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FOCUS - C'è chi dice "no". È ora di dare un calcio alla violenza sulle donne

di Valerio De Benedetti
Fonte: Lalaziosiamonoi.it

"Donna come l’acqua di mare, chi si bagna vuole anche il sole, chi la vuole per una notte c’è chi invece la prende a botte", cantava Mia Martini in una sua celebre canzone. Chiudete gli occhi, pensate per un attimo a vostra madre, al sorriso della donna che avete accanto, al viso dolce e spensierato della vostra bambina. Poi apriteli, richiudeteli di nuovo e immaginate il loro volto martoriato dalle sofferenze, che non sorride più, con lo sguardo gonfio chiusa in un angolo tra due pareti della sua camera. Come un albero che perde le sue foglie, che vede sfiorire la sua bellezza e rimane spoglio in una triste e grigia giornata d'autunno. È probabilmente la sensazione più brutta che una donna possa provare, ma è anche il gesto più ignobile che un uomo possa commettere. Amori malati, stupri, femminicidi, sessismo, stalking. Fenomeni in esponenziale aumento, in una società che predica facendosi portatrice di valori come l'uguaglianza e la libertà, ma che rimane spesso immobile davanti a questa piaga non ancora estirpata. È il 25 novembre, è domenica. È il giorno di Lazio-Milan, ma è anche e soprattutto la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999. Un momento in più per pensare, per non dimenticare o insabbiare, per stare vicino a chi ha dovuto sopportare. Secondo i dati nazionali resi noti dall’Istat quest'oggi, le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza sono 49.152, di queste 29.227 hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza. Ma il dato più preoccupante è che sono 8 milioni 816mila (43,6%) le donne tra i 14 e 65 anni che hanno subito molestie, fisiche, sessuali o psicologiche.

UN CALCIO ALLA VIOLENZA - Il mondo del calcio si è mobilitato per lanciare un messaggio chiaro e forte. In questo weekend calciatori e arbitri di Serie A entreranno sul terreno di gioco con un segno rosso sul volto. Un nastro bianco sarà invece il segno distintivo delle squadre di Lega Pro. Un cartellino rosso contro la violenza, di qualsiasi genere o tipologia. Ma non solo, perché in settimana sono stati tanti i personaggi del mondo dello sport ad essersi esposti su questo tema. I calciatori e le proprie compagne si sono mossi sui social network, come nel caso di Luis Alberto e sua moglie Patricia, o di Danilo Cataldi ed Elisa Liberati. La Lazio Women, nella figura di Manuela Tesse e alcune sue calciatrici, ha preso parte al convegno che si è tenuto presso la nuova aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, "Lo sport contro la violenza sulle donne". Il calcio deve essere uno dei canali principali di trasmissione di messaggi così importanti, per mobilitare le coscienze di tutti, ma soprattutto di chi ancora oggi si rende protagonista di atti così spregevoli. 

ANCHE LORO DICONO "NO" - "Mi piacerebbe che non fosse soltanto una giornata all'anno ma che tutto l'anno ci si mobilitasse contro questa oscenità". Sono queste le parole di Patrizia Panico, ex calciatrice della Lazio, oggi assistente tecnico della Nazionale Under 16, prima donna ad allenare una rappresentativa maschile italiana. "Secondo me c'è tanta paura nel momento in cui non si riesce a denunciare o ad esporsi. In alcuni casi la legge non tutela in maniera giusta le donne che subiscono violenza. A volte si danno restrizioni a chi commette questi gesti spregevoli, ma poi alla fine queste restrizioni non sono controllate come si dovrebbe. Bisognerebbe intervenire anche in ambito legislativo", ha poi proseguito ai nostri microfoni. Ma come si combatte tutto questo, come si può arginare questo fenomeno? "Queste iniziative fanno bene perché se ne parla. Si dovrebbe educare nelle scuole e nelle famiglie. Lì si deve intervenire, facendo educazione e facendo rispettare le donne fin da quando si è piccoli", ha infine concluso. Alla Panico ha fatto eco anche Suor Paola: "Questa è una tematica che io vivo tutti i giorni. Soprattutto in Italia la violenza sulle donne è ancora viva. Le persone che dovrebbero vegliare non lo fanno come dovrebbero. Non ci sono luoghi dove le donne possano camminare tranquillamente e sentirsi al sicuro. Questa protezione manca tanto, soprattutto nelle strade". Poi prosegue: "I centri antiviolenza sono importanti, cercano di ridare un'identità alla donna. Quando si viene violentati, la persona perde la fiducia in sé stessa e nella propria vita". Infine sulle iniziative della Serie A: "Il calcio è molto seguito ed è importante che lanci questo messaggio. Bisogna che il calcio educhi le nuove generazioni a non maltrattare, a rispettare ciò che è diverso da loro. Questa è la cosa essenziale". Insomma è il momento di dire "no". Amatele, stategli vicino, aiutatele, ma soprattutto difendetele. 
 


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