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Sarri e quell'ultima sigaretta: da idea di rivoluzione a simbolo d'addio

di Niccolò Di Leo

Quella sigaretta. Quell'ultima maledetta sigaretta fumata sulle scale di Formello con lo sguardo vuoto di chi sa di averle provate tutte. Si guarda intorno Maurizio Sarri e ripensa a questi due anni e mezzo. Ripensa alla sua prima stagione, a tutte quelle fatiche per raggiungere un quinto posto all'apparenza banale, ma che alla fine aveva il sapore di vittoria. Prova i brividi nel rivedere le immagini di quella Lazio che un anno dopo aveva scritto la storia, ottenendo una seconda posizione che mancava da più di venti anni. Rivive i derby vinti, gli ottavi di Champions e una storia che si aggiorna e segna a penna il suo nome. Tutto vola leggiadro nell'aria, ormai sono pensieri che si legano indissolubilmente al passato. Il fumo che esce dalla sua bocca, mai stata così silenziosa, annebbia tutto. Non è uno che rimugina, ma in queste situazioni non si può fare diversamente. Resta l'amaro in bocca, un nodo si stringe forte alla gola quando la consapevolezza di 'non esserci riuscito' prende il sopravvento. 

Ce l'ha messa tutta. Ha provato a portare la rivoluzione a Roma. Così era stato presentato dalla Lazio: il Comandante che avrebbe cambiato le carte in tavola, stravolgendo il passato e regalando un futuro nel segno della bellezza, dell'armonia. Legato a quell'emoticon che aveva fatto sognare tutti. Una sigaretta. Nient'altro. Questo era stato l'annuncio ufficiale, quello con cui si comunicava il passaggio da Simone Inzaghi a Maurizio Sarri. Quello che aveva fatto esplodere di gioia un popolo pronto ad affidarsi interamente a un nuovo leader. Ed è proprio con l'immagine di una sigaretta che il ciclo si chiude. L'estasi diventa sofferenza, la bellezza svanisce. Quella squadra che era il mezzo per arrivare all'utopia, si è sgretolata come cenere ed è scivolata lentamente dalle sue mani. Non è rimasto che aria, fumo. E anche quell'ultima sigaretta si è consumata, arrivando fino al filtro, prima di essere gettata via. Un'immagine forte e iconica. Un cammino che non ha avuto l'esito sperato. La consapevolezza di poterci arrivare, di essere lì lì per farlo, ma di trovarsi sempre davanti un ostacolo troppo grande per essere superato. 

Arriva così al capolinea una storia piena di sogni e speranze. Un'avventura che ha portato non poche gioie, ma che sarebbe sbagliato definire un successo. Da idea di rivoluzione, quell'emoticon si trasforma in triste realtà: una sigaretta amara, fumata con il dolore nel cuore, prima di tornare a raccogliere le sue cose e mettersi alle spalle quella che sperava fosse casa sua ancora per molto tempo. "La lazialità ti invade, voglio finire qui la mia carriera" erano le frasi che pronunciate avevano illuso tutti che questa storia era davvero destinata a un lieto fine. Parole che probabilmente Maurizio Sarri sentiva veramente. Emozioni che forse oggi rendono tutto ancora più difficile, trasformano quei pochi minuti in un'eternità composta da immagini e sogni spezzati, illusioni o realtà sfumate che come ogni altro pensiero prendono il largo e si trasformano in fumo. Nient'altro che fumo. 

Pubblicato il 12/03


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