FOCUS - Primavera, le cinque cause di un fallimento: così la Lazio è retrocessa in seconda serie

06.05.2018 08:00 di Gabriele Candelori Twitter:    vedi letture
Fonte: Gabriele Candelori - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS -  Primavera, le cinque cause di un fallimento: così la Lazio è retrocessa in seconda serie

Un fallimento, difficile chiamarlo diversamente. Da ieri pomeriggio la Lazio è ufficialmente in Primavera 2. Il verdetto, atteso ormai da settimane, è arrivato dopo la sconfitta con la Sampdoria. L’ennesima in una stagione disastrata che aveva visto un barlume di luce solo con l’impresa a Milano. Ma una partita non può di certo cancellare mesi di buio pesto con un epilogo ormai scontato. La clamorosa retrocessione in seconda serie, arrivata con 180 minuti d’anticipo rispetto al termine della stagione, rappresenta una vera e propria figuraccia per una squadra negli ultimi anni ai vertici del calcio giovanile. Paradossale come ad occupare l’ultimo posto in classifica sia stata infatti la prima squadra del ranking Primavera. Quella che con Bollini prima e Inzaghi poi è riuscita ad alzare al cielo negli ultimi cinque anni uno Scudetto, due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Doveroso allora interrogarsi sulle cause della disfatta per evitare gli errori del passato e proiettarsi alla nuova annata. Quella che, altro paradosso, potrebbe portare i biancocelesti a giocare contemporaneamente Primavera 2 e - per la prima volta nella storia - la Youth League, Champions dei giovani.

1. IL NUOVO FORMAT - La rivoluzione del campionato Primavera ha dato i suoi frutti. E la Lazio è stato il primo club a pagarne le conseguenze. L’introduzione di un meccanismo basato su retrocessioni e promozioni, con un campionato unico riservato alle migliori 16 squadre del paese, ha alzato il livello di competitività dell’intero torneo. In sintesi gare più equilibrate e addio alle goleade del passato. Non solo: il peso di una posta in palio più alta ha aggiunto pressioni su ragazzi non abituati a lottare per obiettivi appartenenti al calcio dei grandi. Una mancanza di serenità apparsa evidente negli ultimi mesi.

2. IL PROBLEMA CARATTERIALE E IL GRUPPO DISUNITO - Qui subentra il problema caratteriale di un gruppo impotente nel reagire alle avversità. Quasi sempre in svantaggio e con un approccio alle gare mai veramente convincente. Una squadra impaurita e non in grado di trovare la fame necessaria per affrontare gli scontri diretti. Emblematica la trasferta di Bologna, decisiva per le sorti salvezza e giocata senza orgoglio e cattiveria. Conseguenza di uno spogliatoio disunito, come testimoniato dall’allarme post Milan lanciato da Miceli e dalle parole di Bonacina. Il punto di forza della passata stagione si è trasformato così in una debolezza. Causa anche delle diverse culture a confronto e di un lavoro settimanale svolto soltanto con parte della rosa.

3. I LIMITI TECNICI DELLA ROSA E GLI INFORTUNI - Neanche i tanti giocatori scesi dalla prima squadra hanno invertito la rotta. Da Rozzi a Murgia, passando per Crecco, Tounkara e Di Gennaro. In più da gennaio Pedro Neto e da marzo Bruno Jordao. Entrambi incapaci di fare fino in fondo la differenza. La Lazio nel corso della stagione ha palesato limiti tecnici evidenti e carenze nella rosa, riassunte soprattutto dalla mancanza di un attaccante d’area di rigore. Quali erano stati in passato Palombi o Rossi, autore da solo di 24 reti, quattro in meno della Primavera attuale (non a caso il peggior attacco del campionato). Hanno inciso anche gli infortuni, infiniti. Bonatti prima e Bonacina poi hanno fatto costantemente fatica a confermare la propria formazione ideale di giornata in giornata. E l’infermeria piena ha avuto il suo peso sulla più classica delle annate storte.

4. LA SECONDA PARTE DI STAGIONE - Il cambio in panchina non ha dato di certo i frutti sperati. Bonacina, tecnico esperto della categoria, non ha avuto la forza di influire né sul piano tecnico né su quello motivazionale confermando le difficoltà già avute da Bonatti. Da febbraio il tecnico bergamasco non ha risollevato la squadra dall’ultimo posto collezionando in dieci partite sette sconfitte, due pareggi e un solo successo con l’Inter. Arrivato a quasi cinque mesi di distanza dall’ultima volta. I dati del 2018 sono un disastro: 5 punti conquistati sui 42 disponibili e dieci ko in undici partite tra gennaio e aprile. Un rendimento che non è migliorato neanche in casa dove la Lazio ha vinto una partita su quattordici a ottobre contro il Napoli.

5. NESSUN AIUTO DAL BASSO - Se gli aiuti dall’alto non sono serviti, anche l’Under 17 non è stata in grado di produrre giocatori pronti per la Primavera. Eccezion fatta per Armini, punto fermo della Nazionale all’Europeo, non c’è stato un reale ricambio generazionale. E gli Allievi, per il terzo anno di fila, hanno chiuso il campionato al nono posto. Troppo presto d’altronde per vedere gli effetti della nuova gestione Bianchessi, arrivato nella Capitale con un piano quinquennale. La dirigenza si è rivolta allora ancora al mercato estero, ma senza i risultati degli ultimi anni. I fasti del passato sono ormai giorni lontani.