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ESCLUSIVA - Oddo: "Tifo Lazio, è la mia squadra. Scommesse? Anche io ho regalato centinaia di maglie"

di Lalaziosiamonoi Redazione
Fonte: Daniele Rocca - Lalaziosiamonoi.it
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Un laziale nei modi di fare, un trascinatore in campo e fuori, insomma, un capitano vero. E’ stato tutto questo Massimo Oddo. Lui, che attualmente allena gli allievi del Genoa, ha sempre dimostrato il suo attaccamento alla maglia che lo ha fatto diventare grande, e grazie alla quale ha vinto il Mondiale del 2006 con la Nazionale. Dal 2002 al 2007. Cinque anni in cui il terzino di Pescara ha collezionato 172 partite e 17 gol. In biancoceleste ha vinto un unico trofeo: la Coppa Italia nel 2004. I tifosi laziali lo ricorderanno sempre come uno dei migliori terzini destri della storia. Infallibile dagli undici metri, è stato anche uno degli ultimi a saper crossare in modo decisivo al centro dell’area di rigore. La redazione de Lalaziosiamonoi.it lo ha raggiunto telefonicamente per analizzare il momento della Lazio e le ultime vicende riguardanti il Calcioscommesse.  

Iniziamo dal Calcioscommesse: che idea ti sei fatto del nuovo caso che ha coinvolto Brocchi e Gattuso?

“Non conosco l’argomento e non mi va di sbilanciarmi. Quello che posso dirti è che è normale regalare magliette e biglietti. Anche io nella mia carriera l’ho fatto. Sai a quanta gente l’ho regalati? Oppure mi hanno chiesto favori per altri amici che non sapevo neanche chi fossero. Mi dicevano il nome e io scrivevo. Quindi questo è assolutamente plausibile. Se fosse così non ci sarebbe nulla di male. E’ capitato a lui come poteva capitare a chiunque. Bazzani? Non so nemmeno chi sia”.

Noi conosciamo Christian Brocchi per quello che ha fatto alla Lazio. Tu hai giocato con lui al Milan. Cosa puoi dirci sul suo modo di fare sia dal punto di vista tecnico ma soprattutto dal punto di vista umano?

“Christian lo conosco io come lo conoscete voi, sapete che persona è. Se io dovessi scommettere, scommetterei che lui non ha fatto niente”.

Torniamo al campionato. Domenica c’è Verona Lazio. Sembrano classifiche invertite quelle degli scaligeri e dei biancocelesti. Sei d’accordo?

“Indubbiamente sì. Il Verona sta facendo un ottimo campionato. E’ una squadra che fa molto bene in casa ed è una squadra che ha avuto un buon approccio al campionato, da neo promossa, con molta umiltà. Diciamo che gioca molto di squadra, come è giusto che sia e sta ottenendo risultati importanti perché lo spirito con cui affronta ogni partita è lo spirito di una squadra che vuole salvarsi a tutti i costi e i risultati vengono. La Lazio non è né la prima né l’ultima squadra da cui ci si aspetta qualcosa in più. Capita. E’ una serie di fattori. Le colpe non sono da attribuire ad un’unica persona o ad’unica entità, della dirigenza. Non bisogna puntare il dito contro nessuno in particolare ma bisogna capire quali sono le cause e lavorare per trovare il risultato. Perché è la vittoria che dà gli stimoli per andare avanti e per migliorarsi. Poi da quando due giocatori fondamentali come Mauri e Klose si sono fatti male, da lì sono calati un po’ i risultati. Ma la squadra è la stessa dell’anno scorso che per un periodo è stata prima in campionato e ha fatto un’ottima annata”.

Tutti sanno quanto è stata importante la tua crescita a Verona. Cosa ti porti dietro di quegli anni e com’è stato il passaggio alla Lazio?

“Verona è stata una tappa importante della mia carriera soprattutto perché c’è stato il distacco dal Milan. Io ho sempre girato l’Italia essendo di proprietà milanista. Il Verona è la prima squadra che ha veramente creduto in me perché ha speso un bel po’ di soldini per comprare tutto il cartellino, puntando forte su di me in giovane età. Avevo ventidue anni. E lì mi diede la possibilità di fare il primo campionato di Serie A. Sono stati due anni importantissimi per la mia crescita e la mia esperienza. Un anno la salvezza e l’anno dopo la retrocessione ma anche quello fa bene per crescere e dopodiché c’è stato il passaggio alla Lazio e al grande calcio. E’ stato un momento difficile per me perché il passaggio da una piccola squadra di Serie A ad una grande squadra, ricordiamo c’erano fior di giocatori in quella Lazio di Cragnotti. La Lazio che vinceva per i vertici di ogni competizione. Il livello sicuramente era completamente diverso da quello di Verona, tant’è che nel girone di andata giocai veramente poco. Anzi, a metà stagione ci fu una richiesta del Valencia dove sarei potuto andare. Poi ci fu l’esplosione nel girone di ritorno. La partita clou fu quella con la Juventus dove vincemmo 2 a 0 con doppietta di Fiore”.

Chi ti ha voluto alla Lazio?

“Zaccheroni. Poi lui andò via e chi materialmente mi venne a prendere fu Massimo Cragnotti. Me lo ritrovai una mattina di Novembre nella sede sportiva della Lazio dove ero stato convocato. In quel periodo avevo molte squadre che mi seguivano, tra l’altro anche la Roma. Anche Inter e Juve. Ma la Lazio una mattina fece un blitz probabilmente con la paura che qualcuno lo facesse prima di lei”.

Per chi tifi tra Verona e Lazio e qual è il tuo pronostico?

“Io sono laziale. Sono sempre stato laziale dentro. Al di là di tutto. Se mi chiedi perché ti dico che, nonostante io abbia vinto tutto la Milan, io ho sempre avuto un certo legame con la Lazio. E’ sempre stata la mia squadra. L’ho sempre sentita mia. Forse perché è il legame che ho stretto con tutto l’ambiente. Io ho avuto delle gratificazioni negli anni a venire incredibili. Cioè, tornare con un’altra maglia all’Olimpico ed esser chiamati sotto la curva per me è stato bellissimo. E questo è successo sempre: sia con il Milan che con il Lecce. Sono cose che non capitano spesso e se sono capitate vuol dire che ho lasciato un bel ricordo, più che dal punto di vista umano che da calciatore, e questa è una soddisfazione immensa. Io fondamentalmente gli anni in cui ho dato di più sono stati quelli in biancoceleste. Quindi mi auguro che vinca la Lazio”.

Tu hai giocato anche con Klose, non alla Lazio ma al Bayern. Che ci puoi dire che non sappiamo già?

“Nonostante sia tedesco e nonostante lo si veda così, è simpatico (ride, ndr). E’ uno che ride e scherza, però allo stesso tempo è anche molto molto permaloso, di brutto. Lui attacca a scherzare, tu gli rispondi e dopo un po’ rosica e si impermalosisce. A parte gli scherzi. Klose conta alla Lazio come secondo me conterebbe in qualsiasi squadra. Io credo di non aver mai visto un giocatore con tutte queste qualità messe insieme. Se devo dire un giocatore che gli somiglia come tipo di caratteristiche, direi Tevez. Cioè uno che sa abbinare la qualità alla quantità, allo spirito di sacrificio, al gol. Probabilmente Klose è più bomber. E’ un giocatore insostituibile”.  

Il Natale si avvicina. Se fossi Babbo Natale che regalo porteresti in casa Lazio?

“Un po’ più di serenità. Perché nel calcio è fondamentale. A me dispiace dirlo ma io sono stato calciatore e lo dico con passionalità: quando si dice che i tifosi sono il dodicesimo uomo in campo lo sono veramente, ma sono anche l’arbitro che espelle un proprio giocatore. Sono l’arma in più anche in negativo. Io ti dico che quando ero calciatore e non senti in campo la fiducia del tuo pubblico che ti becca in qualsiasi momento, inevitabilmente non sei sereno. Ecco perché dico sempre che alla Lazio ho fatto le mie migliori stagioni. Perché io ero talmente sereno, talmente consapevole del fatto che se anche sbagliavo il pubblico mi avrebbe applaudito, che a me riusciva tutto”.


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