FOCUS - Bonacina, dalla finale da avversario alla missione salvezza: ecco l’uomo chiamato a risollevare la Primavera

Pubblicato il 04/02 alle ore 12:50
05.02.2018 07:22 di Gabriele Candelori Twitter:    vedi letture
Fonte: Gabriele Candelori - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Bonacina, dalla finale da avversario alla missione salvezza: ecco l’uomo chiamato a risollevare la Primavera

La Lazio ha salutato Andrea Bonatti. Un cambio ormai nell’aria da sette giorni e diventato ufficiale con una telefonata nella tarda serata di ieri. Fatale l’ennesimo capitombolo, subito a Genova in rimonta. Anche se l’esonero era già nei pensieri del club biancoceleste, rimandato solo dalla settimana della Coppa Italia e della chiusura del mercato. Bonatti, che ieri parlava ancora da allenatore in carica, non è riuscito a salvarsi dopo il record di vittorie consecutive e il primo posto nel girone della passata stagione. Ora, come anticipato dalla nostra redazione, toccherà a Valter Bonacina provare a risollevare la Lazio. Penultima in classifica, senza vittorie da due mesi, con il peggior attacco del campionato e a cinque punti dalla zona salvezza. Un obiettivo nuovo per un allenatore da sempre abituato a lottare per i piani alti.

LA CARRIERA - 53 anni, bergamasco, Valter Bonacina ha giocato in Serie A con le maglie di Atalanta soprattutto (10 anni in due riprese) e Roma (dal 1991 al 1994). Mediano di grande grinta e dinamismo, è ancora oggi il secondo per presenze nella storia della Dea: ben 331, davanti a lui solo Gianpaolo Bellini. Numeri che lo hanno reso una bandiera per i tifosi atalantini con tanto di omaggio nella scenografia contro la Lazio del 2012, dedicata ai grandi capitani del club orobico. Proprio l’Atalanta, per altri quindici anni, sarà anche la casa da allenatore. Salvo una parentesi al Foggia tra il 2011 e il 2012, la prima esperienza nel calcio professionistico. Bonacina comincia in prima squadra come vice di Andrea Mandorlini, Delio Rossi e Stefano Colantuono. Poi passa alle giovanili nerazzurre, allenando sia gli Allievi che la Primavera. Fino al 2017 quando chiude il suo lunghissimo percorso, lasciando la panchina a Brambilla. Nel mezzo anche l’esordio in Serie A: era il 7 gennaio del 2010 e a Palermo (finì 1-0 per i rosanero) l’allenatore bergamasco sostituì il dimissionario Antonio Conte in attesa di ufficializzare Bortolo Mutti come nuova guida tecnica.

CRESCERE I TALENTI - La crescita dei giocatori prima dei risultati. Anche se stavolta, con il nuovo format del campionato, in casa Lazio serviranno anche quelli per scacciare l’incubo retrocessione. "Il nostro obiettivo è quello di fare bene, ma lo scopo non è vincere. Nel senso che noi vogliamo portare i ragazzi ai massimi livelli. Poi è chiaro che vincere fa sempre piacere, ma un settore giovanile deve per prima cosa forgiare a livello mentale e caratteriale questi giovani", ripeteva qualche anno fa. Di talenti Bonacina ne ha visti molti, nella Primavera ha svezzato tanti di quei giocatori che negli ultimi anni hanno fatto la fortuna dell’Atalanta: da Caldara a Gagliardini, passando per Conti, Kessie e Grassi. Eppure non si prende meriti: “Sgombriamo subito i dubbi: il merito non è mio, ma di tutto il settore giovanile, a partire dallo scouting per arrivare fino alla dirigenza”. La chiave del successo è racchiusa nelle parole pronunciate quando fu insignito del premio Fair Play “alla carriera” da parte del Panathlon International Club di Bergamo: “Non sono stato un campione, ma credo di essere riuscito a fare un'onesta carriera con lo spirito di sacrificio e i valori dello sport. E credo che sia da miglior auspicio anche per tutti i giovani perché pur non avendo delle qualità importanti, con la volontà, la dedizione, la passione e la voglia di arrivare, si possono raggiungere certi risultati”.

QUELL’INCROCIO DA AVVERSARIO - La Lazio in qualche modo è nel destino di Valter Bonacina. Siamo nella stagione 2012/13 e, dopo aver vinto il girone, l’Atalanta batte anche Fiorentina e Milan raggiungendo la finale per il titolo Primavera. Davanti una squadra fortissima: quella allenata da Bollini e portata al vertice dai vari Strakosha, Cataldi, Crecco, Lombardi, Tounkara e Keita. A Gubbio il trionfo è tutto biancoceleste: finisce 3-0 con doppietta di Cataldi e gol di Keita. Ma i nerazzurri escono comunque a testa alta: "Dispiace perdere così, i ragazzi sono stati in partita, siamo andati sotto subito ma abbiamo sbagliato dei gol per recuperare poi lo svantaggio. Potevamo fare qualcosa di più, il risultato ci castiga troppo ma devo fare i complimenti alla Lazio perché è proprio una bella squadra”, dirà al termine della finale. Ora la Lazio naviga in acque certamente diverse. Lunedì Bonacina conoscerà la squadra, conducendo anche il primo allenamento. A Roma avrà una missione chiara: restituire fiducia al gruppo e allontanarlo da una clamorosa retrocessione.