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FOCUS - I consigli di ‘papà Ferguson’, l’amicizia con CR7 e i trofei: Lazio, ti presento Nani

di Francesco Bizzarri
Fonte: Benedetta Orefice - Francesco Bizzarri/Lalaziosiamonoi.it

Il colpo da 90 è arrivato: la Lazio sostituisce Keita con Luis Carlos Almeida da Cunha detto Nani. 31 anni a novembre, una carriera piena di successi e trofei. È il secondo acquisto di un certo livello dopo aver preso Lucas Leiva. Giocatori di esperienza, forte, per una squadra che punta sempre più in alto.

IL PROFILO - Vabbè, siamo a Roma. Se pensi a ‘Nani’ ti viene in mente Biancaneve. Ok, le battute in prima battuta ci stanno. Ancor di più quando (con molta probabilità) prenderà la maglia numero 7. A voi le conclusioni fiabesche in stile fratello Grimm. Oppure, da Nanni (Franco) a Nani, il passo è breve, lo freddura è un po’ old school, ma fa comunque sorridere. Scherzi a parte, parliamo di un giocatore che ha vinto tantissimo: 2 Coppe di Portogallo, 5 Community Shield, 4 Premier League, 2 Coppe di Lega inglese, 1 Champions League, 1 Europeo e 1 Mondiale per Club. Una bacheca incredibile con due squadra che lo hanno reso grande: Sporting Lisbona e Manchester United. Poi Fenerbahce e Valencia le sue ultime esperienze prima di approdare a Roma. Con i Pipistrelli, nella passata stagione, ha collezionato 26 presenze con 5 gol e 8 assist. Può ancora fare la differenza.

Ala tecnica e veloce, può ricoprire sia la fascia sinistra che la fascia destra. All’occorrenza può fare la seconda punta. È cresciuto con il mito di Luis Figo, portoghese Pallone d’Oro come il suo amico fraterno Cristiano Ronaldo. Inzaghi sorride, è stato accontento. 3-5-2 e 4-3-3, Nani avrà il suo posto. O esterno in un attacco con Immobile e Felipe Anderson, oppure alle spalle dell'attaccante napoletano per una coppia fatta di velocità e senso del gol.

ALL’OMBRA DI RONALDO - Nani raggiunge Cristiano Ronaldo al Manchester United nel 2007. I due si conoscono già, ma la loro amicizia diventa più profonda. “In un primo momento vivevo a casa sua. È stato importante per me, mi aiutato nella nuova avventura inglese. Con le strade, le regole di guida, la lingua". Con l’addio di Ronaldo, Nani diventa l’erede naturale del fenomeno portoghese in quel di Manchester. Aspettative altissime: 230 presenze totali, 40 reti e 73 assist lo rendono un giocatore importantissimo della storia dei Red Devils.

Con il Portogallo la loro amicizia si è rafforzata. Il calciatore del Real Madrid è il miglior realizzatore dei lusitani, al secondo posto c’è Nani (112 presenze e 24 gol). Nella finale dell’Europeo 2016 tra Portogallo e Francia, è Luis a raccogliere l’eredità da capitano dopo l’infortunio di Cristiano. Una partita vinta, l’ennesimo trofeo alzato al cielo. E per finire, ecco pure il ‘Silver Boot’, la scarpa d’argento vinta da CR7 e donata al suo amico. 3 gol a testa, un regalo sì che si può fare, soprattutto se a casa sei pieno di trofei.

INFANZIA DIFFICILE - Sorriso sulle labbra, sciarpa della Lazio al collo. Eccola, la prima istantanea di Nani da giocatore biancoceleste. Un inizio tra l’affetto dei tifosi, come a Roma non si vedeva da tempo. Qualche foto di rito e poi, subito, in Paidea. Tra tanta voglia di fare e cominciare. Perché Nani, prima che un grande giocatore, è un “grande combattente”. Costretto, fin dalla più tenera età, a crearsi fortuna da solo. Self-made man, come dicono in quell’Inghilterra che ha fatto sua. Tra dribbling e tanta fatica. Da piccolo, il dramma: papà decide di andare a Capo Verde e non tornare più, mamma di costruirsi una vita lontano dal “nulla, dalla povertà che costellava la nostra quotidianità”. La forza? In zia Antonia Almeida, che lo ha allevato come un figlio. “Nani è cresciuto nella sofferenza, ma lottare per sopravvivere lo ha reso l’uomo che è oggi”, dichiarava qualche tempo fa al Mirror. Aiutata, poi, da quella sfera da calcio che Nani non ha mai smesso di rincorrere. “Dove sono cresciuto c’erano un sacco di cose sbagliate: si rubava, si fumava, ci si drogava. Io, però, pensavo a giocare a pallone”. Vietata chiamarla fortuna, però. ‘Solo’ tanta autodisciplina. E, ovviamente, i consigli di un padre particolare. Esclusivo. Sir in campo e fuori. Il cognome? Ferguson. “Per me è stato un padre. Ovvio, i suoi modi sono forti e in un primo momento è stato difficile capirlo. Poi impari che tutto quello che dice è a tuo vantaggio. Se oggi ho una certa mentalità, molto lo devo a lui”.
 


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