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IL PAGELLONE 2020 - Lazio, l'anno del virus con la corona: il sogno infranto e il ritorno in Champions

di Lalaziosiamonoi Redazione
Fonte: Lalaziosiamonoi.it

Addio 2020. Worst Year Ever, così l'ha definito ieri mattina il Time in prima pagina. Il peggior anno di sempre. Sotto tutti i punti di vista, compreso quello sportivo. L'anno delle Olimpiadi annullate a causa della pandemia da Covid, così come gli Europei e Wimbledon. Un'annata anomala, quella calcistica, spezzata in due. Pre e post lockdown. Chi l'avrebbe mai detto? L'interruzione, la ripartenza e ora il nuovo campionato. Tre stagioni completamente diverse per la Lazio. Dall'esaltazione per i primi due mesi al sogno scudetto infranto da un virus senza precedenti. Dopo l'estate la terza versione della squadra di Inzaghi, tanto bella in Champions League - riconquistata dopo 13 anni - quanto fragile in Serie A. Dare dei giudizi non è mai stato così complicato.

LA SOCIETÀ

LOTITO Claudio: Il Patron tifoso – La sua voglia di vincere è quella di un ‘patron’ tifoso. Non ci sta a perdere o a vedersi sfuggire gli obiettivi sotto al naso. Ecco perché a volte sembra quasi troppo esigente con squadra e allenatore se le cose non procedono per il verso indicato. Si è circondato da tempo di professionisti seri nell’organigramma societario. Ai noti Calveri e Igli Tare, ha aggiunto Annamaria Nastri (grande esperienza) in ambito marketing e comunicazione e Nicolò D'Angelo (ex Questore di Roma) responsabile della sicurezza della Lazio. A questi nell’ultimo anno si sommano nella piramide dirigenziale: Marco Gabriele, ex fischietto e attuale addetto agli arbitri per il club e infine Roberto Rao, nuovo portavoce di Lotito e Responsabile della comunicazione della società, in luogo del compianto Arturo Diaconale. In questo anno solare, come tutti i presidenti, Lotito ha affrontato la crisi pandemica, senza far subire contraccolpi eccessivi alle casse. A livello sportivo il 2020 resta per la Lazio e un anno positivo, soprattutto, per la conquista dell’ottavo di finale di Champions, anche se la coda post-Covid del campionato scorso è stata assolutamente deludente. L’inizio di questa stagione invece, complice anche una campagna acquisti attualmente non soddisfacente, è caratterizzata da una pericolosa altalena di rendimento. La sensazione è che si sia perso di nuovo terreno. VOTO 6

TARE Igli: Naso chiuso – Ha avuto il Covid-19, ma fortunatamente ha superato questo male oscuro in maniera completa. Eppure, non certo per via del ’maledetto virus’, da qualche tempo il fiuto del direttore sportivo non sembra esser più lo stesso. Ha ciccato clamorosamente con l’acquisto di Vavro una stagione fa, pagato quasi 12 milioni. Ha faticato a regalare Durmisi e Berisha, mentre si è presto disfatto di Jony. Il diesse poi ha salutato Lukaku senza rimpianti e ha cercato di colmare la carenza sulla fascia sinistra con Fares. L’ex Spal però si è dimostrato come uno dei più deludenti dell’ultimo semestre 2020 in casa Lazio. Il vero flop ad oggi è tuttavia Muriqi. Costato 18 milioni di euro, il suo rendimento è stato praticamente impalpabile. Se è vero che con Milinkovic e Luis Alberto Tare si assicurò un bonus importante nel dare/avere in termini di plusvalenze (al momento solamente ipotetiche), con lo scarso rendimento di Vavro, Fares e Muriqi, si annotano nell’ultimo biennio circa 40 milioni congelati in attesa di ‘risveglio’. Tare è sempre stato l’asso nella manica della Lazio. La querelle David Silva non ha fatto altro che amplificare il malcontento della piazza. Serve di nuovo quel fiuto da ‘SuperDiesse’ per far tornare la squadra nell’Olimpo del calcio italiano. VOTO 6

PERUZZI Angelo: Insostituibile - Un amore mordi e fuggi, sì. Ma pur sempre amore. Ci sono stati alti e bassi anche quest’anno, in un particolare momento sembrava che le strade potessero separarsi nel silenzio calato improvvisamente per delle divergenze. E invece eccolo lì, il club manager della Lazio, più saldo che mai nel suo ruolo fondamentale. È il vero collante tra la squadra, lo staff tecnico e la dirigenza, l’amico con il quale potersi confidare, ma al tempo stesso una persona autorevole a autoritaria da non far innervosire. E quando ci sono dei problemi, come ad esempio quello recente con Luis Alberto, ci pensa lui a far rientrare tutto. VOTO 6,5

DE MARTINO StefanoTimidamente al suo posto -  È in scadenza di contratto, premessa doverosa. Nonostante sia parte integrante della Lazio da tantissimi anni, ritrovarsi senza la certezza del futuro debilita la prospettiva. Meno brillante e costruttivo rispetto al passato. Poco vulcanico, è rimasto parecchio in silenzio in questo anno solare. Di solito eravamo abituati ad apprendere novità e innovazioni tecnologiche e comunicative. Stavolta, complice anche il triste periodo di pandemia, si è notato di meno. Nel post-Covid raramente ha favorito la stampa di settore: il prodotto ‘Lazio’ resta sempre troppo trincerato. Su di lui invece non può ricadere la responsabilità del silenzio mediatico scelto dalla dirigenza in ambito ‘tamponi’ o per fronteggiare gli attacchi ripetuti negli ultimi mesi operati da alcuni media nazionali. Le condizioni ‘avverse’ in cui è stato oggettivamente costretto ad operare hanno inciso sul suo lavoro. VOTO 6

DIACONALE Arturo: "Addio, cuore laziale!" – Era il portavoce per antonomasia. Dove c’era Lotito, Arturo era lì. Una brava persona e un ottimo professionista. Non siamo qui per giudicarlo, ma solo per salutarlo ancora una volta. Nel firmamento biancoceleste ora c’è posto anche per lui. Addio Arturo Diaconale, Signore d’altri tempi.

L'ALLENATORE

INZAGHI Simone: Un'altra pagina di storia - Per tutti quelli che dicono che l'unica virtù di Inzaghi sia riconducibile alla fortuna, beh, riavvolgete il nastro del 2020. La sua Lazio fino a febbraio è stata la sola in grado di tenere in passo della Juve. E se non fosse stato per il coronavirus... chissà. Il suo anno resta comunque pieno di record. È diventato l'allenatore con più presenze sulla panchina biancoceleste, ha riportato il club in Champions League dopo 13 anni di assenza. E, come se non bastasse, è riuscito a superare la fase a gironi e approdare agli ottavi senza perdere una partita (una delle quattro imbattute). Non solo luci, bisogna ammetterlo. Post lockdown la squadra ha tirato il freno a mano, nella nuova stagione la gestione della rosa, e soprattutto dei cambi, non è sempre stata impeccabile. Poi c'è la questione rinnovo. Il suo contratto scade il prossimo giugno. Lui e la Lazio sono una cosa sola, ma non tutti gli amori sono per sempre. VOTO 8

LA SQUADRA

PORTIERI

PROTO Silvio: Chi l’ha visto? – 366 giorni e 1 presenza. Il bilancio di Silvio Proto nel 2020 è tutt’altro che entusiasmante. Il portiere scivola indietro nelle gerarchie di Inzaghi che lo esclude anche dalle liste. Da secondo di Strakosha diventa il quarto dietro l’albanese, Reina e Alia. Un’annata sfortunata per lui anche dal punto di vista fisico. Tutta panchina nella prima metà dell’anno, poi l’operazione al braccio che lo tiene lontano dal campo a lungo. Gioca una sola partita, il 14 gennaio, contro la Cremonese in Coppa Italia mantenendo anche la porta inviolata. Sparito dai radar. VOTO ng

REINA José Manuel: Yo no soy panchinero, soy capitán - Lo chiamavano l’uomo spogliatoio. È stato presentato come secondo portiere, come il giocatore che avesse la funzione di consolidare il gruppo. Tutte baggianate! Pepe Reina è l’acquisto dell’anno. Un leader, prima di tutto in campo, poi anche nello spogliatoio. Ha conquistato il popolo laziale in un batter d’occhio, ha fatto cambiare idea anche a Simone Inzaghi. Il titolare adesso è lui, non si discute. In pochi mesi ha già lasciato il segno: da “La Bamba” cantata ad Auronzo, alla sfuriata contro Keita in Samp-Lazio, fino alle parate sul campo. VOTO 7

STRAKOSHA Thomas: Un po’ di sana panchina - Fino a febbraio Strakosha ha fatto parte della Lazio da scudetto, quella che volava sul campo. Poi è crollato nell’anonimato biancoceleste del post Covid, ma senza colpe esclusive: la squadra non girava più e anche per lui è stato tutto più complicato. La nuova stagione l’ha posto di fronte a una novità assoluta, cioè quella di fronteggiare la concorrenza, sconosciuta fino all’arrivo di Reina. Pepe s’è preso il posto e ora Thomas è retrocesso, ma deve reagire alla panchina: è così che si diventa grandi. VOTO 6

DIFENSORI

ACERBI Francesco: Il Santo patrono - Capisci che il 2020 è un anno storico solo perché è riuscito a fermare per infortunio anche il Leone di Vizzolo. 32 anni, ma va come un treno, bisogna pregarlo per farlo rifiatare. Quante vite hai Francesco? Tra le novità del suo anno solare c’è una titolarità stabile in Nazionale con un sogno Europeo nel cassetto. Un problema alla coscia gli rovina i piani poco prima di Natale, neanche la sua ostinazione gli ridarà il campo. Lo scivolone di settembre con qualche esternazione legata all’adeguamento contrattuale è una macchia facilissima da cancellare per il tifoso. Perché, proprio come Inzaghi, non può far altro che accendergli un cero ad ogni sua presenza. VOTO 8

ARMINI Nicolò: In attesa - Dal giugno del 2020, dopo lo stop definitivo al campionato Primavera e la ripresa di quello di Serie A, Nicolò Armini fa stabilmente parte del gruppo prima squadra. Per l’ormai ex capitano della Primavera, che aveva già esordito in Serie A nella stagione 2018/2019, soltanto due minuti di gioco messi a referto nel match del 26 luglio 2020 contro il Verona. Avrà comunque tempo per dimostrare le sue qualità in futuro, il tempo è dalla sua parte. Inzaghi lo apprezza e la società punta su di lui, tanto da aver rinnovato il suo contratto fino al 2023, dopo una lunga trattativa col suo agente Raiola. VOTO ng

BASTOS Bartolomeu Jacinto Quissanga: Destino segnato – Se già nella stagione 18/19 l'angolano era finito in fondo alle gerarchie di Inzaghi, nel campionato 19/20 le cose per Bastos non sono andate affatto meglio. Il post lockdown non ha generato ribaltoni e ha di fatto portato alla cessione del difensore in Arabia Saudita, negli ultimi giorni di mercato. Tra il post covid e l'inizio di questa stagione, Bastos colleziona solo spezzoni e due presenze dal primo minuto. In 4 anni totali con la Lazio, il difensore totalizza 94 presenze condite da prodezze, sviste, e da 9 gol, alcuni anche di pregevolissima fattura. Ma da un difensore ci si aspetta tutt'altro. VOTO 5

HOEDT Wesley: Non tutti i cavalli di ritorno vengono per nuocere - Dopo aver lasciato di sé un ricordo non indelebile, il ritorno di Wesley Hoedt alla Lazio non avveniva sotto i migliori auspici. Tuttavia, l'olandese ha il merito di non rientrare tra i nuovi acquisti che hanno davvero deluso le aspettative, costituendo anzi fino ad ora un'alternativa in una difesa che ha stentato dal punto di vista della forma mentale e fisica. In avvio di stagione ha mostrato qualche blackout grave, come avvenuto con la Sampdoria o con il Torino, ma da allora è cresciuto mentalmente meritando la sufficienza piena: la qualificazione agli ottavi di Champions League passa anche per le sue prestazioni. VOTO 6

LUIZ FELIPE Ramos Marchi: Ci vorrebbe un fisico bestiale - La crescita prosegue a singhiozzo: troppe assenze, 17 partite saltate sulle 36 di campionato nel 2020. Così non aiuta se stesso, prima ancora che la Lazio. La sfiga e un fallo killer in amichevole gli hanno rovinato l’inizio della stagione, come se non bastassero i problemi muscolari che si presentano con preoccupante regolarità (compreso nel finale dello scorso campionato). Un peccato, sarebbe una manna averlo in forma. L’interesse dei top club non può essere un caso. In Champions League e nei big match ha dimostrato di che pasta è fatto: all’esordio con il Borussia Dortmund si è tolto pure lo sfizio del gol di testa. Deve uscire dall’infermeria e spezzare la chiave nella serratura. VOTO 6

PATRIC Patricio Gabarron Gil: Nun fa lo stupido stasera - Prima di ogni partita il tifoso spera: Patric, nun fa lo stupido stasera. Ormai per Inzaghi è un terzo di difesa. In una Lazio in emergenza, è chiamato a proteggere spesso la retroguardia. Lui lo fa, non sempre con lucidità. Alterna buone prestazioni a sbandamenti da capogiro. Uno di questi ce l’ha proprio nell’ultima gara prima delle feste, rovinando in scivolata su Rebic e servendo al Milan il gol del 2 a 0 dal dischetto. Sempre un punto interrogativo, ma in questo 2020 si è applicato e molte volte ha regalato prestazioni inaspettate. In fondo, quando chiamato in causa, gli si chiede poco. Dacce na mano… VOTO 6

RADU Stefan: Soldato - Passa il tempo, eppure Stefan è sempre lì. Altra annata da protagonista, è la colonna della difesa insieme ad Acerbi. Sono 34 le primavere sulle spalle, ma sta giocando ancora meglio. E qualche disattenzione gliela si perdona (vedi con l'Hellas). Leader fuori e dentro al campo. La Lazio dovrà anche rinnovargli il contratto in scadenza a giugno 2021. È stato uno degli uomini fondamentali mancati ad Inzaghi dopo il lockdown. Saltate le ultime sei partite della stagione 2019/2020. Con lui in campo la Lazio è meno spaesata. Non si tira mai indietro: un guerriero in trincea. VOTO 7

VAVRO Denis: Da poco a niente - L’avventura di Denis Vavro con l’aquila sul petto è stata tutto fuorché esaltante. 10 presenze collezionate nella passata stagione, una sola da titolare, poca incidenza ancor meno se si pensa ai 12 milioni spesi dalla Lazio per acquistarlo. Il mister non lo vede e nonostante l’emergenza in cui i biancocelesti si sono trovati anche in questo campionato lo slovacco è sempre rimasto in panchina subentrando solo una volta a Marassi contro la Sampdoria, quando ormai il risultato era già nettamente in favore dei blucerchiati. Per inciso, è stato inserito nella lista del campionato solo per l’infortunio di Radu che quando è guarito si è ripreso il suo posto in lista e da titolare. Passerà al Genoa con la formula del prestito con diritto di riscatto. Insomma un amore finito ancor prima di iniziare. VOTO 4,5

CENTROCAMPISTI

AKPA AKPRO Jean Daniel: Ma chi è? Akpa Akpro - Provate a cantarla sulle note di Ufo Robot. Da svincolato a eroe in Champions, ecco chi è l’ivoriano classe ‘92. Molti si sono chiesti in estate: a che pro prendere Akpa Akpro? Uno scioglilingua, ma la soluzione è semplice. Il motivo del suo arrivo lo ha già spiegato il campo. Entra sul rettangolo di gioco tra lo scetticismo generale, ma il prato verde se lo mangia letteralmente. Da perfetto sconosciuto si applica e conquista la fiducia di Inzaghi a suon di prestazioni: quantità e qualità. Indimenticabile la doccia gelata che regala al Borussia Dortmund in Champions, chiudendo la gara sul 3 a 1. Basta chiamarlo in causa e lui sa già cosa fare: si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole. VOTO 6,5

ANDERSON Djavan: Mister duttilità – La Lazio lo integra nel gennaio scorso, le sue caratteristiche lo rendono un calciatore duttile, capace di interpretare il ruolo di mezz'ala, e di esterno di destra e di sinistra. Tra il post covid e la prima parte di questa stagione, l'olandese totalizza 8 presenze in biancoceleste: da ricordare l'ottima prova disputata a fine luglio contro la Juve allo Stadium. Da dimenticare quella a Genova con la Samp. Con l'arrivo di Fares, l'adattamento di Marusic e l'ipotetico ritorno di Lulic però, lo spazio per Anderson si è ristretto sempre di più. Non all'altezza del compito. VOTO 5

ANDRÉ ANDERSON Pomilio Lima da Silva: Il profeta mancato - Tecnica, finte di corpo e buona visione di gioco. Con questi presupposti si è presentato alla Lazio Andrè Anderson, reduce da una buona stagione in Serie B con la Salernitana. E scusate se noi nostalgici abbiamo subito pensato al paragone con Hernanes, ma l’accostamento, per somiglianza sia tecnica che fisica, era quasi scontato. Ecco allora spiegata la delusione per i soli 85 minuti in 7 presenze collezionati con la maglia biancoceleste. Talentuoso ma troppo timido il brasiliano, rispedito in granata dopo una sola stagione. VOTO 5

CATALDI Danilo: Il dodicesimo uomo - La forza delle grandi squadre si dice stia nelle riserve e Danilo Cataldi è la vera forza della Lazio, anche se qualcuno non lo riteneva all’altezza. Le sue caratteristiche predominanti sono il sacrificio e la passione, senza trascurare un'ottima tecnica. Il 2020 del centrocampista romano è stato altalenante, con più alti che bassi. Cataldi è stato preso più volte preso in considerazione da Inzaghi (25 presenze su 44 e 725' giocati), anche se è riuscito ad incidere poco. Tra i bei ricordi di questo anno ci sono il gol al Genoa su punizione e l'esordio in Champions League. VOTO 6,5

CZYZ Szymon: Minuti di gloria - Classe 2001, è fra i centrocampisti fuoriquota che Menichini ha deciso di tenere per la stagione 2020/2021. Inzaghi lo ha portato con sé per rimpolpare la rosa, quando buona parte del gruppo squadra era stata fermata per l’esito incerto di alcuni tamponi. Così per lui si è profilata anche la possibilità dell’esordio in Champions League: 22 minuti in campo con il Bruges il 28 ottobre, a macinare chilometri e a rincorrere gli avversari. Convocato anche contro lo Zenit, è però rimasto in panchina in quell’occasione. Insieme al polacco menzione per Luca Falbo, anche lui non giudicabile, passato in prestito alla Viterbese in estate. Per l’esterno sinistro di Chivasso, che ha fatto parte della prima squadra dopo la ripresa del campionato la scorsa stagione, è arrivato l’esordio in Serie A contro la Juventus (un solo minuto in campo), il 20 luglio. VOTO ng

ESCALANTE Gonzalo: Attesa ripagata - Un acquisto fatto ancor prima del lockdown di marzo, ancor prima del calciomercato, ancor prima che finisse la passata stagione. Un acquisto a parametro zero, un’occasione, un 50/50 che fino a dicembre è rimasto nascosto: un po’ per tanti problemi fisici che non gli hanno permesso di avere continuità, un po’ per l’importanza di Lucas Leiva nel centrocampo della Lazio. Quando mister Inzaghi l’ha chiamato in causa però ha risposto presente e soprattutto non ha fato rimpiangere il biondo brasiliano, compito assai arduo. La sua miglior partita certamente quella contro il Napoli, ma l’argentino ex Eibar si è ben comportato anche contro Benevento e Milan. Uno spiraglio di luce per questa seconda parte di stagione. VOTO 6

FARES Mohamed: Il treno (non) ha fischiato - La velocità dovrebbe essere la sua qualità migliore, ma l'inserimento di Fares nella Lazio sta andando piuttosto a rilento. Luigi Pirandello ne "Il treno ha fischiato" fa coincidere la svolta nella vita di Belluca, personaggio timido e sempre ligio al suo compitino, con il fischio di un treno che libera la sua mente da ansie e preoccupazioni. È proprio quello che servirebbe a Fares, un evento che gli faccia scattare la molla della folle ribellione alla realtà. Non sono bastate le urla di Inzaghi finora, l'algerino è ancora fermo al binario. VOTO 5,5

JONATHAN Rodriguez Menendez: Adiós! – Il cammino di Jony in maglia biancoceleste dura una sola stagione. La prima metà del 2020 non entusiasma proprio come la fine del 2019. Diverse apparizioni post lockdown, nessuna davvero convincente. Mancino educato ma tatticamente impacciato e disordinato. In fase di non possesso fa tantissima fatica a contenere gli avversari, e i maggiori pericoli arrivano dalla sua parte. In campionato non incide praticamente mai, fornisce solo due assist in Coppa Italia contro la Cremonese. In estate torna in Spagna all’Osasuna, ma la musica non cambia. VOTO 5

LAZZARI Manuel: Si può fare di più - Era partito bene, i suoi primi due mesi di 2020, quelli in cui la Lazio viaggiava ancora a ritmi scudetto, erano stati importanti, era una delle frecce nell’arco di Inzaghi, aveva ingranato dopo un inizio un po’ titubante. Poi s’è appannato, deve tornare quello di inizio anno, i numeri, in questo campionato, non sono dalla sua parte: ha messo insieme 12 presenze, un gol e un assist. Poco. A Manuel si contestano poca incisività una volta arrivato in zona offensiva, gli si chiede più personalità quando c’è da puntare il diretto avversario o arrivare al tiro. È uno dei migliori nel suo rulolo: il 2021 per tornare sugli scudi. VOTO 6,5

LEIVA Lucas: Eroe con le bende - Lo vorresti sempre nella tua ipotetica squadra. Ha una sorta di aurea che lo elegge come giocatore/leggenda. Il motivo? Dà tutto in campo, non si risparmia mai. È il baricentro della Lazio. E poi difende per attaccare: un pallone conquistato è un pallone spedito in avanti. Bello presentarsi in Champions con uno come lui: nel curriculum già 26 presenze. Durante il lockdown si è operato al ginocchio. Non è riuscito a recuperare al meglio alla ripresa del campionato. È mancato come l’aria. C’è una Lazio con Leiva e una Lazio senza Leiva. Di sicuro meglio la prima. VOTO 6,5

LUIS ALBERTO Romero Alconchel: The Prestige - Convive in simbiosi col "fratello" gemello. Maghi entrambi: uno fa comparire il coniglio, l'altro si perde il cilindro. Inventa giocate e polemiche, ha il talento per risolvere le partite in campo e complicare le situazioni dal divano di casa. Prendere o lasciare. Prendere, e pure di corsa. Fonte di classe e ispirazione, il vero regista della Lazio, ogni tanto si concede un film tutto suo. Ha chiuso in crescendo (gol al Napoli e al Milan), si è scrollato di dosso i chiacchiericci e le pressioni che si era sistemato da solo sulle spalle. Le ha tolte con un leggero movimento di bacchetta. VOTO 7,5

LUKAKU Jordan: Ennesima promessa non mantenuta - Il 2020 di Jordan Lukaku è cominciato calcisticamente solo dopo lo stop al campionato causa lockdown, una volta accantonate - anche se mai definitivamente - le solite noie al ginocchio. La fase "estiva" della stagione sembrava poterlo rilanciare come valida alternativa su una fascia orfana di Lulic e presidiata dal solo Jony, ma dopo un paio di prestazioni convincenti a fargli perdere di nuovo punti sono i ritardi ad allenamenti e riunioni che gli costano l'esclusione con la Juventus. Un atteggiamento non gradito da Inzaghi e probabilmente tra le cause del suo prestito all'Anversa, dove finora ha raccolto sette presenze tra campionato ed Europa League. VOTO 4,5

LULIC Senad: Calvario - Anno orribile. Questo è stato il 2020 per Senad Lulic. Soltanto 6 presenze totali, l'ultima il 5 febbraio, poi un lunghissimo percorso di recupero con 2 operazioni alla caviglia. Raggio di sole tra ottobre e metà novembre, quando il capitano era a un passo dal reinserimento in lista Serie A. Un altro stop per la pulizia della caviglia (terzo intervento) ha strozzato l'urlo di gioia in gola. Lulic però è un guerriero, è l'uomo della storia, e ci proverà ancora. Il fatto che il 2020 sia ormai alle spalle autorizza a pensare positivo. VOTO ng (10 per la forza di volontà).

MARUSIC Adam: Il Jolly - Come quello delle carte, Marusic dove viene messo sta. Capace di far sorridere con prestazioni esaltanti, ma anche di far arrabbiare con errori banali. Imprevedibile. Il sul 2020 è stato condizionato dai problemi fisici che nella prima parte gli hanno permesso di giocare poco, ma da questa stagione sta trovando continuità anche nel ruolo non suo (esterno di sinistra). Il suo piede ha servito ben 5 volte i compagni mandandoli a rete, e una volta è andato lui stesso in gol (contro il Genoa a febbraio). La sua duttilità e il suo scatto sono fondamentali per Inzaghi, non ci sono alternative. VOTO 6

MILINKOVIC-SAVIC Sergej: Sergente d’oro e acciaio – Chiamatelo solo Milinkovic, Sergej o più semplicemente Sergio, come piace fare spesso ai tifosi. Il risultato non cambia, il serbo è uno dei punti fermi della squadra di Inzaghi. Il numero 21 si è confermato come tuttocampista assoluto della squadra. Difende e si sacrifica, ma poi si butta in avanti, mette la sua altezza e la sua fisicità a disposizione in area avversaria. Colpi di suola e tacco, ma anche giocate pratiche, il Sergente è tutto questo che, poi, ha anche il dono di realizzare gol pesantissimi. Indimenticabile quello del febbraio scorso contro l’Inter che fece vibrare l’Olimpico intero. Anche grazie a lui la Lazio ha festeggiato, prima, il ritorno in Champions e, poi, l’accesso agli ottavi. In campionato sono già arrivati 3 gol e 4 assist e la voglia di portare sempre più in alto i biancocelesti. Il giovane di belle promesse ormai è un vero top player. VOTO 7,5

PAROLO Marco: Dove lo metti sta - In regia, al centro della difesa o sulla fascia: Parolo è il vero jolly di Inzaghi. Il suo 2020 inizia in panchina e si conclude con il forfait contro Napoli e Milan. Nel mezzo, tanti minuti collezionati, diversi ruoli ricoperti e un gol siglato contro il Torino. Il tecnico gli cambia raggio d'azione, e lui risponde con convinzione. Ma le prove in campo, a onor del vero, non sono sempre precise. Capace di fare un passo indietro quando si vince, lasciando la scena ai compagni, è il primo a prendersi la responsabilità in caso di sconfitta. Dodicesimo titolare, vice di qualsiasi compagno, un operaio al servizio della Lazio: Inzaghi non riesce a farne a meno. VOTO 6,5

PEREIRA Andreas: Trampolino di lancio - Dopo la delusione David Silva, Tare pesca in prestito Andreas Pereira sull'altra sponda di Manchester. Il ragazzo non avrà il pedigree dello spagnolo, ma la qualità di certo non manca. Nei primi 3 mesi alla Lazio 14 presenze tra Serie A e Champions e 1 gol, ma soprattutto la sensazione che Pereira possa esplodere da un momento all'altro. Si candida a essere l'uomo in più per la prima parte del 2021, poi ci sarà da discutere il futuro con lo United. Giugno però è ancora lontano, Andreas ha una storia biancoceleste tutta da scrivere, si spera. VOTO 6 (5 al Manchester United)

ATTACCANTI

ADEKANYE Bobby: Che ce frega de Giroud... - Il 2020 era iniziato alla grande per lui. La delusione per il mancato arrivo di Giroud era stata trasformata dalla Curva Nord in esaltazione nei suoi confronti. Goliardia, ovviamente. Ma in quel momento, pre-lockdown, in cui tutto andava bene, anche Adekanye era riuscito a farsi apprezzare. Poi lo stop del campionato, le difficoltà della ripresa e la cessione al Cadice in estate. La Lazio non è il suo posto, ma un dolce ricordo in quel Lazio-Spal di inizio febbraio riuscirà a conservarlo: gol e coro della Nord tutto per lui. VOTO 5,5

CAICEDO Felipe: L’uomo della Provvidenza – Da alternativa a certezza, quando la Lazio è in difficoltà, ci pensa sempre la Pantera. Un 2020 ancora in crescita dopo un 2019 importante. Gol e assist pesantissimi che hanno portato in dote punti e migliorato la classifica biancoceleste. È sembrato più appannato nel post pandemia, ma all’inizio della nuova stagione ha reinserito la marcia giusta. Nel periodo più complicato, tra covid e assenze, l’ex Espanyol ha timbrato il cartellino. Ha segnato all’ultimo respiro con Juventus, Torino e Zeni, ha fatto esplodere il popolo laziale. Nelle ultime gare del 2020 ha trovato meno spazio, con il mercato invernale che incombe e le continue voci che lo vorrebbero lontano da Formello. I tifosi e Inzaghi se lo terrebbero stretto ben volentieri. VOTO 7,5

CORREA Carlos Joaquín: Apriscatole - Estro, fantasia e tecnica sopra la media, il Tucu è la vera pedina imprevedibile di mister Inzaghi. Nonostante un rapporto un po' complicato con il gol, l'argentino ha trovato riscatto sul tema nientemeno che nel palcoscenico della Champions con due zampate decisive ai fini della qualificazione agli ottavi. Nell'era post lockdown, anche lui ha risentito del calo psicofisico della squadra, perdendo lo smalto migliore. I problemi fisici al polpaccio poi, che tutt'ora lo perseguitano, lo hanno trattenuto ai box più del previsto, privando la Lazio del proprio "apriscatole" al cospetto delle difese più ermetiche. Può offrire ancora molto di più alla causa biancoceleste. Ma questa è una buona notizia. VOTO 7

IMMOBILE Ciro: Lo racconteremo ai nipoti - Mito vivente: fa la Storia oggi ai giorni dell’hd, dei social network, delle telecamere nello spogliatoio. Le immagini in bianco e nero non sono più così lontane, fa tremare le leggende: Piola l’inarrivabile è diventato raggiungibile. Scarpa d’Oro perché ha l’argento vivo addosso: 34 gol da gennaio a dicembre, ha segnato in ogni modo e in tutte le competizioni. Si è messo alle spalle i fenomeni del calcio mondiale, lo è diventato anche lui. Semidio dagli scarpini fumanti, si specchia nei record senza essere narciso. Altro che Olimpico, merita l’Olimpo. VOTO 10

MORO Raul: Talento in naftalina - Un 2020 da ricordare per il ragazzo spagnolo che ha esordito in Serie A, a Torino, contro la Juve, al cospetto di Cristiano Ronaldo, con tanto di selfie dopo la partita. Raul ha classe, talento da vendere, è evidente, in Primavera sembra spesso fare un altro sport, imprendibile quando punta l’uomo, fino all’interruzione della stagione giovanile aveva segnato otto gol in otto partite. Una macchina. In prima squadra, invece, dopo l’esordio non s’è più visto, Inzaghi non ha mai avuto il coraggio di lanciarlo davvero concedendogli minuti. Succederà nel 2021? La speranza è di non rivivere un Pedro Neto 2. Trascurato a Formello, esploso altrove. VOTO ng (8.5 con la Primavera)

MURIQI Vedat: Delusione - Non ci giriamo intorno: Muriqi fino ad ora ha deluso e tradito le aspettative di società e tifosi che se lo aspettavano da subito decisivo. Ma, d’altronde, da un attaccante pagato 20 milioni (18 più bonus) e presentato come l’acquisto più importante del mercato biancoceleste ci si aspettano prestazioni all’altezza. A parziale giustificazione ci sono i due problemi muscolari (stiramento) da calcolare e il Covid. Ha giocato a sprazzi in Champions e in campionato, fino alla grande chance con il Milan: un'ora in cui si è mosso male, fallendo anche un gol di sinistro. Diamogli fiducia per il 2021, ne avrà bisogno. VOTO 5

Alla realizzazione del Pagellone 2020 hanno collaborato, in ordine alfabetico: Marco Valerio Bava, Francesco Bizzarri, Mirko Borghesi, Elena Bravetti, Saverio Cucina, Valerio De Benedetti, Marco Ercole, Leonardo Giovanetti, Leonardo Giovannetti, Federico Marchetti, Andrea Marchettini, Tommaso Marsili, Alessandro Menghi, Antoniomaria Pietoso, Jessica Reatini, Daniele Rocca, Carlo Roscito, Nicolò Savini, Francesco Tringali, Alessandro Vittori, Edoardo Zeno e il nostro direttore Alessandro Zappulla.

DA TUTTA LA REDAZIONE, BUON 2021 A TUTTI VOI!


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