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Lazio, 200 volte Immobile: Ciro riscrive la storia

di Edoardo Zeno

Dante Alighieri scelse i canti per la sua Divina Commedia, Manzoni optò per i capitoli ne I Promessi Sposi, Boccaccio, invece, divise il Decameron in novelle. Ogni grande classico che si rispetti è stato scandito da diverse parti. Dalla letteratura allo sport. Anche una leggenda come Ciro Immobile merita di essere omaggiata un passo alla volta. Il metodo più semplice, nel caso di uno dei migliori marcatori della storia del calcio italiano, è il numero dei gol. La prima tranche si era conclusa la sera del 3 novembre 2019 quando il 17 biancoceleste mise a segno contro il Milan la sua centesima rete con la maglia della Lazio. Una girata da ariete per battere niente di meno che Gigio Donnarumma. Quella sera a San Siro qualcuno gli avrà sicuramente detto “Altri 100 di questi gol”. Detto fatto. A quattro anni di distanza, il capitano ha trasformato i sogni in realtà, ha tagliato finalmente quota 200, il primo giocatore a riuscirci nella storia della Prima Squadra della Capitale. Per farlo ha scelto il palcoscenico più bello, quello della Champions League. E chi l’avrebbe mai detto al momento del suo arrivo? Chi l’avrebbe mai detto che quel ragazzotto biondo di Torre Annunziata sarebbe diventato inarrivabile? Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe messo alle spalle gente come Piola, Giordano e Signori? Forse solo lui. Ciro l’ha sempre saputo, non si è mai posto limiti e oggi è lassù in cima, simbolo di una squadra e di un club storico, capitano, leader e beniamino dei tifosi senza parametri di età.

I cento passi. Non quelli di Peppino Impastato nel film di Marco Tullio Giordana. Nulla a che vedere con la mafia e la criminalità, Immobile racconta una storia di passione, amore, impegno e dedizione. Quarantotto mesi dopo, Ciro ne ha fatti altri 100, uno dopo l’altro, come i gradini di una scalinata che porta nell’Olimpo dei migliori. Da quella sera di novembre del 2019, i tifosi biancocelesti hanno urlato altre 100 volte il suo nome con le braccia rivolte verso il cielo e gli occhi pieni di gioia. Non si può dire, però, che sia stato un percorso costante e lineare. Come tutti gli sportivi di un certo livello, il centravanti ha vissuto con alti e bassi. La stagione 19/20 è stata quella del sogno scudetto stroncato dal Covid che Immobile chiuse con 36 gol in campionato eguagliando il record di Higuain a Napoli. L’annata successiva non è esattamente una passeggiata per la squadra di Inzaghi che arriva sesta, ma sempre con la certezza in maglia 17. Sono 25 i suoi gol stagionali, tra cui anche i primi in Champions League con l’aquila sul petto. Nell’estate del 2021 Sarri arriva a Roma, c’è aria di rivoluzione e cambiamenti. Si passa dal 3-5-2 al 4-3-3, ma Immobile è sempre il punto di riferimento e il faro offensivo della Lazio. Cambia il modulo, ma non la musica. Ciro continua a fare ciò che gli riesce meglio: gol. Sono 32 le marcature, nonostante qualche assenza per infortunio. Arrivano infatti i primi i acciacchi anche per un atleta esemplare come lui: dai dolori alla caviglia, passando per i problemi muscolari e arrivando fino all’incidente stradale che lo ha coinvolto ad aprile.

Periodo complicato. Quello che inizia con la stagione 2022/23. Immobile gioca meno rispetto al solito, tanto che Sarri è costretto a inventarsi Felipe Anderson come falso nove. Tredici gol in tutte le competizioni, che non sono pochi ma lo sembrano per come aveva abituato tutti. Il fisico non lo supporta più come vorrebbe e uno generoso in campo e fuori come lui ne risente. Nel frattempo continuano a piovere critiche ingiuste e immeritate sul fronte Nazionale. Immobile è stato uno dei protagonisti dell’Europeo vinto a Wembley con due reti all’attivo e tantissimo lavoro sporco per la squadra di Mancini. Forse qualcuno se l’è dimenticato e se l’è voluto dimenticare. Ciò che conta è che il bomber quella medaglia d’oro la conserva gelosamente a casa così come il ricordo di quelle Notti Magiche. Siamo all’alba della terza stagione biancoceleste del Comandante. Ad Auronzo arriva un attaccante poco conosciuto, di proprietà del New York City ma reduce da un’ottima annata con il Girona. Ecco El Taty Castellanos, la Lazio ha finalmente un vice Immobile dopo tanti tentativi falliti. Per la prima volta nella Capitale, Ciro deve vedersela anche con un po’ di concorrenza. A inizio campionato, Sarri si affida sempre al 17 che ricambia con il gol all’esordio a Lecce. Una rete illusoria che aveva fatto credere che i problemi fisici fossero finalmente alle spalle. Eppure la forma fisica di Immobile lascia ancora a desiderare. Anche la condizione psicologica, dopo mesi difficili, non è delle migliori. Alla Lazio serve un Immobile al top dentro e fuori dal campo, per questo il mister inizia a preferirgli l’attaccante argentino. Qualcuno sui social (per fortuna una sottile minoranza) esagera con le critiche e il capitano si sfoga in un’intervista al Messaggero che spiazza un po’ l’ambiente e riaccende le voci su una possibile partenza direzione Arabia Saudita. Ciro capisce subito l’errore e, ospite a Verissimo, torna subito sui suoi passi. “Ho ancora da fare molto con la Lazio e la gente che mi ama”, parola del 17 che accetta il momento e, da capitano vero, aiuta la squadra anche a distanza. Contro la Fiorentina ben 77 minuti in panchina, ma con la testa dentro al match, con le gambe che fremono di bruciare il prato dell’Olimpico. Poi l’ingresso, il coro dei tifosi, lo spirito battagliero che lo ha sempre contraddistinto, il rigore assegnato, la rincorsa, la palla in rete e l’esultanza sotto la Nord. Ciro bacia lo stemma sommerso dall’onda biancoceleste dei compagni. Era il numero 199, oggi sono 200 e la storia è stata scritta ancora. Trafitto Bijlow, colpito il Feyenoord e un'altra corsa sfrenata sotto la Curva. Se è vero che nessun giocatore supererà mai la grandezza del club, è vero anche che ci sono calciatori che ne incarnano i valori e ne resteranno simboli e bandiere per l’eternità. Ciro è uno di questi, Immobile rappresenta la Lazio. Lunga vita al Re.


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