Manfredini: "I risultati stanno dando ragione a Lotito. Tavecchio? Uscita infelice, ma non razzista"

Pubblicato il 30/07 alle 17:59
31.07.2014 06:40 di Matteo Vana Twitter:    vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Manfredini: "I risultati stanno dando ragione a Lotito. Tavecchio? Uscita infelice, ma non razzista"

Sette stagioni con l'aquila sul petto, Cristian Manfredini è rimasto legato ai colori biancocelesti. L'arrivo di De Vrij non ha lasciato indifferente l'ambiente laziale, così come l'ex laterale laziale che segue ancora da vicino le vicende della Capitale. "Credo che i risultati abbiano dato ragione alla politica del presidente Lotito che ha portato a casa anche dei trofei importanti sotto la sua gestione. Purtroppo Roma è una piazza difficile dove le pressioni sono sempre altissime e c’è poca possibilità di sbagliare. La Lazio però ha sempre attrezzato squadre all’altezza ed anche l’anno scorso, nonostante il cambio di allenatore, si è fatta una buona stagione, con un finale di torneo in crescendo. Pioli mi sembra un allenatore serio e gli innesti funzionali al progetto tattico della squadra biancoceleste come l’ultimo acquisto De Vrij" ha dichiarato ai microfoni di Calciomercato.com. Manfredini dice la sua anche sul candidato alla presidenza FIGC, Tavecchio, e sull'infelice uscita che tanto ha fatto discutere: "L’uscita del presidente della Lega Nazionale Dilettanti Tavecchio che tanto ha fatto rumore la si può catalogare come un’uscita infelice. Non ci ho visto dolo o un commento razzista. E’ che in Italia la persona di colore viene identificata come quella che viene dai territori dove si coltivano le banane e mancando una cultura civile da questo punto di vista, ci si presta a certi commenti". Un tema, quello della discriminazione razziale, particolarmente caro al centrocampista di Port Bonnet: "In Italia, a differenza di altri paesi, non c’è una storia coloniale che ha fatto si che persone di colore si siano integrate in territori diversi da quelli africani. Sono convinto che adesso che bambini di colore frequentano le stesse scuole di bambini non di colore, porteranno fra dieci-quindici anni ad una maggiore integrazione. Io non ho mai sofferto degli ululati razzisti che mi venivano fatti perché non mi sono mai sentito solo, ma circondato di affetti e di amici che mi hanno sempre fatto capire come non bisognasse darla vinta ad una minoranza ignorante. Altri miei compagni, come ad esempio Dabo, invece hanno sofferto davanti a certi episodi. Io credo che prima o poi si arriverà ad una uniformità di vedute perché è inevitabile, a prescindere dalle basi culturali dei singoli soggetti".