ESCLUSIVA - Serafini, all. Lazio Femminile: "Qui comanda la passione, non i soldi. Torno alla Lazio per amore!"

Pubblicato il 16/6 17.30
17.06.2017 07:16 di  Laura Castellani   vedi letture
Fonte: Laura Castellani - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Serafini, all. Lazio Femminile: "Qui comanda la passione, non i soldi. Torno alla Lazio per amore!"

Un amore che non si spegne e che conduce Giampiero Serafini, ancora una volta, a seguire i colori biancocelesti. Nei giorni scorsi, la presidente della Lazio Femminile, Elisabetta Cortani, ha ufficializzato il suo ritorno sulla panchina delle aquilotte. Il nome di Serafini non necessita di ulteriori presentazioni nell'ambiente del calcio femminile: la sua Lazio - imbattibile - vinse il quinto campionato della sua storia. In quella squadra militava anche una certa Patrizia Panico, istituzione del calcio femminile, nonché attaccante che finì per laurearsi capocannoniere proprio in quella stagione. L'anno seguente, invece, il tecnico romano condusse le biancocelesti alla vittoria della Coppa Italia e della Italy Women's Cup, fermandosi invece al secondo posto nella UEFA Women's Cup (il corrispettivo femminile della Champions League) a causa della differenza reti. Per conoscerlo meglio, abbiamo contattato mister Serafini, che si è concesso una lunga chiacchierata in esclusiva ai nostri microfoni. Dall'amore per la Lazio, germogliato da bambino, fino al ritorno sulla panchina delle ragazze di Cortani. Una scelta in cui - vero e proprio imperativo, in un calcio raro in cui è solo la passione a spostare gli equilibri - è stato il cuore a imporsi

Ha vinto tanto sulla panchina della Lazio. Era tornato per ricoprire un ruolo da dirigente. Ora cosa l'ha convinto a sposare di nuovo la Lazio di Elisabetta Cortani, diventandone l'allenatore?

"Sono laziale, il sogno di ogni laziale è quello di allenare la propria squadra del cuore. Lo avevo detto quando sono andato via che prima o poi sarei tornato. Fortunatamente si è presentata l'occasione e l'ho fatto".

Lei è tifosissimo della Lazio, ci vuole raccontare qualcosa della sua fede biancoceleste?

"Di aneddoti ce ne sono tanti. Quello più importante però resta legato all'anno in cui la Lazio vinse lo scudetto, nel '73-74. Io ero piccolino, mio padre mi portava allo stadio. Ero presente nell'anno dello scudetto, ero presente alla festa. Questi ricordi sono quelli che mi sono rimasti più impressi di tutta la storia della Lazio. Ero piccolo, vedere una città impazzire di gioia per il primo scudetto della propria squadra del cuore credo che sia il ricordo più importante che mi lega alla Lazio"

Lei ha vissuto il calcio femminile per diversi anni, quanto è cresciuto questo sport? 

"Io ho visto una crescita a livello tecnico e tattico. Il calcio femminile è maturato molto sotto questi aspetti, rispetto a quando c'ero io. Sfortunatamente, a livello di immagine e Federazione è rimasto com'era. Questo non è bello, il calcio femminile è uno sport importante come quello maschile. Non dico che debba essere a quei livelli, ma deve avere la sua importanza. In questo sport le giocatrici fanno tanti sacrifici, si impegnano, sono persone professionali. La Federazione deve trovare il modo per dare più visibilità a questo sport: ha le potenzialità e le qualità".

Che squadra ha trovato al suo arrivo?

"Le ragazze hanno fatto un ottimo campionato già lo scorso anno, perdendo solo lo spareggio per salire in B. Si tratta di una squadra già formata dal precedente allenatore, che ha fatto un grande lavoro. E' una squadra giovane, ha bisogno di esperienza. Sicuramente ha pagato questo nello spareggio. Spero di trasmettere loro la mia di esperienza, che sono stato nel calcio femminile per tanti anni". 

Da mister a mister: cosa le è piaciuto di più di questa prima stagione di Simone Inzaghi in Serie A?

"All'inizio avevo qualche perplessità. Invece poi mi ha fatto ricredere. Sa leggere la partita, a livello tattico è bravissimo. Lo ha dimostrato nelle partite che contavano, contro la Roma nel derby per esempio. Non molto con la Juventus, perché i bianconeri sono di un'altra categoria. E' un allenatore che mette bene la squadra in campo. Trasmette alla squadra tranquillità e grinta"

Grinta e carattere: Inzaghi ha dimostrato anche di saper gestire bene lo spogliatoio...

"Tanti giocatori erano rimasti nella speranza che la società facesse fare quel salto di qualità alla squadra comprando qualche elemento nuovo. Qualcuno sicuramente avrà perso un po' di fiducia. Lui è stato bravo a caricare il gruppo, a fare di loro una famiglia, a creare l'ambiente giusto per fare il grande campionato che ha fatto". 

Nel calcio femminile sono rimaste intatte delle caratteristiche che il calcio attuale ha perso. In Serie A spesso si assiste a episodi in cui viene meno lo spirito d'appartenenza. Da casi eclatanti, come il rifiuto di rinnovare di Donnarumma, fino alle incertezze di Lucas Biglia relative al futuro...

"Ho allenato sia uomini che donne. Le donne, a differenza degli uomini, lo fanno per pura passione. Certo, il guadagno deve esserci: quello che fanno le ragazze è un lavoro, anche loro devono guadagnare. Non dico i milioni, ma anche loro devono avere il giusto riconoscimento economico. Io ho sempre detto che se ogni società di Serie A avesse la sua squadra femminile e le devolvesse il 10% degli introiti, avremmo risolto i problemi. Ma ai club non interessa e nemmeno ala Federazione dato che non si muove rendendo obbligatoria una misura del genere. Da ex calciatore, capisco di più Lucas Biglia. Non capisco invece Donnarumma. A diciotto anni non è possibile fare delle scelte del genere, per me sono sbagliate. Posso capire la voglia di andare da un'altra parte, di vincere. Ma farlo per soldi no: ha una carriera davanti a sé, con questo passo falso secondo me si è danneggiato".

Da tifoso, che idea si è fatto della situazione relativa a Keita? Qualora andasse via sarebbe l'assenza più complicata da rimpiazzare? 

"Per me è più difficile sostituire Biglia che Keita. Per il momento, secondo me Keita è rimpiazzabile, l'argentino no. Se, come dicono, arrivasse Gomez al posto del senegalese, andrebbe bene. In ogni caso, farei di tutto per trattenere Biglia".

Per conoscerla meglio, da allenatore, qual è il modello a cui si ispira?

"Ho sempre avuto una grande stima di Antonio Conte, sia per i suoi comportamenti che per la visione di gioco. Per me è il più forte di tutti quanti. E' uno che fa andare bene tutto il gruppo. Lo abbiamo visto anche con la Nazionale, ha fatto fare un grande Europeo a una squadra normale. Per me è il massimo, non ci sono Mourinho, Zidane o Ancelotti che tengano. E' lui il numero uno".

Oggi iniziano gli Europei Under 21. Un'ottima vetrina, c'è già qualche nome che intende monitorare in questa competizione?

"E' vero, è un'ottima vetrina, ma sono ormai 5-6 anni che non vedo gli Europei come li vedevo tanti anni fa. Tanti anni fa avevamo un Under 21 con Del Piero, Maldini, Totti... Ora ci sono ottimi giocatori, ma non quello che ti fa saltare sulla sedia. Avevamo vinto tre Europei di fila con dei calciatori importantissimi. Adesso non li vedo, anche perché nel calcio ormai si predilige lo straniero, è anche difficile far crescere i nostri giocatori".

A questo proposito, forse c'è anche una lacuna nei settori giovanili nel non riuscire a coltivare i ragazzi in questa ottica, valorizzando di conseguenza anche la Nazionale...

"Penso di sì. Seguo anche il Torneo di Viareggio, mi rendo conto che un buon 40-50% delle formazioni è composto da stranieri. Giusto averne, ma penso sia sbagliato che in una squadra prevalga questa componente perché prediligendo solo i calciatori stranieri non è facile per il talento italiano crescere e far notare il proprio valore". 

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