Immobile, mister Bruni: "Vi racconto Ciro da ragazzo. Alla Lazio ha trovato la sua dimensione"
Fonte: Tommaso Marsili
Finalmente Ciro. Dopo anni di sacrifici e momenti difficili, l'attaccante di Torre Annunziata si è preso un posto nell'olimpo dei bomber italiani ed europei. Con la Lazio si è consacrato, ma il suo percorso inizia da lontano. Nel 2010 vinse da protagonista il Torneo di Viareggio con la maglia della Juventus Primavera, facendo anche il record di gol segnati. A dirigerlo dalla panchina c'era Luciano Bruni, che oggi, in esclusiva ai nostri microfoni, ci ha raccontato come lo impressionò all'epoca e come continua a farlo tutt'ora.
Lei ha allenato Immobile durante la sua permanenza nella Primavera della Juventus. Com'era all'epoca?
"Beh, sostanzialmente è cambiato poco. Si è irrobustito, maturando fisicamente, però le caratteristiche e le movenze sono rimaste invariate".
Già ai tempi si era contraddistinto per la sua vena realizzativa, soprattutto nel Torneo di Viareggio. La impressionò particolarmente durante quella competizione?
"Ancora oggi il record di reti (10, ndr) è in suo possesso. In quell'anno lì segnammo molto e subimmo pochissimo, 2 o 3 reti. Indubbiamente il quantitativo più grande di marcature fu fatto proprio da Ciro. In finale anche scrisse il suo nome sul tabellino. Per l'80% il Torneo lo vinse lui".
Lei ha avuto l'opportunità di allenare giovani divenuti poi campioni (tra cui Zaza, Nainggolan, Icardi, ndr). L'ex capitano dell'Inter, che ha condiviso con Ciro il primato di gol in Serie A nel 2017/18, è così diverso dall'attaccante laziale o ci sono punti in comune?
"I due bomber sono accomunati dal fiuto per il gol, dalla scaltrezza, poi le caratteristiche possono variare: Ciro è più generoso, gioca per la squadra, mentre Icardi lo fa un po' meno. Differiscono per il fisico, anche il modo di correre. Sostanzialmente nella qualità dei movimenti e di anticipare con il pensiero alcune mosse ci sono delle similitudini, ma ognuno di loro ha caratteristiche specifiche".
Attualmente Immobile è uno dei migliori attaccanti a livello europeo. Se lo aspettava e, soprattutto, vedeva che in lui ci fosse quella voglia di emergere?
"Assolutamente sì. Lo si vedeva già a livello Primavera che era un tipo determinato, che parlava poco e faceva prevalere i fatti. La sua generosità è sempre stata sotto gli occhi di tutti. Non mi meraviglia vederlo tra i migliori. Certo, prevederlo è sempre difficile, poi durante la carriera possono succedere tante cose anche se si hanno le qualità giuste. La serietà e i comportamenti fortificano il percorso di crescita. E' tutto merito suo".
Durante la sua carriera, Immobile ha girato molte squadre per poi stabilirsi alla Lazio. Crede che questa sia la sua dimensione ideale?
"Credo proprio di sì. Si è consolidato ed ambientato a Roma. Si vede che ha la cosiddetta lazialità. Sicuramente chiuderà la carriera con l'aquila sul petto, mi sembra che ci stia proprio bene. Ciò che mi meravigliò all'epoca e mi stupisce tutt'ora, è come la Juventus abbia lasciato andare tranquillamente un talento del genere. Sembrava non ci credessero fino in fondo. Avrebbe potuto benissimo giocare anche con i bianconeri, considerando anche gli acquisti degli ultimi anni in attacco da parte della società di Agnelli".
Durante le parentesi europee (Dortmund e Siviglia, ndr) però Ciro ha avuto delle difficoltà che lo hanno portato poi a cambiare aria. Secondo lei perché?
"Questo è difficile da capire. Per un giocatore italiano, andare all'estero non è sempre facile: la lingua, le situazioni ambientali e il resto. Secondo me è più facile per gli stranieri venire in Italia che non il contrario, ho sempre avuto questa impressione (salvo ovviamente delle eccezioni). Probabilemnte Ciro aveva bisogno del calore e dell'affetto del tifo che si vive in Italia, essendo nativo di una terra molto passionale come la Campania. Il suo difficile ambientamento penso possa essere ricondotto alla mancanza del suo paese e delle sue abitudini".
Ora che la sua forza è consolidata, pensa che possa sfondare anche in Nazionale?
"Quello che gli manca è la continuità con gli Azzurri. In una Nazionale giovane, dove lui è tra i veterani pur essendo un classe '90, può essere il veicolo trainante. Colmasse questa lacuna, arriverebbe a completare la sua carriera su tutti i fronti. Ha le carte per riuscirci. Adesso è arrivato ad una condizione psicologica ed ad una maturità tale, soprattutto dopo quest'annata, che gli permettono di avere grandi motivazioni per raggiungere gli obiettivi futuri, sia con la maglia dell'Italia che con quella della Lazio".
Parlando di Lazio, dopo tredici anni è tornata la qualificazione ai gironi di Champions League. Immobile, data anche la sua esperienza internazionale, può aiutare in questo percorso?
"Decisamente sì. Per come la vedo io, giocatori della forza realizzativa di Ciro non ce ne sono molti. Lui ha dimostrato in questa stagione di fare gol in tutte le maniere, di essere pronto per ambire a qualcosa di importante".
Si ringrazia Luciano Bruni per la disponibilità