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Cataldi, "c'è posto per te": Danilo si è ripreso la sua Lazio

di Elena Bravetti
Fonte: Elena Bravetti - Lalaziosiamonoi.it

Il calcio è capace di regalarci emozioni, di raccontare storie che vanno al di là di ciò che accade sul campo. Storie così intrise di sentimento che potrebbero far invidia alle favole più belle. Oggi vogliamo raccontare quella di Cataldi, o meglio, del percorso del giovane centrocampista romano, iniziato il 15 aprile 2017 e che ha trovato, nella gara di oggi, la sua chiusura naturale. Da Genova e Genova, tre anni dopo. Danilo ha esultato per un suo gol, decisivo per le sorti dell’armata di Inzaghi, e per la vittoria del gruppo. Quando invece vestiva la casacca rossoblù, festeggiò vigorosamente alla rete di Pandev, con cui la squadra di casa si portava in vantaggio. Quel comportamento fu un boccone amaro da digerire per il popolo laziale, incredulo di fronte a quel giovane talento, cresciuto calcisticamente in quel di Formello, così contento per la marcatura di un altro ex biancoceleste. Su lui pesavano le aspettative dei tifosi. Il giocatore presente a Marassi sembrava così diverso da quello che, solamente qualche anno prima, era stato tra i principali artefici, con un gol nella finale contro l’Atalanta, della vittoria dello scudetto della Lazio Primavera. Il messaggio della Nord fu duro: “Rimani a Genova, non c’è più posto per te”.

TEMPO - A distanza di anni, però, Cataldi quel posto se l’è ritagliato, contro ogni previsione, come nei finali più emozionanti. Dopo la parentesi nel Benevento, è tornato nella Capitale. Davanti a lui, l’obiettivo di far comprendere a tutti di poter dare una mano alla causa capitolina. Ma, impresa ancor più ardua, ritrovare l’amore della sua gente. Con umiltà e spirito di sacrificio, quel ‘ragazzetto’ è tornato a lavorare. Senza pretendere niente, ma dando il massimo per la sua Lazio. Sfruttando a suo favore le occasioni date da mister Simone Inzaghi, si è guadagnato il posto di vice-Leiva. Quando è stato chiamato in causa, non ha fatto rimpiangere il brasiliano, perno per dieci lunghi anni del centrocampo del Liverpool. I primi tempi non sono stati facili, i minuti sul rettangolo da gioco sembravano esser dati col contagocce. I numeri collezionati nell’attuale stagione sono di tutt’altra fattura. Schierato dal tecnico per 683 minuti totali contando le quattro competizioni, il classe ’94, che era andato già in rete nel derby del marzo 2019, ha confermato di avere un ottimo tiro dalla lunga distanza, in particolar modo da calcio di punizione. Di gran pregio, ed entrambi decisive, le marcature siglate in finale di Supercoppa Italiana contro la Juventus ed al ‘Ferraris’ contro il Genoa.

INZAGHI - Impossibile non citare, a conclusione del racconto di questo percorso, così difficoltoso e così formativo, la figura di Simone Inzaghi, che Cataldi conosce tanto bene da saperla imitare alla perfezione. Ma a chi gli chiede di darne nuovamente sfoggio, Danilo risponde con fermezza: “Non la ripeterò, quello è stato un momento, lui è l’allenatore ed i ruoli si sono stabiliti”. Un rapporto, il loro, fatto di stima, rispetto ed affetto, riassunto nel migliore dei modi dall’abbraccio che si sono scambiati dopo il gol del momentaneo 3-1 siglato al ‘Ferraris’. Simone un papà buono, la Lazio la sua casa. Il romano l’ha ripetuto tante volte, come ha sottolineato spesso l’importanza della famiglia, quella vera, nella sua crescita. Non è mai solo, in ogni occasione può contare sui suoi cari, capaci di seguirlo ovunque. Tifano per lui, come un gruppo di veri tifosi, a cui si è aggiunto, nel maggio scorso, il piccolo Tommaso. Con due genitori così bravi, giovani ma amorevoli, Tommy è al sicuro. Tanto quanto la Lazio, da quando, finalmente, è tornato Danilo.

Pubblicato il 23/02 alle ore 22


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