Immobile "pippone" d'Italia? Gli attacchi scomposti contro la verità dei numeri
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it
Immobile in nazionale, tema complesso, da analizzare con lucidità, senza farsi prendere dal furore nazionalpopolare che dopo l’eliminazione dagli Azzurri, ad opera della Macedoni del Nord, vuole alcuni sulla gogna e mentre altri vengono posti sotto l’ombrello di comode attenuanti. Gravina, per esempio, presidente di una FIGC che si è macchiata del peggior fallimento in 104 anni di storia, viene sollevato da responsabilità, come se il tracollo fosse figlio solo di un sistema malato che rema contro il povero presidente. Per carità, sono tante le cose che non vanno nell’Italia del calcio, ma Gravina - che da presidente Federale percepisce 240 mila euro l’anno - cosa ha fatto in quattro anni per riformare il sistema? Perché la sensazione, molto forte, è che a parte la fortunata parentesi estiva culminata coi rigori di Wembley, il calcio italiano sia fermo alle riforme di Tavecchio che era sì un personaggio inadeguato per tanti motivi, ma quantomeno aveva provato a dare una sterzata con le regole sul fair play finanziario e il lancio dei centri federali, il tetto alle rose con indicazioni precise sul numero di italiani e provenienti dal vivaio, l’Italia come apripista per il Var. Ma se il colpevole non è Gravina, non è Mancini, non è Jorginho che sbaglia due rigori contro la Svizzera, non è Berardi che si divora un gol fatto contro la Macedonia, allora chi è?
CIRO UNICO COLPEVOLE - Ovvio, Immobile. “Pippone”, lo definisce Dagospia, apice di una serie di insulti verecondi e analisi spietate e poco serene di media e tifosi social. Ma se i secondi non hanno alcuna responsabilità d’opinione, i primi dovrebbero invece provare ad analizzare i fatti, a guardare con occhi che non siano traviati dalla fede calcistica. Troppe volte sull’attaccante della Lazio sono state scaricate responsabilità non proprie, troppe volte s’è guardato il dito e non la luna per provare a esaminare le problematiche dell’Italia in zona gol. Le pagelle del giorno dopo lo condannano: fioccano i 4, come se Immobile si fosse divorato il gol vittoria. Ah era Berardi? Che pure prende 5,5 su un importante giornale. Per un altro noto quotidiano sportivo, che mesi fa ebbe la geniale idea di accusarlo di aver giocato positivo al covid, addirittura è il peggiore in campo. Ciro è un generoso, è un ottimo attaccante, che nella Lazio ha trovato la sua dimensione ideale, segnando a raffica e macinando record su record. Ha forse i migliori ispiratori del campionato alle spalle (Luis Alberto e Milinkovic-Savic) e ha una squadra che in lui ha trovato il riferimento carismatico e realizzativo.
NORMAL ONE - Immobile non è un fenomeno, non è l'attaccante più forte in circolazione, seppur sia riuscito a vincere tre volte la classifica cannonieri in Serie A, la scarpa d’oro davanti a campionissimi come Lewandowski, Messi e Ronaldo, a superare Piola nella classifica dei marcatori all time della Lazio. Nonostante questi splendidi traguardi, però, è evidentemente che il ragazzo non abbia le qualità tecniche e tattiche del polacco o di Benzema, è un bomber, con Sarri sta imparando a giocare di più con la squadra, ma rimane un ottimo finalizzatore. Forse a Mancini serviva uno come il francese, un fenomenale regista offensivo, uno capace di creare calcio, di avere una pulizia tecnica capace di condizionare l’avversario sin dal primo controllo, per diventare poi anche un devastante uomo d’area. La verità è che le caratteristiche di Immobile mal si sposavano con l’idea di gioco del commissario tecnico, eppure anche senza di lui (vedi gara con la Svizzera all’Olimpico o contro l'Irlanda del Nord a Belfast) l’Italia ha fatto una fatica immane ad arrivare al tiro. Il problema dunque è altrove. È in un gioco troppo orizzontale, in centrocampisti incapaci di verticalizzare, in esterni offensivi abituati ad avere palla sui piedi e a non attaccare mai gli spazi. Fa comodo pensare, però, che l'unico difetto di un ingranaggio perfetto sia l'attaccante. È quell'atteggiamento tipicamente italiano che porta a nascondere la polvere sotto il tappeto, a non affrontare i problemi, trovando un capro espiatorio da sacrificare sull'altare del popolino inferocito. Immobile non è glamour, non ha una stampa che lo esalta, è un ragazzo semplice, è il normal one del calcio e questo tira poco. Non fa vendere, anche perché Ciro indossa la maglia di un club mal sopportato da chi orienta l'opinione comune.
NUMERI - Immobile non gioca in Nazionale con la stessa sicurezza con cui gioca nella Lazio, questo è chiaro, ma è pur vero che nessuno l’ha mai messo in condizione di esprimersi al meglio. Il gioco di Mancini non l’ha mai aiutato e i media nazionali l’hanno attaccato con violenza sin da subito. Eppure analizzando i freddi numeri che non diranno tutto, ma qualche spunto lo offrono, si nota che il rendimento azzurro di Immobile è in media con quello di molti grandi nomi del calcio italiano. Ciro ha giocato con la nazionale 55 volte, ha segnato 15 reti e fornito otto assist. Quindi, nelle 55 partite che ha giocato, è entrato 23 volte in una realizzazione di squadra, con una media quindi di un gol o un assist ogni 2,39 partite. Niente di clamoroso direte voi? Nì. Bobo Vieri, per esempio, ha una media di un gol o un assist ogni 1,82 partite, Pippo Inzaghi 1,97, Schillaci di un gol o un’assistenza ogni 2 partite, Paolo Rossi 2,18, Bettega ogni 2,21 e Altobelli 2,34. Stiamo prendendo in esame solo i centravanti, senza considerare le seconde punte, gli esterni offensivi o i trequartisti. Immobile ha una media peggiore di Vieri, non troppo lontana da Inzaghi e Schillaci, simile a Bettega e Rossi, praticamente uguale a Spillo Altobelli. Ma attenzione, perché Ciro fa meglio di mostri sacri come Boninsegna (2,4), Chiesa (2,42), Luca Toni (2,47), Anastasi (2,5), Graziani (2,78), Vialli (3,1), Chinaglia (3,5) Paolo Pulici (3,8) e Aldo Serena che segnava o forniva un assist ogni quattro partite in azzurro. Immobile ha vinto un Europeo, ha partecipato con gol e assist alla vittoria di luglio, ha medie non troppo differenti da illustri colleghi e migliori di altri. Ma viene costantemente massacrato. Perché? Forse perché gioca nella Lazio.
Pubblicato il 25/03