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FOCUS - Instancabile Parolo, in azzurro e in biancoceleste è lui l'uomo dai polmoni d'acciaio

di Lalaziosiamonoi Redazione
Fonte: Annalisa Cesaretti - Lalaziosiamonoi.it

Fra qualche anno, quando al pub l’amico più nostalgico sceglierà come argomento proprio la disfatta della Nazionale di quel 13 novembre del 2017, nella pellicola dei ricordi inizierà a scorrere un’immagine ben precisa. Ci saranno gli undici azzurri abbracciati che cantano l’inno di Mameli. Sicuri e orgogliosi, sebbene consapevoli di trovarsi già sull’orlo del baratro in cui sarebbero caduti spinti dagli sbagli e dalle incertezze di un’intera stagione. Il proiettore della memoria funziona così, immagazzina le diapositive più toccanti, quelle che bagnano gli occhi di chi guarda con la commozione caratteristica della nostalgia. Ci sarà il primo piano di Ciro Immobile, lì a cantare sul prato con gli occhi chiusi, e poi quello di Marco Parolo, a fissare l’obiettivo con gli occhi aperti, resi ancora più scuri dalla fierezza di indossare quella maglia. E man mano che la pellicola continuerà a scorrere, sul telo bianco della memoria verrà proiettata la grinta del centrocampista biancoceleste, che della partita di ieri verrà ricordato come uno dei migliori uomini in campo.

UMILTÀ E CONSAPEVOLEZZA - Alla sua presenza numero 28 con la Nazionale ha cercato di onorare al meglio la maglia azzurra, per quanto le circostanze della serata rendessero il compito complicato a tutti. Chi è abituato a vederlo giocare nella sua Lazio lo sa, quando lo spirito di sacrificio si fa uomo assume le sembianze di Marco Parolo. Se le circostanze lo richiedono è in grado di spendere tutto se stesso in campo. Lo si trova ovunque, riesce a mettere il piede in qualsiasi azione di gioco. Lì pronto a saltare, a contrastare, a far funzionare i suoi polmoni d’acciaio, con la foga di chi vorrebbe urlare ai compagni: “Il tempo non è ancora scaduto, proviamoci fino all’ultimo!”. Un urlo che però viene soffocato dall’umiltà e dalla consapevolezza che le parole in certi momenti non contano, l’importante è agire. Ben 17 duelli vinti ieri sera contro la Svezia, almeno 8 in più di qualsiasi altro giocatore in campo. È riuscito a superare in altezza gli abeti svedesi vincendo 11 duelli aerei, arrivando persino a un passo dal gol. E nell’intricato bosco difensivo degli avversari ha creato il maggior numero di passaggi chiave: 3.

CHIODO SCACCIA CHIODO - Parolo, così come Immobile, tornerà da Milano con l’animo afflitto da ciò che è accaduto ieri in quel di San Siro. Ma quello del “chiodo scaccia chiodo” è un rimedio applicabile a un cuore infranto da qualsiasi tipo di dispiacere. Perché è un monito che spinge a rispondere all’audacia con altrettanta audacia, a non arrendersi davanti al fallimento, pur traendone gli insegnamenti del caso. Il numero 16 biancoceleste ha un ottimo motivo per tornare a battere con forza il martello sul muro: il derby che si giocherà fra quattro giorni. E anche sabato, in una delle sfide più importanti della stagione, quando finalmente tornerà a indossare la sua maglia, quella con l’aquila sul petto, correrà fino all’ultimo minuto per onorarla.

Si ringrazia la redazione di Lazio Page per le statistiche.


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