Calcio e mercato, addio onestà intellettuale: i casi Milinkovic e Immobile
Fonte: Alessandro Zappulla-Lalaziosiamonoi.it
Storie che passano sui media di settore e che spesso si perdono senza lasciare segno alcuno. Parlare, scrivere di calciomercato, resta un mestiere complicato quando fatto con il vezzo giusto. Curare le fonti, verificare gli indizi, seguire gli istinti, sono tutti aspetti che costituiscono le basi per rappresentare in piena onestà intellettuale lo stato dei fatti. Ho sempre creduto che restare fedeli a questo "credo" permetterà di svolgere il proprio mestiere a testa alta, anche se l'indizio segnalato (e questo accade nella maggior parte delle occasioni nel calciomercato) non porterà ad alcuna notizia concreta. Nomi che passano attraverso siti e giornali, ma che quasi mai restano. Scoop che si sgonfiano ancor prima di decollare. Il calciomercato è bello anche per questo. Perché permette al lettore di sognare e sperare, di informarsi e curiosare sulle strategie del proprio club. Un dietro le quinte che sazia quella fame voyeuristica che ci contraddistingue. Eccolo il mestiere del giornalista, che scrive e articola i propri pezzi, sotto il grande ombrello protettivo della libertà di stampa. Un principio ahimè che ultimamente sta venendo meno. Un "credo" che si sgretola dinanzi a ciò che la comunicazione sta mettendo in opera in queste settimane contro la Lazio. Fa scalpore infatti come alcuni giornali del nord "esperti" nel mercato si stiano trasformando in armi affilate in mano ad alcune società. Armi puntate in direzione di quelle che si vorrebbe diventassero le strategie del club. Ed ecco che in questo prospetto rientra a pieno quel bombardamento mediatico a cui quotidianamente siano sottoposti, che si chiama: Milinkovic/Juventus. Un affare che s'ha da fare (secondo i desideri della Juventus) a tutti i costi, sul quale devono convergere gli sforzi di tutti i media vicini alla società bianconera. Un'escalation di articoli che non diventano più il racconto di un dietro le quinte (che non esiste), bensì la volontà di un club, avallata e perorata dell'operato dei media. Non più perciò fotografia della realtà, ma volontà di costruirne un'altra di sana pianta. Una spinta giornalistica senza precedenti, pronta a stravolgere una dichiarazione o estrapolare un parere ("La Juve é il top") per trasformarlo in un biglietto di sola andata per Torino. Troppo poco, sinceramente, per sacrificare sull'altare dei sogni bianconeri una realtà biancoceleste che vede Sergej legato alla Lazio da un contratto lungo, ma soprattutto dall'elevata richiesta di Lotito che va oltre i 140 milioni nel caso di una ipotetica partenza del calciatore. Soldi che attualmente la Juventus non possiede e soprattutto non vuole spendere. Ma le bombe di mercato in questi giorni cadono copiose e soprattutto in terra laziale e senza limitarsi al solo Milinkovic Savic. Ora il tam tam di mercato ha infettato anche l'ipotetico asse Roma/Milano che "pretende" Ciro Immobile in rossonero. Un must che torna aad intervalli regolari e che in queste ore sembra nuovamente in voga. E a poco servono le dichiarazioni di Immobile che allontanano presunte partenze: "Sto bene a Roma, non vedo l'ora di ricominciare...", la volontà del Milan avallata dai giornali vale sempre di più. Insomma sembra assurdo come la stampa libera sia diventata un'arma a tutela di certi club. Ed è inaccettabile come la spinta mediatica sia disposta in questi giorni a sacrificare il lettore laziale in luogo di quello juventino o milanista. Questioni di numeri e di vendite ovviamente, ma soprattutto di potere e di obiettivi. La Lazio è scomoda e lo si capisce anche dagli albori di questa nuova stagione. Il calciomercato entra nel vivo e gli assalti mediatici pure. Sta alla Lazio, ma soprattutto al laziale alzare le barricate. Saper scegliere dove informarsi e diffidare dei vassalli travestiti da media, potrebbe rappresentare la prima pietra di un muro a difesa della Lazio.