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FOCUS - Bentornato Filip, addio sfortuna: Djordjevic gol e media da top player...

di Marco Valerio Bava
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it

Qualità fisiche e tecniche indiscutibili, lo sa Pioli che su di lui ha sempre puntato con convinzione. Filip Djordjevic era il centravanti titolare della Lazio, lo era diventato per merito: grazie ai gol, certo, ma anche grazie a un lavoro continuo di sponda e apertura degli spazi che lo rendeva prezioso per il gioco immaginato dal tecnico. Sporcare le difese avversarie, aprirle per gli inserimenti di chi arriva da dietro, soprattutto Mauri che, non è un caso, aveva segnato sei dei nove gol complessivi della scorsa stagione con Djordjevic in campo. Pioli ne apprezzava queste virtù, lo riteneva decisivo nello sviluppo della manovra della Lazio, tutto prima di quel maledetto infortunio alla caviglia datato 25 gennaio. Tentava di far gol, sarebbe stato il suo ottavo in campionato, il terzo al Milan (poi segnato da Parolo) per chiudere la partita. La frattura del malleolo i tre mesi di stop, 14 partite fuori, praticamente un girone intero. Rientra a Bergamo, il 3 maggio, 97 giorni dopo l’infortunio di gennaio. In campionato mette insieme solo 137’nelle ultime cinque giornate, Klose lo aveva scalzato e la caviglia non era ancora quella del girone d’andata. Eppure, nonostante le mille difficoltà e una condizione ancora approssimativa era riuscito a rimettere in piedi un derby ed era andato a tanto così da un gol storico in finale di Coppa Italia. Fermato da un palo che, per l’occasione, diventa doppio e da una sfortuna diventata fedele quanto sgradita compagna d’avventura. Maledetta malasorte che lo perseguita ancora, una contusione in amichevole, contro il Sigma Olomuc, fa crollare le certezze accumulate durante il ritiro e fa scricchiolare di nuovo la caviglia. Pochi minuti a Shanghai e un dolore che diventa sempre più insistente. Filip salta le due sfide con il Bayer Leverkusen e le prime tre di campionato. Torna nella nefasta notte di Napoli, sedici minuti utili solo per riprendere confidenza con il campo.

Pioli, però, in allenamento lo vede bene, fiuta che Djordjevic si sta lasciando alle spalle il periodo nero e – complice l’infortunio di Matri – decide di sganciarlo dal 1’ nella gara più complicata della stagione. Complicata perché veniva dopo l’orribile trasferta del San Paolo, con un Olimpico pronto a far sentire il suo dissenso alla squadra e pure perché davanti c’era quel Genoa da otto partite non faceva che regalare dolori alla Lazio. Una trappola più che una partita, una fossa piena di alligatori nella quale era facile inciampare. La sensazione di potersi bruciare era tangibile fin dal fischio iniziale, anche perché il Genoa ci stava mettendo del suo per complicare la vita alla Lazio e farle sembrare la serata ancor più tempestosa di quanto la pioggia non facesse già percepire. Come uscirne? Semplice, con un gol di Djordjevic. Proprio lui, di nuovo decisivo, di nuovo protagonista. Non segnava dal 25 maggio, non partiva titolare da 115 giorni, una vita per chi fa questo sport. L’assist al bacio di Lulic, il corpo piegato per spizzare la palla e non lasciare scampo a Lamanna. Riecco Filip, finalmente Djordjevic. Gioca e segna, ha una media gol da grande attaccante, i numeri zittiscono chi lo definisce una punta di medio livello. Un gol ogni 173’ in campionato, stessa media realizzativa di Klose. Il serbo sa far gol, lavora per la squadra, è attaccante completo, tassello prezioso. Ha segnato otto volte nello scorso campionato, otto squilli saltando metà campionato. Ha ricominciato da dove aveva interrotto, timbrando il cartellino alla prima da titolare in stagione. Un gol pesante, una rete che ha sbloccato la Lazio e mandato in bambola il Genoa. Segna ogni 173 minuti, un gol in meno di due partite, è una media da grande attaccante, simile a quella di Toni (un gol ogni 167’) e superiore a quella di Morata che esulta ogni 179’. Solo Higuain (1/140’) e Icardi (1/154’) possono vantare una media gol nettamente migliore. Eder, capocannoniere del campionato, gonfia la rete ogni 253’, mentre Dzeko – considerato il miglior acquisto del mercato estivo – per ora ha realizzato un gol in 340 minuti giocati.Lo stesso minutaggio, all’inizio della scorsa stagione, bastò a Djordjevic per arrivare a quota quattro. Sopravvalutato il bosniaco o sottovalutato il serbo? Optiamo per la seconda. Djordjevic è un attaccante di spessore, lo dicono i numeri. Filip si è lasciato alle spalle i problemi, la caviglia non fa i più i capricci. E la sfortuna? A volte un colpo di testa ben assestato basta per mandarla in soffitta e tornare come prima. Più di prima.


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