L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Juventus - Lazio, la Juve non si affronta senza identità! In difesa rimane solo la carta Radu

Pubblicato il 23/11 alle ore 13:43
24.11.2014 06:43 di Stefano Fiori Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori - Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Juventus - Lazio, la Juve non si affronta senza identità! In difesa rimane solo la carta Radu
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© foto di Federico Gaetano

Perdere con la Juventus? Ci sta. Perdere così? No. Assolutamente no. Davanti al proprio pubblico, con la sconfitta di Empoli da riscattare. E con la corsa all'Europa da rilanciare. Fare risultato contro i bianconeri, anche solo fermarli sul pari, sarebbe stato un piccolo capolavoro. Lo squadrone di Allegri attraversa uno stato di grazia, il passaggio dal 3-5-2 al 4-3-1-2 pare averla resa - se possibile - ancora più forte di quella di Conte. Ma proprio per questo, la Lazio non poteva permettersi di affrontare la partita in maniera così deludente. Così barbina. Al cospetto della capolista, i biancocelesti hanno dimenticato a Formello il vestito delle grandi occasioni. In una serata in cui servivano elmo e scudo, gli uomini di Pioli si sono presentati in campo con un vestitino leggero, bucherellato. Di quelli che, alla prima folata di vento, ti becchi la polmonite. "Non abbiamo perso per l'atteggiamento, ma per errori di lettura nelle singole situazioni", ha ragionato al fischio finale Stefano Pioli. Vi convince come analisi? Fino a un certo punto. Del resto, è lo stesso mister emiliano a offrire un'ammissione di colpa più accettabile: "Una volta sotto, mi aspettavo una reazione diversa. Se andiamo in svantaggio, dobbiamo avere la forza di recuperare". Per rimontare contro gente chiamata Tevez, Pogba, Pirlo, occorre una forza d'animo incrollabile, la convinzione di voler portare a casa il risultato. Ciò che trovò la Lazio lo scorso anno, quando la formazione di Reja bloccò i campioni d'Italia con una prova gagliarda. La squadra vista ieri all'Olimpico si è invece dimostrata timida, smarrita. Come se fosse consapevole di non avere i mezzi per stringere alle corde la prima della classe. Una Lazio né carne né pesce, incapace di guardarsi allo specchio, di mandare a memoria il grido di battaglia impresso sulle pareti dello spogliatoio. Lontana dall'idea di grande squadra, quasi indispettita dall'ipotesi di affrontare la Juve da "provinciale". Le cosiddette piccole sanno che, contro i bianconeri, occorre alzare le barricate e provare a colpire di rimessa. Le big possono invece concedersi il lusso di giocarsela a viso aperto e - come in Champions - avere anche la meglio. La Lazio? Ha interpretato il match aderendo perfettamente - se così si può dire - allo status di realtà ibrida, galleggiante tra i posti al sole musicati di Champions e il limbo anonimo in cui piombò lo scorso anno. L'espressione da "vorrei ma non posso" - tipica dell'annata passata - si è rimaterializzata ieri sera. Una squadra che attacca, che prova a fare la voce grossa. Senza però il supporto di una difesa robusta e di equilibri tattici adeguati. Il primo gol di Pogba, nato da una punizione a favore della Lazio, ha messo alla luce tutti i limiti di solidità di una retroguardia precaria. Uscito di scena Gentiletti, nessuno dei centrali in rosa si è dimostrato all'altezza. Come da copione, del resto. Di carte da giocare, prima di affidarsi al mercato, n'è rimasta giusto una: spostare Radu al centro. Non sarà la soluzione migliore in senso assoluto, ma da lì non si scappa: è arrivato il momento di provare il romeno accanto a De Vrij. Con la consapevolezza che la stabilità richiede un atteggiamento diverso da parte dell'intera squadra. Questione di atteggiamento appunto. Questione d'identità.

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