuto masticare amaro. Quest'ultimo resta comunque un giocatore di alto livello, ma i sei anni in meno del laziale e la crescita già alla prima stagione del ritorno in Serie A, rendono Correa in prospettiva sicuramente più forte.

L'ESPLOSIONE A GENNAIO - Una prima parte di stagione utile per l'ambientamento, poi a gennaio la scintilla. In Lazio - Juventus Inzaghi torna alla formula fantasia (già varata contro il Cagliari) e a Correa assegna una maglia da titolare al fianco di Immobile. I biancocelesti alla fine perdono, ma la prestazione convince e la traccia è segnata. Il Tucu dimostra in ogni partita le sue qualità, ma i gol non arrivano. L'ultimo l'aveva segnato il 25 novembre contro il Milan e, segno del destino, sono i rossoneri a sbloccarlo di nuovo. La rete nella semifinale di ritorno di Coppa Italia prefigura un finale di stagione scoppiettante, quella a Cagliari è la giusta preparazione alla finale. Contro l'Atalanta i fuochi d'artificio, prima in campo, poi quelli veri con la coppa in mano.

NELL'ÉLITE DEI DECISIVI AL PRIMO ANNO - Correa l'ha detto con il petto gonfio d'orgoglio nell'immediato post partita della finale: "Sono entrato nella storia della Lazio". In realtà l'argentino è addirittura entrato in un club ristretto, un'élite di giocatori decisivi in una finale già nella stagione d'esordio in biancoceleste. Lui è l'ottavo, preceduto da illustri colleghi. Il primo è Maurilio Prini, poi in ordine cronologico, Vladimir Jugovic, Sergio Conceição, Christian Vieri, Diego Simeone, Claudio Lopez e Mauro Zarate. Il loro nome è legato a una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, una Coppa delle Coppe, e resterà nei libri di storia biancoceleste. Dal 15 maggio 2019 è stata scritta un'altra pagina, nel capitolo Coppa Italia 2018-19 c'è la firma di Joaquin Correa.

PUNTO DI FORZA PER IL FUTURO - Per Correa la stagione non è ancora finita, un altro traguardo è nel mirino. Il ct argentino Scaloni l'ha inserito in extremis nella lista dei 37 pre-convocati per la Coppa America e ora il Tucu vuole rientrare in quella definitiva dei 23. La missione è difficile, ma non impossibile, per questo ieri sera contro il Bologna era tra i più motivati. Ciò che ingolosisce i tifosi della Lazio però è pensare a quello che Correa potrà fare nella prossima stagione. Sarà uno dei punti di forza dei biancocelesti e, se dovesse confermare la crescita avuta durante l'anno in corso, rientrerebbe tra i top della Serie A. La Coppa Italia è soltanto l'inizio.

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