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IL PRECEDENTE - L’urlo di Munch e della Lazio: Signori e Gazza dipingono ad arte l'Olimpico

di Alessandro Menghi
Fonte: Alessandro Menghi - Lalaziosiamonoi.it

Cadere in casa col Cagliari significherebbe macchiare un cammino fin qui quasi perfetto. Lo storico trionfo all’Allianz Stadium con la Juventus e la vittoria  in casa del Nizza non possono non trovare seguito in un successo casalingo contro i sardi. Ma è in questi momenti di euforia ed entusiasmo che lo sgambetto si nasconde dietro l’angolo, pronto a giocare brutti scherzi. La Lazio non dovrà sottovalutare l’avversario tirando dritto per la propria strada, superando l’ennesimo ostacolo. All’Olimpico arriva un Cagliari ferito, che ha appena cambiato allenatore e che può riservare insidie inattese. Sarà compito di Inzaghi tenere tutti sulla corda, provando a centrare l’ennesimo risultato positivo. Come nel lontano 1994, quando il tridente dei sogni Signori-Gascoigne-Boksic fece gioire il popolo laziale.

L’URLO DELLA LAZIO - Il 13 febbraio del 1994 c’era bisogno di un po’ d’arte. Il furto del giorno prima de “L’urlo” di Edvard Munch alla Galleria Nazionale di Oslo, durante la cerimonia di apertura dei XVII Giochi olimpici invernali di Lillehammer, aveva inferto un duro colpo a tutti gli amanti della pittura espressionista e non solo. Era come se un pezzo di storia e cultura mondiale venisse sottratto ad ognuno di noi. E sapere che quel 13 febbraio 1994 Topolino festeggiava il suo 1994esimo numero, una coincidenza più unica che rara, non bastava ad alleviare l’animo ferito. L’unico modo per restituire arte era crearla daccapo. Così fece la Lazio all’Olimpico contro il Cagliari. Nuovi artisti, nuove tecniche di pittura e al posto del pennello ecco i piedi ed un pallone. I nomi dei geni? Singori, Boksic e Gascoigne, uno più esteta dell’altro. Zoff non poteva rinunciare all’estro di quei tre, fortemente ispirati quella domenica. Poco Cagliari e tanta Lazio che produceva palle gol a ripetizione: la prima firma sul match la pone Singori su calcio di rigore, un passo di rincorsa e Fiori battuto. Nella ripresa è ancora ‘Beppe gol’ ad andare a segno con una pennellata sotto l’incrocio dei pali direttamente da punizione. Il profumo del Mondiale statunitense ormai alle porte galvanizzava il numero 11 laziale che dopo quindici minuti calò il tris, questa volta di testa su assist di Boksic. Il tridente offensivo biancoceleste non dava speranze alla difesa rossoblù, incapace di porre rimedio alle avanzate furiose dei tre micidiali attaccanti. La cornice al quadro la mise Gascoigne, il più pazzo degli artisti. Fintando di chiamare uno schema su punizione, mirò la porta disegnando una parabola divina sotto il sette: un altro capolavoro, festeggiato con “la statua” sotto la Tribuna (per intenderci, stile Mark Bresciano). Il 4-0 finale chiudeva una giornata perfetta, restituendo un pizzico d’arte a tutti. Era proprio il caso di dirlo, quel pomeriggio l’urlo (di gioia) era anche della Lazio. 

P.S.: Ah, tre mesi dopo “L’urlo” venne ritrovato integro in un albergo di Åsgårdstrand, città norvegese della Contea di Vestfold.


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